La degenerazione delle rivolte nel mondo e la rivoluzione curda

Dalla Libia alla Siria, attraverso l’Ucraina e il Venezuela, siamo di fronte a una degenerazione di rivolte, in quanto si vedono i governi occidentali accanto agli estremisti, considerati “opposizione” o “alternativa”, incoraggiare la violenza e i partiti fascisti.

Questa politica che snatura le rivoluzioni pone l’Unione Europea di fronte alle aspirazioni democratiche delle genti oppresse, sia all’interno sia all’esterno. Si tratta di un gioco molto pericoloso, un approccio contrario ai valori su cui si fonda l’Unione.

Le legittime aspirazioni dei popoli per la libertà e la caduta dei regimi oppressivi, una volta sostenute dall’élite dell’Occidente, si sono trasformate in conflitti irrisolvibili dopo l’intervento occidentale, che, a seguito del conflitto siriano, ha portato a nuovi campi di battaglia fino alle porte della Russia e dell’America Latina. Questa degenerazione delle rivolte è un colpo contro le rivendicazioni democratiche e anticapitaliste.

L’Unione Europea, in particolare la Francia – il paese della rivoluzione del 1789, deve assolutamente rivedere radicalmente la sua politica estera e adottare un approccio pacifico e democratico per risolvere i problemi, innanzitutto per far uscire in fretta la Siria da questo bagno di sangue.

Tuttavia, nonostante questa politica che produce crisi, causa tensioni tra i popoli, divide le società, incoraggia gli “estremisti” e i “regimi repressivi”, vi è un significativo sviluppo per la creazione di una vita comune e fraterna tra i popoli del Medio Oriente,

IL KURDISTAN SIRIANO E’ IL FUTURO DEL MEDIO ORIENTE

In risposta alla crisi globale del capitalismo, la peggiore disgrazia che il mondo abbia mai conosciuto, è essenziale guardare ad altre soluzioni, altri modelli di amministrazione non statali e a un’altra politica economica e sociale.

A questo proposito, la Siria diviene molto importante per fare una valutazione di ciò che sta accadendo e per trarne le conseguenze. E’ in Siria che si gioca il futuro del Medio Oriente. Il conflitto siriano è sia il fallimento della politica dei governi dei paesi occidentali sia la necessità di un nuovo sistema.

Abbiamo visto in Siria la militarizzazione della rivolta con l’appoggio dell’Occidente e la continua oppressione del regime da un lato, e la ricerca di una soluzione pacifica per costruire un paese democratico dall’altro.

Di conseguenza l’opposizione siriana, la Turchia, le monarchie del Golfo e l’Occidente, hanno perso. Nessuno può dire il contrario. La loro politica e la strategia che ignoravano le reali esigenze dei popoli della Siria, hanno portato il paese ad uno spargimento di sangue. Non hanno mai offerto una concreta alternativa per sostituire il regime repressivo siriano. L’opposizione che questi paesi sostenevano ha rifiutato di riconoscere i legittimi diritti dei curdi. I paesi occidentali hanno sempre evitato di parlare di curdi e del bisogno di una soluzione per una vita in comune in Siria.

Nonostante tutto e la loro inesperienza, i curdi hanno dimostrato un enorme successo nel pieno di una guerra orribile attuando il progetto di autonomia democratica. I curdi hanno dimostrato che la terza via esiste, anche militarmente, senza il bisogno di Turchia, Arabia Saudita e Qatar, paesi che non sono mai stati un modello per una rivoluzione e per la democrazia.

IL MODELLO CANTONALE

Nel mese di gennaio la regione curda è stata suddivisa in tre cantoni, ossia il cantone di Cizire e quelli di Efrin e Kobane, sul modello svizzero ma con una nuova prospettiva mediorientale all’interno di un progetto confederale, elaborato dal leader curdo Abdullah Ocalan, detenuto in Turchia dal 1999. Questo esperimento dimostra che popoli diversi possono vivere insieme in pace nonostante le loro differenze, dopo decenni di oppressione sotto il regime di Baath.

Questo modello include tutti i componenti della regione curda e quindi arabi, armeni, assiri, ceceni, ma anche le diverse religioni come l’Islam, il Cristianesimo, gli Yezidi, ecc..

Il cantone di Cizire ha adottato tre lingue ufficiali, curdo, arabo e siriaco. I vice presidenti del cantone sono un arabo e un siriaco. Le donne sono fortemente rappresentate nei governi di questi tre cantoni. Una donna è a capo del cantone di Afrin.

UN TEST PER L’OCCIDENTE

Oggi i curdi offrono stabilità, un modello democratico in Siria, anche se si vede ancora che l’Occidente e i paesi della regione non vogliono riconoscere questa esperienza. Un approccio che riflette il volto disumano della modernità capitalistica di fronte alle tragedie umanitarie e alle aspirazioni del popolo. Inoltre, il rifiuto del modello cantonale in Siria può anche significare che il modello svizzero non ha alcun valore.

Invece di perdere tempo a Ginevra sul tavolo chiesto da Russia e America, che ha escluso i popoli siriani, l’Occidente deve rafforzare l’esperienza curda che offre una confederazione democratica ed ecologica per la Siria. Constatiamo che l’Occidente non è interessato a una democrazia che includa tutte le popolazioni ma vuole rimodellare la Siria secondo i propri interessi che non sono necessariamente democratici.

I cantoni curdi, il futuro del Medio Oriente, attendono il riconoscimento internazionale che meritano. Questi cantoni rappresentano non solo una nuova opportunità per i governi europei al fine di poter conquistare la fiducia dei popoli della regione, ma anche una possibilità che può ugualmente correggere un’ingiustizia di cento anni contro i curdi.

di Maxime Azadi