L‘arsenale del sultano

I venditori di armi di Europa, USA e Israele traggono profitti dalla guerra del governo turco contro i curdi. Un inventario

Bene armato, anche dalla Germania: membro del gruppo speciale di polizia il 10 agosto davanti a un posto di guardia a Istanbul

Cooperazione negli armamenti – Made in Turkey?
Oltre all’importazione diretta di sistemi d’arma completi dall’occidente la cooperazione a fini del riarmo comprende anche componenti per materiale bellico. Così ad esempio nel prestigioso progetto dell’industria bellica turca, il carro armato da combattimento »Altay«. La »produzione propria« si basa sostanzialmente sul »K2 Black Panther« sudcoreano, ma con il »Leopard 2« come modello. Verrà rafforzato con componenti che in parte arrivano dalla Germania: Il motore è fornito da MTU Friedrichshafen, l’arma principale è un cannone Rheinmetall prodotto su licenza.

Quest’ultimo gruppo dell’industria bellica ha in programma, così è stato detto a metà 2015, persino la fondazione di un’azienda comune con il produttore di armi statale turco MKEK. Nel maggio 2015 l’impresa di Düsseldorf ha firmato un Memorandum con l’azienda bellica in cui si dice che si persegue una »una joint venture in Turchia, la cui missione sia lo sviluppo di prodotti avanzati nel settore dei sistemi d’arma e delle munizioni«. Accordi per la produzione su licenza in Turchia ci sono anche con altre imprese tedesche. Così ad esempio i fucili del produttore di armi di Oberndorf Heckler & Koch vengono prodotti su licenza in Turchia da parte di industrie belliche turche.
Cosa esattamente viene prodotto su licenza tedesca però ad oggi è difficile da ricostruire. Un controllo non sembra esistere. Così il governo federale nel settembre 2015 a una piccola domanda ha risposto: »Al governo federale non è noto se e si quali dei molti tipi di munizioni prodotti in Turchia potrebbero essere riconducibili originariamente a una licenza tedesca.« (sic!)(psch)
N.d.T.: per informazioni sul ruolo dell’Italia nell’export di armi verso la Turchia vedi anche

Secondo la banca dati del SIPRI sul commercio di armi, l’Italia è il terzo fornitore della Turchia dopo USA e Spagna (dal 2014 al 2015 per 104 milioni di US$, contro i 68 milioni di US$ della Germania): http://armstrade.sipri.org/armstrade/html/export_values.php

Per un approfondimento specifico su Finmeccanica vedi anche:
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2015/05/turchia-alla-guerra-in-kurdistan-con-le.html

Da mesi truppe della polizia e dell’esercito inviate da Ankara assediano città curde nel sudest della Turchia. Fino ad ora hanno ucciso centinaia di civili, centinaia di migliaia di persone sono in fuga dalle azioni di combattimento. Lo stato di eccezione permanente ha creato una situazione di crisi umanitaria che in alcuni distretti somiglia alla situazione nella vicina Siria. Zone residenziali vengono attaccate sparando da carri armanti e con l‘artiglieria, zone di montagna controllate dalla guerriglia vengono bombardate dal cielo. Migliaia di componenti di unità speciali regolari e irregolari armati fino ai denti imperversano in tutta l’area tra Diyarbakir (curdo: Amed) e Hakkari (Colemerg). Chi si mette alla ricerca della provenienza delle attrezzature belliche con le quali viene condotta questa sanguinosa crociata, incontra una rete di venditori internazionali – anche dalla Germania.

Quando due settimane fa è stato proclamato lo stato d’assedio nelle città curde di Yüksekova (Gevere) e Nusaybin, si sono messe in cammino colonne con armamenti pesanti. Solo a Gever sono stati dislocati circa 20.000 uomini e 80 carri armati. Come già in precedenza a Cizre e Diyarbakir-Sur per la maggior parte viene impiegato il »M60 Patton« statunitense. La Turchia lo usa anche nella sua propria versione, modernizzata dall’impresa statale israeliana Israel Military Industries Ltd. (IMI), il »Sabra Mk. III«. Questo carro armato modernizzato in Turchia presenta componenti di produzione tedesca: un motore turbodiesel con 1.000 CV della MTU Friedrichshafen e un camion della Renk AG di Augsburg.

