Karayılan: Erdoğan fa la guerra per 400 deputati

Murat Karayılan, membro del Consiglio Esecutivo del PKK, è stato intervistato da ANF riguardo alla guerra recentemente intrapresa dalla Turchia contro i curdi nel Nord del Kurdistan. Karayilan ha sottolineato che Erdoğan ha iniziato questa guerra allo scopo di ottenere il numero di 400 deputati nelle elezioni che avranno luogo il 1° Novembre.

E’ stato dichiarato che lo stato sta intrattenendo un dialogo con Öcalan che starebbe dicendo “Non fermeranno il conflitto nemmeno se sono io a dirglielo. Quindi, non ha senso fare tale appello. Non posso lasciare che la posizione della Leadership sia messa in discussione”. Quale tipo di percorso intraprenderebbe il PKK se Öcalan richiamasse il movimento curdo a cessare la lotta armata?

Non abbiamo avuto informazioni a tal proposito. Questa aggressione, questa guerra è iniziata con l’isolamento imposto al nostro leader ad Imrali. Attualmente esiste un regime di isolamento carcerario e una guerra psicologica contro il leader Ocalan. Non riesco a capire come le autorità di questo stato possano avere la faccia di parlare al leader del popolo sotto isolamento e chiedergli di fare tale dichiarazione. Se Erdoğan avesse del rispetto per le comunità e i gruppi diversi da sè non manterrebbe il leader Apo in questo stato di isolamento inumano. E ancora possiamo aspettarci di tutto da questa gente portatrice di un sistema di predominanza e sfruttamento.

Se il nostro leader ha dato la risposta che lei hai riportato, allora ha fatto la cosa giusta dal momento che non ha la conoscenza delle circostanze attuali per poter dire “cessi la resistenza” in questo momento.

Il nostro Leader ha fatto grandi sforzi per una risoluzione demoratica della questione curda fin dal 1993, soprattutto durante gli ultimi due anni e mezzo. Erdoğan tuttavia li ha distrutti tutti. Non ha soltanto rovesciato il tavolo delle contrattazioni ma ha anche negato tutto affermando che non c’è una questione curda o un destinatario. Perciò non ha lasciato spazio per ulteriori passi. E inoltre, si è visto chiaramente come stiano operando un’imposizione sul nostro leader e lui sta resistendo.

Un’altra cosa è che il leader Apo può unicamente fare un appello nel caso di un accordo su un progetto. L’appello che fece nel 2013 era anche basato su un riconoscimento da parte dello stato del progetto da lui presentato e da un accordo bilaterale. Tuttavia, lo stato ha rittrattato e negato tutto in breve tempo. A tal proposito la devastazione causata dall’AKP è grande. Ha ignorato tutti gli sforzi fatti fino a quel punto solo per i voti e il proprio governo. Ha schiacciato e frantumato una questione di importanza storica per la società turca per via della sua visione su tutto ciò che è fuori dal suo interesse. Questo è un atteggiamento irresponsabile e volto al proprio interesse personale che non può certamente spianare la strada per una soluzione.

“QUESTA GUERRA L’HA INIZIATA ERDOĞAN”

Molti validi individui e gruppi stanno chiedendo un cessate-il-fuoco e recentemente i rappresetanti dell’HDP hanno manifestato tramite scioperi. Stimiamo tutti questi appelli come importanti e sosteniamo il loro proposito. Ma ancora, coloro che fanno questi appelli devono anche vedere che la parte turca richiede insistentemente ogni giorno di “proseguire le operazioni finchè l’ultimo dei terroristi non abbandoni le armi”. E ciò manifesta un atteggiamento estremamente duro e belligerante e un’intenzione a continuare ad attaccare intensamente. Stiamo usando il nostro diritto alla rappresaglia contro tali attacchi. La nostra è una resistenza per difenderci dagli attacchi violenti che mirano ad annichilirci e a cui dobbiamo far fronte difendendo la nostra esistenza e la nostra vita. Un caso opposto sarebbe una resa che non si conforma ai principi di umanità e di libertà per tutti. Un cessate-il-fuoco può esssere realizzato soltanto a partire dalla visione di questa realtà. Qandil ascolta tutti gli appelli ma c’è bisogno di reciprocità per un cessate-il-fuoco. Le esperienze passate ci hanno provato che un cessate-il-fuoco unilaterale non porta ad alcun risultato.

