Kalkan: l’AKP ha concluso il processo

Il Membro del Consiglio Esecutivo del KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) Duran Kalkan ha parlato con Yeni Özgür Politika riguardo i recenti sviluppi in Turchia e in Kurdistan, compresi gli ammonimenti e le critiche che il leader curdo Abdullah Ocalan ha avanzato durante i suoi più recenti incontri con suo fratello e la delegazione del BDP (Partito della Pace e della Democrazia), l’approccio dello Stato turco e il ruolo e la responsabilità del KCK nel processo di risoluzione democratica, il corso del cessate il fuoco e la guerra che lo stato turco porta avanti a Rojava. Ecco alcuni estratti:

Il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha detto durante il suo recente incontro con il fratello, Mehmet Öcalan, che il processo di un anno si è chiuso il 15 ottobre. Che cosa significa questo messaggio dal vostro punto di vista?

Questa dichiarazione del leader Ocalan è un avvertimento e una verità secondo cui egli vuole che tutti sappiano, il movimento curdo e il popolo. Dietro queste osservazioni si celano anche una preoccupazione e una critica. Si può concludere dalle osservazioni di Apo (Ocalan) che egli trova l’atteggiamento e l’approccio nei confronti del governo dell’AKP deboli e inadeguati. Egli teme che i curdi non abbiano quindi compreso che il governo dell’AKP ha terminato il processo.

Durante il suo recente incontro con la delegazione del BDP Ocalan ha detto di considerare importante la dichiarazione del KCK e ha detto che quello che i curdi dovevano fare ormai era di non aspettarsi che il governo prendesse delle misure ma di mettere in pratica la propria soluzione. Nella sua dichiarazione il KCK ha dichiarato che “se lo Stato turco e il governo fallissero nel cambiare il loro attuale atteggiamento verso la questione curda e nel fare ciò che è necessario per la soluzione del problema, il nostro movimento dovrà rivalutare la situazione e prendere le misure per la costruzione di una vita libera e democratica con la nostra volontà e metodo, in linea con la nostra linea teorica e di concetto”.

Quali misure saranno applicate in pratica nel periodo a venire?

La verità che doveva essere nota è che ci sono due aspetti della democratizzazione della Turchia e della soluzione della questione curda; lo stato dovrebbe essere sensibile alla democrazia ed essere sollevato dal suo carattere sciovinista, nazionalista, dispotico, monista e fascista. Si dovrebbe ottenere un nuovo carattere pluralista che riconosca e accetti le libertà e la società democratica e comprenda le amministrazioni basate su un’organizzazione pubblica e democratica. Ciò significa che lo Stato dovrebbe accettare lo stato + la realtà della società che Apo ha descritto come “soluzione di autonomia democratica”, che si basa sullo stato e la società democratica o nazione democratica che condivide il potere e l’amministrazione in un certo equilibrio e armonia.

L’altro aspetto della democratizzazione e della soluzione della questione curda è l’organizzazione della nazione pubblica democratica. Significa che consente alla società turca, alle donne, ai giovani, i lavoratori, gli artisti, gli ufficiali, gli intellettuali, gli aleviti, i sunniti e i diversi gruppi religiosi e le comunità di organizzarsi e amministrare se stessi liberamente con la propria identità; significa la loro formazione di una unità nazionale e di alleanza con le altre comunità, in linea con il progetto di Confederalismo Democratico. Per i curdi questo significa anche organizzarsi e condurre una vita con la propria identità, cultura e lingua, cioè l’organizzazione della nazione democratica curda in otto dimensioni che sono gli aspetti economico, giudiziario, sociale, politico, culturale, ecologico, diplomatico e di auto-difesa. La formazione di un’organizzazione pubblica democratica in tutti questi settori comprende l’autogoverno che si basa sull’auto-organizzazione.

A questo proposito, la democratizzazione e la soluzione della questione curda non significano la presentazione da parte dello Stato e il governo di un certo diritto ai curdi e ad altri ambienti sociali. La mentalità statalista ha portato con sé una percezione secondo la quale solo lo Stato stesso può concedere o negare diritti e libertà.

E’ una aspettativa inutile quella di chiedere al governo di fornire le cose che ha distrutto e con cui è riuscito a cavarsela. E’ come chiedere la libertà al carnefice.

Proprio dallo stato che ha provocato il dispotismo e una questione curda non si può pretendere che adotti misure per la democrazia o per la soluzione della questione curda. Questo è il motivo per cui non ha senso chiedere allo stato di trovare una soluzione a questi problemi.

Come è stato indicato anche da Ocalan, sono i circoli oppressi della società, donne, giovani, lavoratori, che otterranno la democratizzazione della Turchia e della soluzione della questione curda. Il 70-80 per cento di questo processo si basa su di loro, mentre il resto si baserà sullo stato. Il leader Apo critica la debolezza e la schiavitù ideativa della società per lo Stato e la resa allo statalismo. La costruzione della nazione democratica e la società democratica si baseranno sulla loro organizzazione con la propria volontà.