Nell’arsenale delle forze turche inoltre si trovano centinaia di carri armati da combattimento »Leopard« del produttore tedesco Krauss-Maffei Wegmann. L’accordo per la fornitura di carri armati da combattimento è stato fatto in parte negli anni dal 2005 al 2007 sotto l’egida di SPD e CDU, in parte negli anni dal 2010 al 2013, sempre da una grande coalizione. Se attualmente nella guerra civile contro i curdi sono in uso i carri armati tedeschi »Leopard«, in base alle fonti a disposizione non è possibile verificarlo.

Sono invece impiegati in modo massiccio accanto ai »Sabra Mk. III« tre tipi di veicoli blindati: veicoli per trasporto di truppe del tipo »Kirpi«, gli »Akreps« usati correntemente nella repressione di manifestazioni e il »Cobra« della fabbrica di armi turca Otokar. Tutti e tre passano per produzione propria della Turchia, ma si basano in parte anche su modelli di veicoli israeliani e contengono componenti di origine statunitense.

Chi si mette alla ricerca di armi tedesche con le quali si commettono assassinii nel Kurdistan del nord, si imbatte nella L&O Holding della Nord-Reno-Vestfalia degli imprenditori Michael Lüke e Thomas Ortmeier, che tramite aziende come Sig Sauer e Swiss Arms AG vende pistole e fucili. Dall’assortimento di queste fabbriche di armi proviene anche la semiautomatica »Sig SG 516«. Le famigerate unità speciali Polis Özel Harekat (PÖH) dispongono di un gran numero di fucili di questo modello. Le fotografie confermano: l’arma viene usata negli attacchi a Diyarbakir-Sur e Cizre. In entrambe le città le operazioni di polizia e militari hanno causato centinaia di vittime civili. E le PÖH continuano a farsi notare per il loro modo di procedere particolarmente privo di scrupoli. Nei quartieri »ripuliti« lasciano scritte razziste e nazionaliste sui muri, i loro componenti posano orgoglioso per fotografie davanti a edifici residenziali distrutti e fanno il saluto fascista dei »Lupi Grigi«.

Negli anni 2011 e 2012, sempre dalla Germania, sono stati forniti alla Turchia600 fucili di precisione »SSG08« del produttore austriaco Steyr-Mannlicher. Il governo federale all’epoca su interrogazione da parte del deputato della Linke Sevim Dagdelen confermò che il destinatario di queste armi era »la direzione generale per la sicurezza controllata del Ministero dell’Interno turco«, al quale sono subordinati »anche commando di intervento speciali«.

Le armerie delle forze di sicurezza sono piene zeppe di strumenti di morte di origine occidentale: dalle pistole Glock alle pistole mitragliatrici di produzione Heckler & Koch fino agli aerei da combattimento di General Dynamics e McDonnell. Accanto alle importazioni dirette di armi, simili produzioni su licenza e joint venture sostegno l’ulteriore riarmo del regime. Già la sola elencazione degli export di materiale bellico e armi per l’anno 2015 mostra che un ampio spettro di strumenti di guerra è stato venduto alla Turchia dalla Germania: da pistole a fucili automatici e semiautomatici, fino a pezzi di artiglieria e componenti per bombe, siluri e missili.

Fino a quanto continuerà l’esportazione di armi dalla Germania, dagli USA e da altri Paesi occidentali e manca qualsiasi pressione diplomatica sul governo autoritario sotto il Presidente Recep Tayyip Erdogan e il Presidente del Consiglio dei Ministri Ahmet Davutoglu, Ankara non si sentirà obbligata a mettere fine alla sua sanguinosa guerra contro la popolazione curda. L’obiettivo è la »ripulitura« della Turchia da qualsiasi opposizione. A questo scopo il regime lascia sistematicamente uccidere e scacciare civili. Uno stato di eccezione permanente nelle città colpite è la base per questo. I governi occidentali sono corresponsabili di questa politica di annientamento.
di Peter Schaber Junge Welt
Foto: Huseyin Aldemir/Reuters

[N.d.T.: per informazioni sul ruolo dell’Italia nell’export di armi verso la Turchia vedi anche:
Secondo la banca dati del SIPRI sul commercio di armi, l’Italia è il terzo fornitore della Turchia dopo USA e Spagna (dal 2014 al 2015 per 104 milioni di US$, contro i 68 milioni di US$ della Germania): http://armstrade.sipri.org/armstrade/html/export_values.php
Per un approfondimento specifico su Finmeccanica vedi anche:
http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2015/05/turchia-alla-guerra-in-kurdistan-con-le.html]