La rivoluzionaria lotta di Ocalan e dei curdi, che noi non dimentichiamo

Nel febbraio del 1999, 25 anni fa, Ocalan veniva espulso da Roma e consegnato, di fatto, ai suoi carcerieri turchi. Fu un atto vergognoso di vigliacca sudditanza dell’Unione Europea e del governo italiano ai poteri militari e capitalistici internazionali. E’ una ferita alla legalità internazionale e a tutte le convenzioni e i trattati internazionali sui diritti delle persone che non abbiamo voluto dimenticare. Anzi, il Comitato internazionale per la libertà di Ocalan “il tempo è ora” coglie l’occasione per continuare e rilanciare una articolata campagna di massa. Nelle scorse settimane  si sono svolte manifestazioni poderose, di potenza sociale in tutta Europa. Tante sono state le manifestazioni della rete Kurdistan in Italia. L’obiettivo è rilanciare l’iniziativa politico/istituzionale richiamando governo e parlamento ad esercitare il diritto/dovere di tutelare la persona di Ocalan, a cui il Tribunale italiano ha riconosciuto l’asilo, in base all’articolo 10 della Costituzione. Ad Ocalan è impedito da anni di incontrare i propri familiari ed i propri difensori, con privazione assoluta del diritto alla difesa. In palese contrasto innanzitutto con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti della persona.
A Roma, come portavoce italiano del Comitato per la libertà di Ocalan “il tempo è ora”, ho ricordato che Ocalan era venuto a Roma come portatore di una proposta di pacificazione della Turchia e di tutto il Medio Oriente. Ma le pressioni della Turchia, secondo esercito di terra della Nato, i ricatti della Confindustria, preoccupata per i rapporti mercantili tra Italia e Turchia, le pressioni delle fabbriche di armi ( è bene ricordare che Erdogan, a Kobane, bombarda le popolazioni dagli elicotteri italiani dell’Agusta Westland Leonardo) indussero la vigliacca Europa ed il vigliacco governo italiano a consegnare Ocalan ai suoi carcerieri. Ma Ocalan è tra noi, con i suoi scritti. I suoi pensieri spezzano le sbarre: non possono essere imprigionate le idee. Abbiamo lanciato conferenze e seminari in tutta Italia per illustrare la magnifica resistenza del popolo curdo e la guida politica ed intellettuale di Ocalan. Il popolo curdo resiste: nei villaggi, nelle carceri, con l’organizzazione straordinaria delle donne, alfiere delle libertà. Sotto la guida spirituale di Ocalan progetta una società alternativa, di pace e di democrazia.. Vediamo le sue idee sperimentate in Rojava, nelle terre liberate, nei territori che vivono “tempi di speranza”. I suoi scritti dall’isola/ prigione di Imrali richiamano alla mente le “lettere dal carcere” di Gramsci , in quanto sono strumento straordinario di pedagogia democratica di massa..
Un manifesto di cultura democratica che è strumento anche per la nostra ricerca contemporanea. Penso che ad Ocalan ci si potrebbe affidare anche in vista della necessaria negoziazione , il processo di soluzione pacifica , per la complessiva area ; così come Marwan Barghouti libero potrebbe avere l’autorevolezza di negoziare nel conflitto israelo /palestinese. Se esistessero ancora strutture e organismi internazionali , come le Nazioni Unite, che oggi sono stati distrutti dalle guerre imperialiste. Non a caso Ocalan chiama l’intreccio di culture, popoli, conflitti una ” sociologia della libertà”. Il suo “confederalismo democratico”, infatti, è un nuovo paradigma politico e sociale , una soluzione non nazionalistica ma egualitaria, contro i settarismi della guerra perenne in Medio Oriente. Con la massima partecipazione popolare . Delle donne soprattutto, protagoniste della lotta contro il capitale ed il patriarcato, che tentano di dominare le menti e i corpi. La nostra iniziativa , nei prossimi mesi, rilancerà anche un fondamentale tema politico/giuridico. Il primo ottobre 1999 il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta formulata dagli avvocati di Ocalan, dichiarando il diritto di Ocalan all’asilo politico ai sensi dell’articolo 10, terzo comma, della Costituzione. Di nuovo apriremo una vertenza nei confronti del governo e del Parlamento. Le istituzioni italiane non possono continuare a far finta di nulla. Hanno il dovere di rimettere al centro la legalità internazionale e i diritti fondamentali della persona , compiendo tutti i passi necessari al fine di dare esecuzione alla sentenza di riconoscimento dell’asilo in favore di Abdullah Ocalan. Il quale deve essere liberato!. Il tempo è ora!

