La Turchia costruisce un “muro della vergogna” tra i curdi
Il regime AKP ha iniziato la costruzione di un muro lungo le sue frontiere con il Kurdistan siriano, mentre nessuna misura è stata invece presa per impedire il passaggio agli jihadisti accusati di crimini contro l’umanità. Il co-presidente del partito BDP, Gultan Kisanak, ha denunciato la costruzione del muro tra il Kurdistan siriano e il Kurdistan turco. Il Kurdistan è un paese diviso tra Turchia, Iran, Siria e Iraq sin dalla prima guerra mondiale, diventando in questo modo una “colonizzazione internazionale”.
La Turchia vuole diventare Israele …
«Se la Turchia vuole diventare Israele, allora i curdi diventeranno Palestinesi» ha dichiarato la co-presidente del Partito per la Pace e la Democrazia (BDP).
Il 9 ottobre, il regime dell’AKP, il partito al potere del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ha iniziato ad erigere un muro lungo frontiera con Serêkaniyê (Rass al-Ain), città gemella di Ceylanpinar, divisa tra la Turchia e la Siria.
Questa costruzione è iniziata solo dopo la presa dei posti di frontiera del 16 luglio per mano dei combattenti curdi che hanno cacciato gli jihadisti di Al-Qaeda.
Gli “jihadisti” stranieri entrano attraverso la Turchia attraverso i posti di frontiera di Serêkaniyê, da dove introducono anche armi e ricevono aiuti sanitari. Nessuna misura era stata presa prima della cacciata dei membri di Al-Qaeda.
Tre giorni più tardi, il 12 ottobre, il regime ha avviato la costruzione di un nuovo “muro della vergogna” lungo il confine tra la città curda siriana di Qamishli e la città di Nusaybin, nella provincia di Mardin, nel Kurdistan turco, anche se i curdi non rappresentano alcuna minaccia.
Manifestazioni di ostilità nei confronti del popolo curdo
Il sindaco di Nusaybin, Ayşe Gökhan, appartenente al BDP e il responsabile locale del BDP Reşat Kaymaz hanno tentato di impedire la costruzione legandosi al filo spinato. “Lo stato colonialista non potrà dividere il Kurdistan con un muro” ha detto Reşat Kaymaz.
Dopo una conferenza stampa tenuta a Diyarbakir, Gultan Kisanak ha chiesto al governo di abbandonare il progetto. “Il governo pagherà questo errore a caro prezzo” ha avvertito denunciando anche l’embargo imposto dalla Turchia e dalle forze internazionali che non inviano aiuti umanitari nella regione curda.
« La Turchia non ha l’obiettivo di impedire gli attacchi o di minacciare, ma di isolare e soffocare la rivoluzione curda. Il fine è impedire il ricongiungimento dei curdi» ha aggiunto Ayşe Gökhan, definendo il muro come “dell’ostilità” contro il popolo curdo.
Entrano dalla Turchia prima di commettere crimini contro l’umanità
Il sostengno da parte della Turchia ai gruppi armati che commettono crimini contro l’umanità è stato confermato nel nuovo rapporto dell’ONG per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, pubblicato l’11 ottobre. L’ONG afferma che «dei gruppi armati dell’opposizione in Siria hanno ucciso almeno 190 civili e ne hanno presi almeno 200 in ostaggio» il 4 agosto durante un’operazione di sorveglianza dei villaggi alauiti. L’organizzazione sottolinea che “i combattenti stranieri che penetrano nel governatorato di Latakia lo fanno quasi esclusivamente dalla Turchia”.
Le organizzazioni curde denunciano da diversi mesi il sostegno dello stato turco ai gruppi armati di Al-Qaeda che hanno intensificato i loro attacchi contro la regione curda negli ultimi mesi. Numerose testimonianze e prove sono state pubblicate dai media curdi e turchi su questo sostegno visibile attraverso il confine con la Siria. Gli jihadisti operano particolarmente nei villaggi di frontiera con la Turchia, come Tall Abyad, nella regione di Raqa e Atma, nella regione di Idlib, ma godono di sostegno militare anche nella zona del villaggio di Tall Halaf, vicino la città di Serêkaniyê.
« I gruppi armati commettono dei crimini contro l’umanità nel Rojava (Kurdistan occidentale). La Turchia è anch’essa implicata in questi crimini » ha dichiarato in un comunicato la co-presidenza dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), espressione politica del PKK.
HRW: la Turchia deve impedire il passaggio dei combattenti verso la Siria
Human Rights Watch ha fatto appello al Consiglio di sicurezza dell’ONU e agli alleati della Turchia perché facciano pressione su quest’ultima per fermare gli jihadisti.
“Secondo i responsabili dei servizi di sicurezza siriani, della stampa, dei diplomatici occidentali e secondo quanto osservato dai giornalisti e dagli operatori delle organizzazioni umanitarie, i combattenti stranieri appartenenti a questi gruppi entrano in Siria attraverso la Turchia, da dove introducono armi, denaro ed equipaggiamento e dove si ritirano per soccorsi sanitari.
La Turchia deve intensificare il pattugliamento lungo il confine ed impedire il passaggio in Siria dei combattenti e delle armi destinate ai gruppi che sono stati accusati verosimilmente di violazioni sistematiche dei diritti umani. La Turchia dovrebbe anche avviare un’inchiesta e denunciare in base principio della competenza universale ed in conformità con le proprie leggi chiunque sia sospettato di aver commesso dei crimini di guerra e contro l’umanità, di esserne stato complice o di aver avuto responsabilità di comando quando venivano commessi.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU e gli alleati della Turchia dovrebbero fare appello in particolare a questo e fare di più per controllare che nessuna arma transiti attraverso la Turchia per essere poi data ai gruppi che commettono abusi” ha sottolineato Human Rights Watch.
maxime Azadi – mediapart