Karayılan: i prigionieri saranno rilasciati entro una settimana
Il giornalista di ANF Deniz Kendal ha intervistato Murat Karayılan, Presidente del Consiglio Esecutivo del KCK (Unione delle Comunità Kurde), sulla situazione attuale ed il processo di colloqui tra il Governo turco ed il leder kurdo incarcerato Abdullah Öcalan.
Pubblichiamo di seguito alcuni estratti.
Il KCK ha pubblicato recentemente una dichiarazione che afferma che l’organizzazione ha il diritto all’auto-difesa contro le operazioni militari
In conformità alle leggi naturali ed internazionali, il movimento kurdo di guerriglia ha il diritto ad auto-difendersi e a reagire contro gli attacchi effettuati dalle forze dello stato turco. Deve farlo per essere in grado di continuare la sua esistenza. Non si dovrebbe mai dimenticare che il movimento del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) è nato in risposta alla violenza statale contro il Kurdistan ed ha condotto la resistenza in quel clima di violenza. D’altra parte, a differenza di quel periodo, il nostro movimento possiede ora più opportunità.
Le politiche dello stato e del Governo turco non hanno l’obiettivo di formare una sotto-struttura per una soluzione ed un nuovo processo di pace. Al contrario, acuiscono la mancanza di fiducia già presente.
La delegazione del BDP (Partito della Pace e della Democrazia) ha dichiarato che rilascerete presto i prigionieri da voi detenuti. Questo sviluppo sarà messo in pratica nel prossimo futuro?
Come ha richiesto il nostro leader, abbiamo deciso di rilasciare i prigionieri da noi detenuti entro una settimana, dopo aver effettuato alcune preparazioni tecniche. Ció sarà una mossa significativa da parte nostra in favore del processo di colloqui in corso. Possiamo consegnare i prigionieri ad una delegazione del BDP, a qualche altro partito politico oppure alle organizzazioni non-governative coinvolte che dovrebbero rassicurarci in merito ad una loro consegna effettuata in modo sicuro.
State dicendo che la cornice presentata durante il più recente incontro ad Imralı intende assicurare una pace sociale?
Esatto. Dire che oggi esiste una pace sociale in Turchia sarebbe negare la verità, considerando i massacri ed il dolore sofferti dalla popolazione kurda dal 1925. Il nostro leader sta oggi lavorando per sviluppare una formulazione per la pace con l’obiettivo di superare il punto morto in questa questione, che risale a tempi antichi. Tutti dovrebbero vedere che il nostro leader ha avanzato il metodo più ragionevole per una soluzione, in base agli aspetti ideologici, filosofici, politici e sociali della questione. Ad ogni modo, questa mossa è considerata un passo politico strategico. Tramite la sua prospettiva schierata verso un mutamento radicale in ogni aspetto, il nostro leader sta proponendo il cambiamento della vecchia struttura in una repubblica completamente democratica. Questa proposta riguarda non solo il nostro movimento ma anche tutte le popolazioni della Turchia, del Kurdistan e della regione del Medio Oriente. Tutte le formazioni coinvolte hanno perció il diritto di esprimere le loro opinioni in merito. La sua prospettiva mira ad assicurare una soluzione a beneficio di tutte le formazioni.
Che cosa direste riguardo ai tentativi di sabotare il processo di colloqui?
E’ vero che alcune potenze nazionali ed internazionali all’interno ed all’esterno della Turchia potrebbero costituire un ostacolo alla soluzione della questione kurda. Ad ogni modo, i tentativi di sabotare il processo potrebbero essere sconfitti dalla posizione che dovrebbe essere assunta da entrambe le parti in favore della pace e di una soluzione democratica. Dal nostro punto di vista, assumeremo una posizione decisa per superare qualsiasi tipo di ostacolo.
Che cosa direste riguardo all’atteggiamento di alcuni gruppi della stampa/dei media e di rappresentanti politici le cui dichiarazioni suonano come se tutti i problemi avessero trovato soluzione?
Non c’è bisogno di vedere il processo attraverso lenti rosa. Dovremmo mantenere le speranze per il futuro ma nello stesso tempo essere realistici. Questo è un problema serio, a cui i rappresentanti politici kurdi, la società e le formazioni interessate dovrebbero approcciarsi con cautela. Non è giusto far sembrare gli sviluppi come una soluzione compiuta. Oltre ai colloqui in corso con il nostro leader, lo Stato turco non ha ancora nessun importante progetto per una soluzione al problema radicato da novant’anni. Il leader Apo sta lavorando per mettere a punto la sua prospettiva di soluzione in base a metodi democratici e per far evolvere il conflitto armato verso un ambiente politico. A riguardo, ha chiesto le opinioni del nostro movimento e di alcune altre formazioni. I colloqui attualmente in corso hanno l’obiettivo di rendere chiara la prospettiva di soluzione: ció è uno sforzo veramente significativo, storico e valido. Coloro che non si schierano da questa parte, lo fanno ovviamente dalla parte dei massacri. Attribuiamo grande importanza agli sforzi del nostro leader sulla strada che porta ad una soluzione pacifica. L’attuale processo potrebbe condurre ad una pace definitiva poiché il leader Apo sta cercando di disegnare la cornice del processo in base agli sforzi per la pace che sta effettuando da vent’anni. Ad ogni modo, il processo potrebbe interrompersi nello stesso tempo e mutare in un ampio conflitto in ogni momento.
Potreste spiegare le ragioni per cui trattate il processo con cautela?
Il processo in corso comporta alcune difficoltà in termini dell’effettuazione delle decisioni e dello sviluppo di piani pratici per il nuovo processo. Il primo motivo è il fatto che il Governo AKP non ha ancora attenuato le nostre preoccupazioni in merito al suo approccio al processo. Prima di tutto, la politica del “combatti contro i terroristi e negozia con le loro estensioni” sostiene un conflitto continuo, non una pace duratura. In altre parole, se le operazioni e gli attacchi contro i guerriglieri dovessero continuare, questi ultimi si difenderebbero senza dubbio ed eserciterebbero il diritto di reagire, come abbiamo dichiarato in precedenza. Già tutti sanno che il movimento di guerriglia kurdo sarà più forte delle forze di sicurezza dello stato nell’effettuare operazioni con l’arrivo della primavera tra due settimane. Il proseguimento delle operazioni significa anche quello degli scontri.
Oltre alle nostre preoccupazioni sulle politiche del Governo AKP, abbiamo piena fiducia nel nostro leader, che sosterremo fino alla fine. Nonostante il fatto che abbiamo assunto un’opinione in seguito alla lettera che ci ha inviato, dovremmo anche pensare ad alcuni altri punti. In questo senso, per noi non è affatto facile prendere una decisione.
Il secondo motivo è il fatto che il Movimento Kurdo di Liberazione ha attualmente possibilità alquanto significative ed una posizione congiunturale che potrebbe imporre una soluzione e permettere il successo attraverso la propria stessa forza.
ANF Behdinan