L’atteggiamento dello Stato e le minacce contro Öcalan

Quando uno stato che ha mandato gli assassini di ISIS a Kobanê mentre andava a incontrare Öcalan e che ha minacciato il Rojava con 300 jet da guerra dice “Non ci sono problemi per la sicurezza di Öcalan”, questo deve essere motivo di preoccupazione, non di sollievo.

l quotidiano Özgür Gündem ha pubblicato un’intervista molto importante rispetto alla situazione a İmralı e all’atteggiamento nei confronti di Öcalan alcuni giorni prima di essere chiuso. L’intervista con Çetin Arkaş e Nasrullah Kuran del 16 agosto colpisce ed è molto informativa per comprendere quali siano le attuali condizioni a İmralı e le minacce contro Öcalan.

Un altro articolo di Çetin Arkaş, pubblicato da Özgür Gündem prima di questa intervista, il 22 luglio, ha fatto cenno a una lettera di minacce senza firma mandata a Öcalan nel carcere di İmralı.

Çetin Arkaş e Nasrullah Kuran sono stati detenuti sull’isola di İmralı fino al 25 dicembre 2015, il che rende fondamentali le loro dichiarazioni sugli sviluppi.

Diamo uno sguardo alla gravità del pericolo esistente oggi in considerazione di alcuni sviluppi che si sono verificati negli ultimi anni e ad alcune informazioni di Arkaş e Kuran.

29 novembre 2014.

Durante i giorni dei combattimenti più aspri a Kobanê, un gruppo di componenti di ISIS ha cercato di entrare all’interno della città di Kobanê dopo aver attraversato il confine Suruç-Kobanê passando per il valico di Mürşitpınar. Questo gruppo di ISIS è stato respinto alla vigilia di pesanti scontri. Successivamente le bande di ISIS si sono rifugiate nei silos di frumento del governo turco sul confine. Le prime immagini dell’attacco sono state pubblicate da AA (Anadolu Agency).

Poi è emerso che una delegazione dello Stato è andata a İmralı e ha tenuto colloqui con Öcalan nello stesso giorno e nelle stesse ore. Sono andati a İmralı per dare il messaggio ‘Kobanê è caduta’ a Öcalan!

Ora, Kobanê è stata salvata e i colloqui con Öcalan sono continuati fino al 5 aprile 2015.

Dopo i colloqui tra la delegazione dell’HDP e Öcalan sono stati ostacolati.

La suddetta intervista fornisce importanti dettagli rispetto al periodo dopo il 5 aprile.

Dopo le elezioni del 7 giugno una delegazione dello Stato ha incontrato Öcalan sull’isola di İmralı ancora una volta il 25 giugno 2015.

Come si ricorderà, le bande di ISIS sono entrate nel centro di Kobanê dal confine turco e hanno massacrato 243 civili, in maggioranza bambini, proprio quel giorno.

Durante questo incontro, la delegazione dello Stato chiede a Öcalan di scrivere una lettera alla KCK per ‘ammorbidire l’atmosfera’. Öcalan dice che valuterà questa proposta. Poi dice quanto segue ai funzionari statali: “Per quanto tempo ancora devo scrivere una lettera a Qandil? Dite alla delegazione di venire qui per un incontro se hanno un progetto che mira a una soluzione. Se vogliono ricorrere a una lettera o qualche altra cosa per perdere tempo sulla questione ancora una volta, non serve che vengano, non li incontrerò”.

Circa 4 mesi dopo questo incontro, nell’ottobre 2015, una ‘lettera anonima’ viene fatta pervenire a Öcalan.

Normalmente tutte le lettere inviate a Öcalan non gli vengono consegnate. Tuttavia questa ‘lettera’ gli viene consegnata. Questa lettera è scritta da qualcuno da Berlino che si presenta come ‘medium’. La lettera reca il seguente messaggio: ‘Erdoğan era effettivamente una buona opportunità che avresti dovuto cogliere. Morirai per ’cause naturali’ quest’anno.”