Coloro che vogliono fermare la guerra devono vedere questa verità; questa guerra l’ha iniziata Erdoğan. Alcuni gruppi per negazione e rifiuto sono stati coinvolti in un alleanza in questo processo ma questa guerra è alla base stata provocata da Erdoğan per avere 400 deputati. Vuole infatti vincere le elezioni del 1 Novembre rovesciando tutti gli equilibri attraverso la guerra dopo aver fatto i conti con la realtà di non essere stato in grado di ottenere il successo elettorale voluto in normali circostanze.

Perciò una delle parti in guerra vuole che vada avanti. Questa parte che è evidentemente il governo, deve essere forzata a cambiare atteggiamento a tal proposito. In altre parole, dovrebbero abbandonare questo proposito nonché arrendersi alla realtà di non poter ottenere il risultato sperato tramite questa guerra. La società turca e i gruppi che promuovono pace e democrazia devono quindi alzare con più forza la propria voce e manifestare in maniera più forte per far sì che Erdoğan fermi tutto questo. Questo anche perchè possiamo subire pesanti perdite nell’eventualità di indebolire posizioni di difesa solo da parte nostra e questa situazione può condurci a conseguenze intollerabili, sia noi che le forze democratiche.

“L’ AKP HA INIZIATO LA GUERRA CON L’ISOLAMENTO DI ÖCALAN”

Al momento l’AKP vuole governare prendendo di mira tutti i kurdi e tentando di costringerli a sottomettersi. Prima di questo ha iniziato questo processo con l’isolamento del leader dei curdi che non ha base legale ma è basato sulla legge della guerra e violale leggi dello stato. Una nuova base per il cessate-il-fuoco può essere introdotta innanzitutto iniziando una lotta contro la politica dell’AKP e luna critica alla sua impostazione belligerante. E tutto ciò può essere assicurato solo dall’avvento di un nuovo processo che consolidi un mutuo cessate-il-fuoco che dovrebbe inoltre coinvolgere dei mediatori con funzione di monitoraggio.

D’altro canto, il movimento kurdo non è solo adesso. Nel passato eravamo in grado di fare un appello e dare ordine di “cessare ogni azione” e i guerriglieri lo avrebbero fatto ma la situazione oggi è diversa e non sono solo i nostri combattenti che prendono parte a questa guerra. Esiste una realtà composta dalle YDG-H e dalla società civile. Quando dobbiamo fare un passo oggi non possiamo farlo all’insaputa della popolazione di Cizre, Gever e Amed. La gente che resiste là lascia la propria vita per resistere agli attacchi. Qualcuno dice “il Pkk potrebbe adesso dichiarare un cessate-il-fuoco unilaterale come ha fatto nel passato”. Ebbene, nel passato abbiamo potuto farlo perché c’erano solo l’HPG e l’esercito turco a confrontarsi nella guerra. E questo non è il caso attualmente perché alla resistenza oggi si è aggregata la società.

La complessità della questione è certamente evidente. Tuttavia una soluzione condivisa può essere realizzata, come dichiarato sopra, se sarà sviluppato un approccio che presta adeguata attenzione al carattere imperativo della questione.

NON POSSONO ESSERCI ELEZIONI SE LA GUERRA CONTINUA IN QUESTO MODO
Se la guerra continua in questo modo non potranno esserci regolari elezioni. Sia noi che l’AKP lo sappiamo. L’AKP sta facendo sondaggi in continuazione. Nel caso in cui si accorga della possibilità di un futuro fallimento utilizzerà questo conflitto ad oltranza come ragione per posticipare le elezioni. Perciò vorrà mantenere lo stato di guerra. Allo stesso modo vorrà probabilmente proseguire la guerra nell’eventualità di vedere un risultato delle attuali circostanze di guerra. In altre parole l’AKP intende continuare la guerra fino al 1 Novembre e non so fermerà anche se noi lo faremo.

Potrebbe abbandonare questa idea se sia i circuiti nazionali che quelli internazionali e le organizzazioni della società civile prendessero posizione contro questo schema mentale che pensa di raccogliere voti attraverso la guerra. Altrimenti, non sembra molto verosimile che l’AKP fermerà questa guerra prima delle elezioni.

