La guerra dello Stato turco contro la popolazione civile curda: il nuovo obiettivo degli attacchi è la popolazione di Lice

Dal 5 marzo in oltre 18 villaggi del capoluogo Lice presso Amed (Diyarbakir) è stato proclamato il coprifuoco. L’esercito turco lì sta conducendo un’operazione estesa. Secondo quanto riferito ufficialmente dal governatore, sono impegnati 7000 soldati, 600 unità speciali e 559 guardiani di villaggio. La zona delle operazioni comprende una regione larga 30 km che si trova tra i capoluoghi Lice e Genc. Secondo informazioni dell’agenzia stampa Firatnews ieri nella zona delle operazioni sono stati trasportati circa 100 veicoli blindati. L’operazione gode anche di appoggio aereo.

La popolazione civile nella regione è estremamente preoccupata, perché qui con il coprifuoco sono stati interrotti i collegamenti telefonici e Internet. Quindi non arrivano informazioni su quanto avviene sul posto. Fonti statali riferisco di diversi combattenti del PKK uccisi. Questa notizia fino ad ora non è stata confermata da fonti indipendenti perché vige un divieto di contatti.

Lo Stato turco da diverso tempo usa operazioni militari mirate invece di operazioni in contemporanea in tutto il territorio curdo. Determinati villaggi vengono dichiarati zona militare, proclamati coprifuoco di diversi giorni e le attività militari concentrate sulla zona interessata.

Solo poche settimane fa lo Stato turco ha fatto notizia a causa di attacchi militari contro il villaggio di Xerabê Bava (Kuruköy) presso Nisêbîn/Nusaybin (provincia di Mêrdîn/Mardin). Xerabê Bava è stato circondato dall’esercito e dalla gendarmeria l’11 febbraio 2017. Successivamente è stato proclamato un coprifuoco nel villaggio e sono state impedite tutte le possibilità di comunicazione per gli abitanti. La stampa nazionale e internazionale ha riferito di gravi violazioni dei diritti umani. Durante l’assedio, che è andato avanti per 17 giorni, sono state uccise 5 persone, dozzine di persone sono state torturate sia nel villaggio che durante il fermo di polizia, molte case sono state distrutte in modo mirato. Questa forma di attacco da parte dello Stato turco è stata più volte definita come „azione di vendetta“ nei confronti della popolazione curda.

Gli abitanti di Xerabê Bava raccontano

Lo scorso fine settimana una delegazione composta da HDP, DBP e DTK si è recata nel villaggio per indagare la portata della distruzione. La giornalista Nurcan Baysal, anche lei con la delegazione, sul viaggio ha scritto:

“Per primo siamo arrivati nel villaggio di Xerabê Bava. L’ingresso principale è chiuso, per questo facciamo una deviazione passando per altri villaggio nei dintorni per poter arrivare nel villaggio. Vista da fuori la distruzione sembra ridotta. Ci sono solo alcune case distrutte dalle fiamme. Ma quando osserviamo dall’interno le case che dall’esterno appaiono intatte, l’entità della distruzione diventa più chiara.

Ci fermiamo davanti alla casa di Aykut Abdi, l’uomo anziano che dopo pesanti torture è stato anche arrestato. La sua casa è completamente bruciata. Dato che si tratta di un edificio di pietra, il rogo si vede nell’interno della casa. L’arredamento interno è completamente ridotto in cenere. Si vedono molti fori di proiettili. La moglie di Abdi Aykut ci saluta con le lacrime agli occhi. Dice in curdo ‚Cosa ci hanno fatto?‘ Attraversiamo la casa, le stanze sono completamente bruciate. Frigorifero, cucina economica, tutto bruciato. La cucina è piena di fori di proiettili.

Una donna inizia a raccontare: ‚Sono arrivati sei elicotteri e ci hanno bombardati. Le unità ci hanno trattati in modo molto degradante. Molti di loro parlavano curdo. Abbiamo visto diverse volte dei soldati qui da noi, ma questo tipo di tortura non lo avevamo mai vissuto prima. Hanno riunito tutti gli uomini del villaggio sulla piazza e li hanno torturati. Hanno ucciso tutti i nostri animali. Le nostre mucche sono soffocate nel fuoco che hanno appiccato alle nostre case. Ci hanno rinchiusi tutti, praticamente arrestati. Si muovevano liberamente, entravano nelle case per insultarci e offenderci. È stato brutale.’

Il figlio di Abdi Aykut ci racconta che ancora non ha avuto notizie di suo padre. Al padre hanno spaccato i denti, gli hanno strappato un orecchio. Tutte queste torture sono state occultate nel rapporto medico. Ci racconta che sua sorella, che ha visto tutto questo, da allora non parla più.“

Alla fine del suo articolo Baysal lascia raccontare a una donna del villaggio come i soldati si sono comportati con i cadaveri delle cinque persone che hanno giustiziato a Xerabê Bava:

‘Hanno portato le parti dei cadaveri fatti a pezzi sulla piazza del villaggio. Li hanno lavati con uno spazzolone. ‘Immagina’, dice la donna, ‘hanno lavato i cadaveri con una scopa.’ Non è crudele fare a pezzi una persona e fare questo al suo cadavere?“

Civaka Azad – Kurdisches Zentrum für Öffentlichkeitsarbeit

L’articolo di Nurcan Baysal citato può essere consultato qui in lingua turca: http://t24.com.tr/yazarlar/nurcan-baysal/xerabe-bava-ve-talate-yikik-yanik-evler-parcalanmis-cenazeler,16707