La resistenza all’ Isis e la difesa di Rojava
Noi, popoli delle Regioni Autonome, ci uniamo attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e partecipazione democratica, per garantire a tutti di esercitare la propria libertà di espressione
Noi popoli che viviamo nelle Regioni Autonome Democratiche di Afrin, Cizre e Kobane, una confederazione di curdi, arabi, assiri, caldei, turcomanni, armeni e ceceni, liberamente e solennemente proclamiamo e adottiamo questa Carta.
Con l’intento di perseguire libertà, giustizia, dignità e democrazia, nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, la Carta proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza fra tutti gli strati della società, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, riaffermando il principio di autodeterminazione dei popoli.
Noi, popoli delle Regioni Autonome, ci uniamo attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e partecipazione democratica, per garantire a tutti di esercitare la propria libertà di espressione. Costruendo una società libera dall’autoritarismo, dal militarismo, dal centralismo e dall’intervento delle autorità religiose nella vita pubblica, la Carta riconosce l’integrità territoriale della Siria con l’auspicio di mantenere la pace al suo interno e a livello internazionale.
Con questa Carta, si proclama un sistema politico e un’amministrazione civile fondata su un contratto sociale che possa riconciliare il ricco mosaico di popoli della Siria attraverso una fase di transizione che consenta di uscire da dittatura, guerra civile e distruzione, verso una nuova società democratica in cui siano protette la convivenza e la giustizia sociale.
tratto dalla prefazione alla Costituzione di Rojava
Il conflitto in corso in Siria ed Iraq ha alcuni punti fermi ormai e riassunti nei giorni scorsi dai Wu Ming in 30 tweet * .
Potremmo tagliarla così: il PKK ed in particolare la sua organizzazione militare, con i suoi omologhi siriani del YPG, si sono dimostrati gli unici in grado di bloccare l’avanzata dell’ISIS prima in Siria poi in Iraq. Si stanno organizzando molteplici resistenze contro gli jihadisti, a volte anche in conflitto tra loro, in risposta alla furia distruttrice fondamentalista: sciiti, sunniti, peshmerga del Kurdistan iracheno, Free Syrian Army. Il tratto che però ha contraddistinto le organizzazioni del PKK e del YPG è stata l’efficacia e la capacità di mettere in atto una strategia unitaria contro il nemico comune in nome di un’idea di umanità profondamente antagonista a quella promossa dai miliziani del neocaliffato. Strategia efficace. Facendo ciò i curdi del PKK e del YPG hanno rifiutato i complessi e a tratti incomprensibili tatticismi delle stesse organizzazioni e governi che hanno permesso l’avanzata dell’ISIS finanziandoli, lasciandoli prosperare nella regione, pensando di poterli utilizzare, armandoli.
Il PKK e l’YGP portano avanti questa logica di resistenza unitaria benchè siano in campo opzioni diverse anche tra gli stessi curdi. Le organizzazioni curde egemoni nel Rojava e nel Kurdistan turco, in linea con la svolta promossa dal carcere da Ocalan, si battono per la costruzione di forme di autonomia ed autogoverno per tutti i curdi divisi tra Siria, Turchia, Iran e Iraq, avente come unità le “comuni” cittadine di cui Rojava può essere appunto considerato il primo esempio.
Il governo curdo iracheno ha invece prospettive più conservatrici tanto nella politica sociale, quanto nell’assetto dello Stato. L’obiettivo di Barzani è la piena indipendenza per il Kurdistan iracheno ed il mantenimento delle sue ottime relazioni internazionali tanto con gli USA quanto con la Turchia.
Quindi: i curdi del PKK e del YPG hanno determinato una svolta sostanziale nel conflitto, ma nonostante ciò i mezzi di comunicazione o li hanno ignorati (come appunto ricordano i Wu Ming) o hanno posto l’accento altrove (sul ruolo dei peshmerga o sui bombardamenti U.S.A.). Questa rimozione mediatica è connessa a una strategia politica. Quale?
Follow the weapons. La legittimità politica da parte di Stati Uniti ed Europa, come sempre, è simmetrica all’invio di armi, armi che viaggiano dagli arsenali statunitensi o europei al governo iracheno, che li gira ai peshmerga che a loro volta li passano, in modo sempre più velato, al PKK e all’ YPG, la carne da cannone di questa guerra insieme ai civili. Ha ben ragione chi fa notare che buona parte delle armi in mano all’Isis vengono proprio dagli arsenali dell’esercito iracheno.
E’ fondamentale che le organizzazioni politiche curde che hanno promosso la resistenza all’Isis abbiano tutto gli strumenti necessari per difendersi e resistere e questi strumenti devono essere prima di tutto quelli politici. Ancora una volta bisogna ribadire che è inammissibile che organizzazioni come il PKK siano ancora nelle liste del terrorismo internazionale ed che il suo leader sia in carcere da 16 anni in regime di isolamento.
Altra operazione mediatica in corso è la rimozione di ciò che sta accadendo a Rojava: silenzio sugli esperimenti di trasformazione politica, sociale e civile; silenzio sugli attacchi che subiscono da parte dei jihadisti che immediatamente li hanno scelti come bersaglio; silenzio sull’embargo imposto dalla Turchia e tacitamente avvallato a livello internazionale nonostante l’enorme sforzo di accoglienza dei profughi che quei territori stanno affrontando. Il confine con la Turchia, controllato con enorme dispiego di forze dall’esercito turco , è barriera per curdi e profughi, mentre rimane poroso e percorribile per l’Isis e le sue armi . Le cose non sembrano essere migliorate con la nomina a primo ministro di Ahmet Davutoğlu come successore di Erdogan appena eletto presidente della repubblica turca.
In questo scenario bisogna puntare i riflettori su quello che succede a Rojava illuminando il cono d’ombra mediatico su quell’esperimento di trasformazione sociale, di convivenza civile tra diversi, di proposta politica, di resistenza al fascismo fondamentalista.
*Mentre l’articolo è in fase di redazione appare sul sito dei Wu Ming un approfondimento dei 30 tweet a cui rimandiamo per una panoramica completa della questione curda https://storify.com/wu_ming_foundt/per-capirci-qualcosa-la-guerra-all-isis-il-ruolo-d
http://www.globalproject.info/it/mondi/la-resistenza-all-isis-e-la-difesa-di-rojava/17698