Questa guerra è stata voluta a questo scopo. Gli altri argomenti sono solo dei pretesti per coprire questa verità. Questa è la ragione per cui i media pro-AKP rendono pubblici rapporti visibilmente esagerati ogni giorno e forniscono linee guida nonché target aizzando la popolazione sulla base di falsità fabbricate a tale scopo. Solo per dare un esempio, hanno scritto che 280 guerriglieri curdi sono giunti a Cizre dalle montagne. 21 civili sono caduti martiri a Cizre. Chi di loro era un guerrigliero/a?

Nessuno. In aggiunta a ciò, il Ministero dell’Interno dell’AKP ha affermato: “abbiamo ucciso 32 terroristi durante il coprifuoco nella città. Se è così, dove sono i corpi di queste 32 persone? Sono tutte menzogne. Non ci sono guerriglieri a Cizre. Ci sono solo giovani e abitanti del luogo.

UCCIDONO CIVILI E LI DEFINISCONO MEMBRI DEL PKK

A Silopi le forze armate turche hanno circondato una casa e aperto il fuoco su essa dalla sera fino al mattino; hanno ridotto la casa in rovina e alla fine hanno affermato: “abbiamo ucciso 3 membri del PKK”. In seguito è stato reso noto che due di loro erano due giovani del luogo, ordinari cittadini, che la gente incrociava sulla strada ogni giorno. Un altro caso simile si è verificato a Gaziantep dove uno studente universitario di Eruh è stato ucciso. Sparano su questi giovani e poi li identificano “membri del PKK”. Uccidono indistintamente, donne e bambini e poi li chiamano “membri del PKK”, incluso un anziano di 75 anni e un neonato di soli 35 giorni.

Il terreno di questa situazione è in larga misura “fertilizzato” dai media nazionali. Gli attacchi condotti da gruppi organizzati contro l’HDP e i curdi in varie parti della Turchia oggi sono evoluti e formano la base di una guerra psicologica creata dai principali canali di informazione pubblica. In breve, vogliono vincere voti fabbricando notizie che puntano il dito sui curdi come un bersaglio nella realizzazione di una guerra intensa.

FABBRICANO FALSITA’, CREANO DISINFORMAZIONE
Erdoğan dice durante un talk show in TV “ne abbiamo ucciso 2000” il che è totalmente falso. Né gli attacchi aerei né quelli sul terreno hanno inflitto grandi perdite tra di noi. E’ vero che abbiamo subito danni come la perdita di valorosi compagni caduti martiri ma questo numero di caduti è come una goccia nell’oceano se consideriamo le dimensioni degli attacchi condotti contro di noi.

Un giornale turco scrive “due terzi del PKK è stato distrutto”. Questi titoli di giornale costituiscono un esempio di grande mancanza di rispetto per la società. Non dovrebbe essere così onorevole fare tali affermazioni; tuttavia loro ingannano il popolo. Fino a questo punto producono menzogne e incrementano la disinformazione: questi sono tutti sforzi per promuovere il proseguimento della guerra fino al 1 Novembre.

Gli appelli per un ritorno al tavolo dei negoziati di pace hanno valore e sono degni di stima, tuttavia non sono realizzabili finché gli sfacciati attacchi dell’AKP contro il nostro leader, il popolo e i nostri combattenti non cesseranno. Un risultato può essere raggiunto se gli sforzi vengono messi in atto considerando questa verità.

Successivamente al Newroz del 2013 alcuni rappresentanti del movimento politico kurdo hanno affermato “vogliamo riscattarci da questa etichetta che ci associa al terrorismo. Se siete ancora della stessa opinione perché continuate a combattere in questo conflitto?

La nostra lotta è giusta e legittima. Siamo stati forzati ad intraprendere un conflitto armato a causa dello smantellamento di un contesto di lotta mediante metodi politici e democratici. Non abbiamo mai chiesto di “essere riscattati dall’etichetta di terroristi” in questa nostra lotta giusta e legittima. Può essersi verificato un malinteso a tal proposito e nessun politico curdo direbbe una cosa del genere. La lotta del popolo curdo è una lotta di auto-difesa contro un stato del terrore e doveva necessariamente avere inzio di fronte alle tendenze di annullamento del popolo.