Çetin Arkaş riassume l’atteggiamento di Öcalan di fronte alla lettera come segue:

“Öcalan ha condiviso con noi il contenuto della lettera e ha chiesto il nostro parere. Eravamo tutti dell’opinione che questa fosse una lettera di minacce. Quando Öcalan ha chiesto all’amministrazione delle lettere, gli hanno detto “Ci è sfuggita. C’è stato un errore perché non trasmettiamo comunque lettere del genere “. Nulla può sfuggire all’attenzione nel sistema di İmralı. Tutto è predisposto appositamente. Quella lettera aveva lo scopo di arrivare a Öcalan.

Öcalan ha dato la seguente risposta rispetto a quella lettera: “È ingenuità prendersi a cuore cose di questo genere. Noi siamo rivoluzionari. Ho già svolto il mio ruolo fino a oggi e continuerò a svolgere il mio ruolo anche dopo che sarò morto. Proprio come Che Guevara, io dico ‘Quando la morte ci potrà sorprendere, che sia la benvenuta’. So che stanno ascoltando la nostra conversazione e lo sto dicendo a voce alta per essere sicuro che mi sentano.”

Alcuni giorni dopo la lettera di minacce, il 10 ottobre 2015, quando la KCK stava per dichiarare una tregua prima delle elezioni del 1 novembre, ha avuto luogo il massacro di Ankara. La dichiarazione quindi è stata rinviata di un giorno.

Sempre in ottobre, alcuni giorni prima delle elezioni del 1 novembre, la delegazione dello Stato ha fatto un’altra visita a İmralı.

La delegazione era guidata dal Vice-Segretario per la Pubblica Sicurezza che ha fatto a Öcalan la seguente minaccia:

“Stai esagerando sulla questione del Rojava. Possiamo far decollare 300 aerei da guerra e raderlo al suolo se vogliamo”.

Non è un segreto che la Turchia voleva soffocare le richieste di libertà dei curdi nel Rojava. I massacri a Kobanê e il sostegno a ISIS erano tutti basati su questo obiettivo. Le operazioni di Jarablus e Al-Rai lanciate in accordo con ISIS vengono svolte come un seguito della politica citata dal Vice-Segretario.

Di certo non c’è nulla di incomprensibile nella politica dello Stato che minaccia Öcalan di schiacciare il Rojava.

Quello che ci si chiede e che causa enormi preoccupazioni nella società curda adesso è come questa politica si è tradotta a İmralı, specialmente dopo il 15 giugno.

Funzionari dell’HDP hanno affermato che İmralı è stata attaccata con un elicottero e che sono scoppiati scontri intorno al carcere nella notte del tentativo di golpe.

È stato anche detto che i soldati nell’elicottero che ha attaccato İmralı più tardi sono fuggiti in Grecia.

Il governo non ha fatto una sola dichiarazione su questo tema.

Quando 50 politici curdi sono entrati in sciopero della fame ad Amed con la richiesta di ‘incontrare Öcalan’, il Ministro della Giustizia Bekir Bozdağ ha detto che: “Non ci sono problemi rispetto alla sicurezza di Öcalan”.

Ma non ha detto che i soldati che sono fuggiti in Grecia non hanno attaccato İmralı.

Quando uno stato che ha mandato gli assassini di ISIS a Kobanê mentre andava a incontrare Öcalan, che si è ridotto a mandare una ‘lettera anonima’ e che ha minacciato il Rojava con 300 jet da guerra dice “Non ci sono problemi per la sicurezza di Öcalan”, questo deve essere motivo di preoccupazione, non di sollievo.

Lo Stato turco tratta Öcalan come ‘ostaggio’ di fronte alle fondamentali richieste del popolo curdo. Non c’è ragione per la quale una mentalità che sostiene ‘Abbiamo dichiarato una guerra totale e non c’è soluzione’, non faccia tutto quello può contro İmralı, il Rojava o qualche altro posto.