Nel febbraio del 1999, 25 anni fa, Ocalan veniva espulso da Roma e consegnato, di fatto, ai suoi carcerieri turchi. Fu un atto vergognoso di vigliacca sudditanza dell’Unione Europea e del governo italiano ai poteri militari e capitalistici internazionali. E’ una ferita alla legalità internazionale e a tutte le convenzioni e i trattati internazionali sui diritti delle persone che non abbiamo voluto dimenticare. Anzi, il Comitato internazionale per la libertà di Ocalan “il tempo è ora” coglie l’occasione per continuare e rilanciare una articolata campagna di massa. Nelle scorse settimane  si sono svolte manifestazioni poderose, di potenza sociale in tutta Europa. Tante sono state le manifestazioni della rete Kurdistan in Italia. L’obiettivo è rilanciare l’iniziativa politico/istituzionale richiamando governo e parlamento ad esercitare il diritto/dovere di tutelare la persona di Ocalan, a cui il Tribunale italiano ha riconosciuto l’asilo, in base all’articolo 10 della Costituzione.

Ad Ocalan è impedito da anni di incontrare i propri familiari ed i propri difensori, con privazione assoluta del diritto alla difesa. In palese contrasto innanzitutto con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti della persona. A Roma, come portavoce italiano del Comitato per la libertà di Ocalan “il tempo è ora”, ho ricordato che Ocalan era venuto a Roma come portatore di una proposta di pacificazione della Turchia e di tutto il Medio Oriente. Ma le pressioni della Turchia, secondo esercito di terra della Nato, i ricatti della Confindustria, preoccupata per i rapporti mercantili tra Italia e Turchia, le pressioni delle fabbriche di armi ( è bene ricordare che Erdogan, a Kobane, bombarda le popolazioni dagli elicotteri italiani dell’Agusta Westland Leonardo) indussero la vigliacca Europa ed il vigliacco governo italiano a consegnare Ocalan ai suoi carcerieri.

Ma Ocalan è tra noi, con i suoi scritti. I suoi pensieri spezzano le sbarre: non possono essere imprigionate le idee. Abbiamo lanciato conferenze e seminari in tutta Italia per illustrare la magnifica resistenza del popolo curdo e la guida politica ed intellettuale di Ocalan. Il popolo curdo resiste: nei villaggi, nelle carceri, con l’organizzazione straordinaria delle donne, alfiere delle libertà. Sotto la guida spirituale di Ocalan progetta una società alternativa, di pace e di democrazia.. Vediamo le sue idee sperimentate in Rojava, nelle terre liberate, nei territori che vivono “tempi di speranza”. I suoi scritti dall’isola/ prigione di Imrali richiamano alla mente le “lettere dal carcere” di Gramsci , in quanto sono strumento straordinario di pedagogia democratica di massa..

Un manifesto di cultura democratica che è strumento anche per la nostra ricerca contemporanea. Penso che ad Ocalan ci si potrebbe affidare anche in vista della necessaria negoziazione , il processo di soluzione pacifica , per la complessiva area ; così come Marwan Barghouti libero potrebbe avere l’autorevolezza di negoziare nel conflitto israelo /palestinese. Se esistessero ancora strutture e organismi internazionali , come le Nazioni Unite, che oggi sono stati distrutti dalle guerre imperialiste. Non a caso Ocalan chiama l’intreccio di culture, popoli, conflitti una ” sociologia della libertà”. Il suo “confederalismo democratico”, infatti, è un nuovo paradigma politico e sociale , una soluzione non nazionalistica ma egualitaria, contro i settarismi della guerra perenne in Medio Oriente.

Con la massima partecipazione popolare . Delle donne soprattutto, protagoniste della lotta contro il capitale ed il patriarcato, che tentano di dominare le menti e i corpi. La nostra iniziativa , nei prossimi mesi, rilancerà anche un fondamentale tema politico/giuridico. Il primo ottobre 1999 il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta formulata dagli avvocati di Ocalan, dichiarando il diritto di Ocalan all’asilo politico ai sensi dell’articolo 10, terzo comma, della Costituzione. Di nuovo apriremo una vertenza nei confronti del governo e del Parlamento. Le istituzioni italiane non possono continuare a far finta di nulla. Hanno il dovere di rimettere al centro la legalità internazionale e i diritti fondamentali della persona , compiendo tutti i passi necessari al fine di dare esecuzione alla sentenza di riconoscimento dell’asilo in favore di Abdullah Ocalan. Il quale deve essere liberato!. Il tempo è ora!

 

Di Giovanni Russo Spena

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