Kobane, Rojava, Kurdistan, Medio Oriente. Una Rivoluzione contro la barbarie. 5 Novembre al Cantiere

Gli incontri saranno:
Lunedì 3 Novembre a Monza al Boccaccio con i Kara Gunes
Martedì 4 Novembre alla Statale di Milano e alla Casa Cantoniera a Bergamo con i Kara Gunes
Mercoledì 5 Novembre al Cantiere con i Kara Gunes e la comunità curda di Milano.

Kara Gunes, uno dei gruppi più apprezzati e conosciuti della scena underground e radicale di Istanbul e della Turchia, impegnato nella rivolta di Gezi park e nella difesa dei diritti del popolo kurdo.
Video intervento di Gilberto Pagani, avvocato dei 40 curdi accusati di terrorismo in Italia a causa dell’assurdità per cui il PKK è considerato organizzazione terroristica, mentre è il principale oppositore di Isis sul campo
Comunità curda di Milano
Con la collaborazione di Uiki Onlus
Negli stessi giorni iniziative anche a Bergamo, Monza e in Unversità.

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Kobane è assediata, circondata, affamata, ma non è sola: in Kurdistan settentrionale e in tutta la Turchia si è accesa una rivolta che vede contrapposti i curdi e gli attivisti della sinistra radicale contro l’esercito, la polizia, i fascisti nazionalisti e i radicali islamici; in tutta Europa sono scese in piazza le comunità curde, accompagnate da attivisti e assieme hanno assediato i consolati turchi, riempito piazze e vie, persino occupato il Parlamento Europeo.

A Kobane si combatte per l’umanità, per evitare l’ennesimo eccidio di esseri umani sotto gli occhi del mondo, per evitare che la cancellazione di una città, con le storie e le vite che porta con sè sia il terreno di scambio e di sfida tra potentati regionali e globali: califfi, emiri, ayatollah, presidenti a vita, fondamentalisti islamici, ebrei e cristiani che combattono guerre per procura sulla pelle degli abitanti del Medio Oriente. Ma non è solo questo che significa Kobane.

Da quando nel Rojava, ovvero nel Kurdistan occidentale (siriano) è stata dichiarata l’autonomia da parte di una autogoverno basato sul confederalismo democratico, quella regione è diventata una sperimentazione innovativa, multietnica, democratica, popolare. Una spina nel fianco di tutti i poteri e i fondamentalismi che vorrebbero fare del Medio Oriente terreno di conquista dei propri interessi, trascinandolo in un nuovo Medio Evo, allargando i confini del proprio Stato Nazionale, oppure alimentando odi settari nel nome della religione e della discendenza etnica.

La sperimentazione del Rojava è basata sulla autonomia di 3 cantoni che non ambiscono a costruire uno Stato nazionale, ma a realizzare forme di autogoverno basate su principi ecologisti, femministi, socialisti e di democrazia radicale. In ognuno dei molteplici livelli assembleari che compongono, sin dalla piccole aggregazioni di vicinato, fino al governo del cantone è garantita la rappresentanza di machi e femmine, così come di curdi e assiri, siriaci, turcomanni, ceceni, arabi.

Tutto questo rapresenta una doppia sfida per noi: da una parte dobbiamo sostnere come è possibile le battaglie di portata globale del movimento di liberazione del Kurdistan e la difesa di Kobane, Cizire e Efrine (gli altri cantoni del Rojava), anche come parte del processo di liberazione della Siria e del popolo siriano dai fondamentalisti e dal regime di Assad. Dall’altro lato dobbiamo riconoscere nella pratica politica di quei cantoni una esprienza eccezinale che, come quella zapatista, come quella dei naxaliti in India, parla a tutto il mondo e racconta di forme di democrazia innovative e da sperimentare che sono nate, sopravvissute e cresciute nonostante l’assedio della guerra, della repressione, della povertà estrema.

Rojava parla a noi tutti di quella rivoluzione che non sappiamo più inventare, una rivoluzione da realizzare subito. Qui ed ora, ma che contemporaneamente disegna la strada di una futura liberazione per tutti e di tutti.

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