JIN TV: una televisione autonoma di donne – internazionale e indipendente
La fondazione delle donne Newa ha annunciato che Jin TV, canale per sole donne, inizierà le sue trasmissioni l’8 marzo e la fondazione chiede a tutte le donne di guardare il canale. La fondazione Newa ha rilasciato una dichiarazione sul canale di sole donne Jin TV. La fondazione ha rilasciato una dichiarazione il 9 gennaio 2018 e ha annunciato che il progetto Jin TV è stato completato in modo significativo. Nella sua nuova dichiarazione, la fondazione ha annunciato che Jin TV inizierà la trasmissione di prova l’8 marzo, Giornata internazionale della donna.
La dichiarazione afferma : “L’8 marzo 2018, ancora una volta le donne scendono in piazza nei quattro angoli del mondo rivendicando di rompere la violenza e lo sfruttamento sul corpo delle donne, sul lavoro delle donne e sull’esistenza delle donne. Crescono e rafforzano il loro scopo, rivendicazione e organizzazione.
Come parte di questa organizzazione, inizieremo l’8 marzo la trasmissione di prova di Jin TV per annunciare la voce, la parola e la lotta delle donne “.
Satellite: Hotbird 13°E
Frequency: 11 054 MHz
Polarization: Horizontal
Symbolrate: 27500
FEC-rate: 5/6
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JIN TV: una televisione autonoma di donne – internazionale e indipendente
Un forum mondiale delle donne in Asia? Una radio autonoma in America Latina? Un seminario sulla storia delle donne? La rivoluzione in Kurdistan? Come dovremmo sentir parlare di queste cose? Nello sforzo per ottenere informazioni sulle lotte delle donne e i movimenti in tutto il mondo, ci immergiamo in troppe lingue e in migliaia di siti internet. Partecipiamo a seminari e manifestazioni. Siamo interessate alle culture e alle condizioni delle donne di tutto il mondo. Ma – come essere informata? Da dove vengono le informazioni? E come posso farne parte? È importante trovare una risposta a queste domande e stiamo lavorando molto a questo proposito. Prossimamente ci sarà una TV autonoma di donne: internazionale e indipendente!
Portare l’anti-sessismo nei principali canali di comunicazione
Non vogliamo solo il pane, vogliamo l’intero panificio! Le strutture patriarcali e i ruoli tradizionali non devono essere superati solo nelle reti emancipatorie, ma anche e soprattutto nei principali canali di comunicazione, che modellano continuamente la nostra cultura, le nostre percezioni, i nostri sentimenti e i nostri pensieri.
I consumatori televisivi più fedeli sono le donne che lavorano da casa. Si prendono cura dei loro familiari, allevano figli e lavorano da casa, spesso senza reddito. La TV spesso le colloca sullo sfondo. Raramente notano la propria invisibilità sullo schermo. Le attrici principali spesso sono ricche e hanno problemi completamente differenti. Passano da una festa all’altra e spesso perpetuano i ruoli di diva, vergine, cercatrice d’oro o santa. Noi vogliamo mostrare la realtà delle donne e le loro reali lotte. Vogliamo mostrare donne indebolite, che mostrano la possibilità di riacquistare forza e coraggio. Vogliamo vedere donne che studiano la loro storia, invece di ascoltare la versione della storia voluta dal potere. Vogliamo vedere donne che sono esperte nei loro campi. Vogliamo aumentare le discussioni sull’etica e sull’estetica. Per noi, le donne del mondo costituiscono una nazione oppressa, che è in grado di liberarsi. È quindi giunto il momento di fare un altro passo importante verso l’autodeterminazione e creare una TV autorganizzata per donne!
Alcune statistiche per mostrare l’urgenza della questione: nel 2016, Sen Jia e altri ha pubblicato uno studio dal titolo “Le donne sono viste più più di quanto vengono sentite nei giornali online”. Su 2,3 milioni di articoli di 950 agenzie di stampa, le immagini mostrano principalmente donne, anche se la stragrande maggioranza degli articoli sia scritta da uomini. Questo dimostra che le donne sono percepite in termini di oggetto di interesse, piuttosto che come veri soggetti con potere e autonomia. La scelta delle immagini influisce sulla nostra coscienza collettiva e consapevolezza nella vita quotidiana molto più di quanto si pensi.
Un altro interessante studio a lungo termine di Cory L. Armstrong riguarda le proteste delle donne nelle notizie dal 1960 al 2006. Lo studio ha scoperto che solo il 21% di queste notizie è stato scritto da donne, e quindi il 79% da uomini. Lo studio descrive anche la relazione tra la visibilità delle proteste e la rappresentazione delle donne. Dopo tutto, molte proteste si svolgono in particolare per i diritti delle donne. Inoltre, le proteste raggiungono solo un’ampia rilevanza sociale, soprattutto quando le donne vi partecipano.
Anche nei casi in cui assistiamo a un aumento di giornaliste e inviate, il numero di donne nelle posizioni di comando è ancora estremamente basso. Spesso, le donne raggiungono posizioni alte grazie ai meccanismi delle quote di nuova costituzione. Questo accade anche se le donne hanno spesso qualifiche uguali o addirittura superiori rispetto agli uomini. Si può parlare di una lobby mediatica maschile che esclude sistematicamente le donne dai suoi ranghi.