L’auto-difesa è anche riconosciuta come un diritto alla vita dalla legislazione internazionale. Il diritto alla vita è, d’altro canto, un diritto sacro. Anche noi siamo della stessa opinione. Abbiamo il diritto di difendere noi stessi, il nostro popolo ha il diritto di difendere l’autogoverno dichiarato e le nostre forze armate hanno il diritto di far fronte alle ritorsioni di uno stato sovrano -sfruttatore. Questo è l’atteggiamento che abbiamo rispetto a questa situazione e crediamo che questo problema sia da risolvere non con l’annullamento reciproco e l’uso delle armi ma col dialogo ad un tavolo e ribadiamo il nostro attaccamento a questa prospettiva. Ognuno ha una diversa definizione del terrore. Se si intende violenza per terrore bisogna chiarire che esiste una violenza di stato in Kurdistan che è perpetrata nelle modalità del terrore di stato. Con quale violenza sono stati uccise quelle 21 persone a Cizre? Questo è il caso di un esplicito terrore di stato. Ed è ovvio che queste pratiche unilaterali che etichettano i curdi sotto il nome del terrore non servono e non rappresentano una soluzione ma una situazione di stallo.

Lei afferma quindi che è stato l’AKP e Erdoğan ha interrompere il processo di risoluzione e che esiste una strategia elettorale dietro questo. Se lei pensa questo, perché non smettere di sostenere questa strategia che vuole un’escalation di violenza?

Come abbiamo appena detto il processo di pace è stato fermato e questa guerra è stata avviata dall’AKP e Erdoğan come parte della loro strategia elettorale. E’ vitale per noi rispondere agli attacchi dell’AKP. In altre parole dobbiamo reagire agli attacchi per evitare di subire un colpo. In risposta ad ogni attacco aereo sulle nostre zone e ad ogni massacro di civili nelle città dobbiamo fare azioni di rappresaglia. Se non ci mobilitiamo con gli attacchi loro si rafforzeranno e arriveranno al punto di vincere su di noi. Nel fare questo dichiariamo anche che non prenderemo come obiettivi militari e altre forze che non prendono parte attiva a questo processo bellico e agli attacchi armati.

In breve, noi stiamo conducendo una lotta per l’auto-difesa. Non siamo noi, ma l’AKP che ha voluto un’escalation di violenza. Non sono d’accordo con l’idea che la nostra risposta armata decisa sulla base del principio di auto-difesa fornisca un sostanziale contributo alla strategia dell’AKP. E’ una situazione controversa.

Ad esempio, loro vogliono sviluppare una guerra controllata e concludere questa strategia con l’annientamento del PKK, e questo lo ha dichiarato lo stesso Erdoğan. Se noi ci difendiamo, eliminiamo gli attacchi senza subire perdite e avanziamo col nostro sistema democratico, tutto questo può completamente sconfiggere il loro piano. Per questa ragione la conclusione per cui “il processo attuale serve alla strategia dell’AKP” è una questione controversa. Loro vogliono guadagnare voti uccidendoci ma la nostra difesa e crescita eliminerà completamente i piani del Palazzo. Se questo accadrà, perderanno e la lotta di liberazione del Kurdistan e le forze della Turchia democratica trionferanno.

“APPREZZIAMO GLI SFORZI PER UNA SOLUZIONE”
Vorrei di conseguenza affermare che noi stimiamo gli sforzi e i propositi di molti gruppi pacifici e democratici e consideriamo necessarie le loro posizioni e le loro critiche. In conclusione, insistiamo che è auspicabile la soluzione di vivere insieme pacificamente con il popolo della Turchia e che può essere raggiunta solo assicurando la democratizzazione della Turchia e il progresso dell’Autonomia Democratica del Kurdistan in Turchia.

Questa nostra preferenza è significativa e dovrebbe essere valutata dai rappresentanti della Turchia dal momento che abbiamo anche altre opzioni, le quali tuttavia non sono state prese in considerazione attualmente. E ribadisco, se ci diranno “sottomettetevi e arrendetevi oppure vi uccideremo”, nonostante tutti i nostri approcci per una soluzione pacifica, dovremo cercare la nostra propria via. Da questo punto di vista il processo di guerra attuale e la gestione di questo è molto importante per noi.
Riguardo a ciò affermo ancora una volta che rispettiamo e prendiamo in considerazione ogni sforzo per una soluzione.