L´AKP si è giocata la sua ultima carta che aveva a disposizione

Il co-presidente del Consiglio esecutivo del KCK, Cemil Bayik ha espresso un giudizio  sul recente pacchetto di democratizzazione dell´AKP, sostenendo che l´AKP non considera la parte curda come un parte in causa.  Facendo cosi´ non si risolve la questione curda. L´AKP deve mostrare una seria volontà per risolvere la questione oppure dovrà fare i conti con una nuova fase di resistenza.  Qui sotto accludiamo l´intervento del co-presidente del Consiglio esecutivo del KCK.

“ l´AKP ha pubblicato il suo pacchetto, pubblicizzato già da settimane.  Nel pacchetto  si nota un´atteggiamento che minaccia seriamente di mandare a monte tutto l´intero processo e ciò  che il nostro Presidente ha messo in moto.  L´AKP si è così comportato, come se non ci fosse affatto un processo in moto.  Ha fatto capire chiaramente che usa i colloqui come tattica attendista  per seguire solamente il proprio corso.  C´è da chiedersi se in presenza di un atteggiamento del genere si possa parlare di un processo.  Chi s’intende un po’  di politica, dovrà ammettere che in questo modo non si percorre la strada di un processo di soluzione.

Ogni volta che l´AKP si sente messo alle strette, manda una delegazione ad Imrali. Da quasi un anno non ci sono più scontri e grazie esclusivamente al risultato dei colloqui.  Il movimento di liberazione curdo ha preso in considerazione il fatto che il governo turco vuole condurre  delle trattative con il nostro Presidente,  ha attuato un stop alle armi e  ritirato una parte considerevole delle proprie forze dal territorio turco.  Tuttavia, non è possibile parlare di una soluzione senza accettare i Kurdi come una comunità, senza riconoscerne i rappresentanti e arrivare ad una soluzione facendo delle trattative.  Ripeto ancora una volta: Senza il riconoscimento della rappresentanza politica curda non ci può  essere una soluzione.  Coloro che, tuttavia, ci provano, continuano ad essere ancorati al vecchio modo di pensare.  Questo punto di vista non è per la soluzione della questione curda, ma per l´annientamento dell´identità curda.

Il nostro presidente nel corso dei colloqui aveva presentato un piano a tre stadi per la soluzione del conflitto.  La parte curda, senza indugi ha svolto i suoi compiti per il primo e il secondo stadio, invece l´AKP si comporta come se non avesse mai avuto dei colloqui ad Imrali.  Per questa ragione l´11. Congresso del PKK ha deciso di bloccare il ritiro e il Consiglio esecutivo del KCK  ha tradotto in realtà questa proposta. IL pacchetto presentato dall´AKP ha dimostrato ancora una volta che questa decisione del KCK non è sbagliata.

In un conflitto ci sono sempre due parti.  Questo conflitto ha a che fare con una  questione secolare.  Sotto la guida del PKK i Curdi, da 40 anni oppongono resistenza contro la minaccia  di un genicidio culturale.   Il governo dell´AKP negli ultimi anni, nel corso del conflitto ha chiesto un stop alle armi.  Questa richiesta l´anno portata al nostro Presidente e il KCK ha accettato la richiesta del nostro Presidente e  attuato lo stop alle armi. In seguito a ciò il governo turco  non ha fatto i passi dovuti in occasione di questi molteplici stop alle armi. E, anche in questa fase di stop alle armi non si comporta diversamente, come se non fosse stato il governo a chiedere lo stop alle armi e come il movimento di liberazione curdo non fosse un  parte in causa nella questione.

Un processo di soluzione fa passi in avanti  se entrambe le parti si assumono delle responsabilità.  Sino ad oggi lo fa fatto solamente la parte curda.  L´AKP non fa sul serio.   A chi mi chiede se il processo deve andare avanti nonostante l´atteggiamento dell´AKP , gli rispondo con una altra domanda:  da che parte nel mondo si vede che un processo va avanti solo in modo unilaterale?  Se l´AKP vuole continuare a parlare della soluzione della questione curda, deve prendere sul serio la parte curda, migliorando le condizioni del nostro Presidente e conducendo con lui serie trattative.  Se non lo fa, l´AKP sabota il processo.
Ad essere onesti del processo è rimasto ben poco.  Il nostro Presidente, in occasione dell´ultimo incontro con una delegazione del BDP ha cercato di ridar fiato al processo, sottoponendo al governo tre proposte.  Dovessero queste proposte non tradursi in realtà, il movimento  di liberazione curdo dovrà fare delle nuove valutazioni.   Che nessuno possa pensare che i Curdi affidino il loro destino alla volontà dell´AKP.

Attualmente tutti discutono su cosa contiene il pacchetto di democratizzazione dell´AKP e  cosa manca;  ma un pacchetto che non prende in considerazione i Curdi come interlocutori è  vuoto e  non può  avere come obiettivo la soluzione della questione curda.  Se non si riconosce la volontà dei Curdi, non si vuole risolvere la  questione curda.  Per questa ragione non ha senso discutere sui contenuti del pacchetto. I Curdi non accetteranno  un pacchetto che non riconosca la loro volontà se è  ben formulato, ma dentro è vuoto.  E, attualmente si tratta di questo.

I Curdi non vengono riconosciuti come una comunità in Turchia.  La lingua curda viene considerata  lingua straniera, quando sono milioni i parlanti madrelingua.  Il Presidente del Consiglio ne ha ulteriormente limitato l´uso affermando che  anche nelle scuole private la maggior parte delle  discipline  devono essere insegnate in lingua turca e non ci devono essere delle variazioni  nei curricoli scolastici.  E, inoltre, gli scribacchini dell´AKP sperano che i corsi privati di lingue non trovino un grande consenso.  Per riassumere: Non si può parlare di “pacchetto per la soluzione”  quando una parte in causa è semplicemente ignorata e forse si tratta di un pacchetto che nasconde la volontà di non voler risolvere la questione.  L´AKP ha più  volte apertamente  mostrato quale è  il suo atteggiamento per la soluzione della questione curda.  Con questo pacchetto si è giocata la sua ultima carta.  A questo punto, o mostrerà una reale volontà di cambiamento oppure si aprirà una nuova fase di resistenza.