La questione della giustizia in questo modo è stata risolta?

La ” Marcia per la Giustizia ” iniziata in Turchia il 15 giugno, avviata dal Presidente del Partito Repubblicano del Popolo (CHP) Kemal Kılıçdaroğlu, è finita 25 giorni dopo con una grande manifestazione conclusiva a. La Marcia per la Giustizia, che ha ricevuto sostegno di diverse aree, potrebbe essere interpretata come una sveglia per l’opposizione in Turchia?

Questa Marcia per la Giustizia durata 25 giorni ha mostrato che 15 anni di opposizione contro il dominio dell’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) sono arrivati a un nuovo punto, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Forse all’inizio sembrava che la marcia fosse iniziata per una questione personale di Kemal Kılıçdaroğlu. Non ci sono stati veri preparativi. Perché prima dell’incarcerazione del deputato del CHP Enis Berberoğlu, erano già stati arrestati i due co-presidenti del terzo maggiore partito di opposizione e altri dodici deputati. Per loro il CHP non ha fatto niente. L’esternazione „La rimozione delle immunità è anticostituzionale, ma voteremo lo stesso a favore“ di Kılıçdaroğlu probabilmente è il suo errore più grande.

A questo proposito ci sono state anche voci critiche all’interno del CHP, come Fikri Sağlar e Muharrem İnce, che hanno criticato il Presidente del loro partito per il fatto che le azioni politiche contro l’HDP non resteranno limitate contro questo partito, ma prima o poi colpiranno anche il CHP. Infatti così è stato e dopo il Partito Democratico dei Popoli (HDP) è stato il turno del CHP. A questo punto per Kemal Kılıçdaroğlu è stato praticamente impossibile assistere senza fare niente. Se non avesse intrapreso questa marcia, che ha rapidamente ottenuto consensi, non sarebbe stato in grado di mantenere la sua posizione all’interno del partito. Questo avrebbe potuto significare la fine dell’opposizione in Turchia. Da quando Kılıçdaroğlu ha la posizione del Presidente del partito, questa marcia probabilmente è la migliore azione e anche presa di posizione che ha fatto, così come compete a una vera opposizione. Con il tempo la base della marcia potrebbe essere rafforzata. Il CHP, come partito governato da una determinata elite, ha integrato meglio la base. Con il fatto che i partiti intorno a Saadet e ÖDP (Partito per la Libertà e la Solidarietà), e oppositori all’interno dell’ MHP (Partito del Movimento Nazionalista) e il movimento di giugno si sono uniti alla marcia, era rappresentata un’ampia gamma dell’opposizione e con questo infatti la natura della marcia è cambiata repentinamente. Questo cambiamento in effetti indica qualcosa di diverso.

Un partito come il CHP è riuscito a mettere insieme una folla del genere l’ultima volta nella manifestazione di maggio sotto Bülent Ecevit nel 1977 a Taksim. Da allora l’attuale marcia è stato il maggior raduno di manifestanti che l’opposizione sia riuscito a mettere insieme. L’opposizione per la prima volta è riuscita a riempire una piazza del genere. Questo mostra che dal punto di vista della giustizia in Turchia si cammina sul filo del rasoio. Qui naturalmente non si tratta solo della richiesta di giustizia, ma anche della reazione alle aspirazioni di potere dell’AKP, al „governo di un solo uomo“, alle modifiche costituzionali, alla costruzione di strutture dittatoriali in Turchia, l’abrogazione di fatto del Parlamento e il controllo personale della giustizia e della giurisdizione.

La marcia è iniziata e come previsto si è conclusa. Al di là di questo fatto, se ne possono trarre altre conclusioni? Quale politica verrà seguita dal CHP in futuro?

Arrivati alla situazione attuale è importante cosa succederà ora. Certo, se è trattato di una marcia iniziata a Ankara, che si è conclusa nel quartiere di Maltepe a Istanbul. La partecipazione è stata molto buona. C’è stato un buon sostegno. Ma cosa è successo, in questo modo i problemi della magistratura o la questione della giustizia si sono risolti? Nulla di tutto questo è successo. Il CHP, che di fronte ai ricatti dell’AKP si è sottomesso, ha cercato di tenersi lontano dall’HDP per quanto possibile. Prima del referendum la regia ha dato un’indicazione ai deputati, secondo la quale questi non dovevano farsi vedere con deputati dell’HDP e dovevano evitare di comparire insieme in televisione. Tutto questo mostra che il CHP si è reso ricattabile da parte dell’AKP e con questo si è piegato davanti all’AKP. Così ad esempio è stata sottoscritta la decisione del Parlamento secondo la quale le forze armate turche hanno il potere di eseguire operazioni oltre-confine. Per quanto riguarda la revoca delle immunità dei deputati, da 30 a 40 deputati del CHP sono stati convinti, anche se il loro partito affermava che si trattava di un’azione anticostituzione. Esattamente questo dimostra l’arrendevolezza del CHP nei confronti dell’AKP.

Va qui detto che il primo successo della marcia dovrebbe stare nel fatto che il CHP è in grado di liberarsi dalle grinfie ricattatorie dell’AKP. D’ora in avanti i metodi ricattatori dell’AKP non dovrebbero più essere efficaci come prima. In secondo luogo attraverso la marcia è diventato visibile il fatto che in Turchia esiste un potenziale dell’opposizione che va preso sul serio. In terzo luogo si nota che sotto il comune denominatore della democrazia possono incontrarsi le forze più diverse. Nel tempo in cui l’AKP poteva liberamente fare e disfare, l’unica forza efficace di opposizione era l’HDP. Ciononostante i due co-presidenti, altri deputati e quasi 10.000 iscritti del partito, la squadra dirigente dell’HDP è stata messa in carcere, le amministrazioni locali dell’HDP messe in amministrazione forzata e con questo è stato dato inizio al periodo della neutralizzazione politica. Se Selahattin Demirtas, Figen Yüksekdağ e altri dirigenti del partito non fossero stati in carcere, il risultato del discusso referendum certamente non sarebbe stato questo. Nonostante questo il referendum per l’AKP è dato per perso. Ora questa Marcia per la Giustizia si è trasformata in un secondo colpo per l’AKP.

Lei ha già detto che l’HDP, a partire dall’arresto dei co-presidenti, si trova confrontato con operazioni di intimidazione. Quotidianamente deputati, politici di spicco, presidenti provinciali e distrettuali vengono arrestati. Oltre a questi attacchi fisici ora il Presidente turco Tayyip Erdoğan ora ha pubblicamente marchiato il co-presidente dell’HDP, Selahattin Demirtaş come „terrorista“. Con questo è stata data un’indicazione della direzione a giudici e pubblici ministeri? Erdoğan con questa affermazione non ha esposto apertamente da dove in realtà vengono dirette le operazioni contro l’HDP?

Certo, attraverso il fatto che ha affrontato la giustizia e se ne è appropriato. Il consiglio dei giudici e pubblici ministeri sono stati legati all’ufficio presidenziale e al partito di governo. A questo proposito si può citare anche un altro esempio, ossia il caso di Murat Aksoy e degli altri sei giornalisti sotto accusa con lui. Il giudice in questo caso ha deciso l’assoluzione. Prima che i giornalisti venissero liberati, ossia potessero lasciare il carcere, contro di loro è stato immediatamente aperto un nuovo procedimento, mettendo in questo modo i giornalisti immediatamente in carcerazione preventiva. Il gruppo di giudici che ha dato luogo all’assoluzione, è stato smentito dal consiglio dei magistrati e dei pubblici ministeri. Una decisione del genere da parte di un P.M. come nel caso di un giudice, può portare al fatto che queste persone „sconvenienti“ vengano escluse. Con questo la giustizia della Turchia è arrivata all’ultimo stato. All’interno di questo meccanismo al Presidente Erdoğan è stato possibile denunciare pubblicamente Demirtaş come „terrorista“ e con questo influenzare direttamente l’atto di accusa della procura, la pena richiesta e la decisione dei giudici. Qui non intendo che ai magistrati viene indicata la direzione, ma di un pre-dettare. Erdoğan ora ha reso ufficialmente nota la sua opinione per quanto riguarda Demirtaş e con questo praticamente dettato al magistrato la sua decisione. Non conosco nessun giudice che dopo una denuncia pubblica del Presidente dello Stato prenderebbe una decisione diversa.

Il giornalista Celal Başlangıç in un’intervista con RojNews sulla Marcia per la Giustizia del CHP e la repressione contro l’HDP