Come si può vedere dalla distribuzione ingiusta delle posizioni lavorative nei media, è importante non considerare l’emancipazione delle donne come una problematica passata. Le donne non dovrebbero essere soddisfatte della mera possibilità di scrivere solo sui cosiddetti problemi femminili.
La struttura dell’industria dei media basata sull’interesse (economico e patriarcale) anestetizza il pubblico, mentre i media ci bombardano con stereotipi sessisti e razzisti. Attraverso questo meccanismo, i media contribuiscono a stabilizzare e rinforzare quotidianamente le relazioni di potere e quindi aiutano la dominazione maschile e il potere di autosostenersi. Tuttavia, i media dovrebbero essere un luogo di decostruzione degli stereotipi e di promozione di immagini e di forme sociali libere.
Con l’istituzione di una TV per donne, non miriamo solo a raggiungere o superare la politica delle quote, ma anche a creare condizioni di lavoro umane e giuste. Abbiamo deciso di lavorare in comitati non gerarchici, per trattare le donne con figli come un arricchimento e nom come un peso, per creare tutti gli ambiti della TV con il lavoro e l’impegno delle donne, dall’editrice alla direttrice, dalla responsabile del programma alla camerawoman, dalla grafica all’editorialista.
L’autonomia prima dell’uguaglianza
Il nostro concetto fondamentale ruota attorno a un’organizzazione fisica e mentale separata e autonoma, come donne, per conoscere la nostra storia e per ripensare la nostra soggettività come creatrici autonome di storia. Contro le antiche forme di oppressione e di sfruttamento emerge il desiderio di rivendicare tutte le sfere della vita e ripensare le idee e i metodi della sociologia, della filosofia, della psicologia, delle scienze naturali e della cultura. Prima di parlare di uguaglianza, dobbiamo stabilire l’indipendenza e l’autonomia, per sviluppare la nostra capacità di pensare, agire e creare liberamente. Questa è la nostra opinione riguardo al bisogno di spazi autonomi per le donne.
Non possiamo entrare in relazioni libere, senza prima liberarci di noi stesse. Non possiamo aspettarci di ottenere una liberazione individuale senza impegnarci in processi collettivi in cui possiamo sviluppare decisioni, pensieri e azioni libere.
Vogliamo rendere pubblici i processi di apprendimento per rafforzare la liberazione delle donne. Gli ambiti delle donne autonome non sono pensati per il riposo, ma per imparare dal nostro stesso potere e superare i limiti che ci sono imposti dal sistema egemonico. Sappiamo che le donne sono rappresentate in una certa misura in diversi campi della vita pubblica. Ciò significa che le quote di genere possono aiutare le single donne a entrare negli spazi di lavoro dominati dagli uomini. Ma costituiscono delle eccezioni. E come spesso si dice, le eccezioni confermano solamente la regola. Non portano cambiamenti sociali reali e significativi. Possiamo lavorare in posti diversi, pur mantenendo la nostra identità e senza venir assimilate?
Abbiamo bisogno di aumentare il potere delle donne dietro la telecamera. Come editrici, scrittrici, manager e produttrici. Per lo sviluppo di una stampa libera, dobbiamo superare la censura. Molto più cruciale della comprensione di ciò che vediamo e ascoltiamo nei media ogni giorno, è la domanda su ciò che necessariamente non vediamo o sentiamo. Queste strutture di potere ci portano a interrogarci, a dubitare e a censurarci consapevolmente e inconsapevolmente. “Sono autorizzata a farlo? Posso dire questo? Non è troppo radicale?” La maggior parte delle persone sarebbe contenta di sentire nuove cose volte al cambiamento. Ciò che ci viene presentato come “la richiesta dei consumatori” in realtà ci viene imposto e corrisponde a una scelta consapevole da parte di chi detiene il potere dei media. Spesso non ci troviamo di fronte a una censura brutale, perché i nostri atteggiamenti interiorizzati ci fanno censurare e silenziare noi stesse. Questo adattamento rappresenta la sorella minore del liberalismo e rafforza attivamente e quotidianamente la modernità capitalista.
I media delle donne scrivono la nostra storia
Come è noto, coloro che raccontano la verità sono state spesso criminalizzate, perseguitate, brutalizzate, torturate e uccise. Colei che diceva la verità al potere era spesso condannata a una vita isolata, umiliata o sterminata. I sistemi dominati dagli uomini capitalizzano sul monopolio della scrittura storica e quindi si auto-affermano come detentori del potere della cultura, dell’ideologia e della verità cancellando il dissenso e le ricerche per la libertà dalla storia. Le donne nel corso della storia hanno riconosciuto l’importanza dei media e del giornalismo per la propria storia, le proprie idee e lotte. Tuttavia, le strutture e le storie patriarcali spesso riuscivano a nascondere questi sforzi e le storie della autorialità e della ricerca delle donne. Nel corso della storia, le lotte delle donne hanno spesso incluso gli sforzi per avere propri giornali, periodici e media. La distribuzione di discussioni e opinioni per trasformare le narrazioni dominanti e le opinioni nella società erano vitali nella battaglia per una società più giusta, libera e equa. Le giornaliste erano spesso consapevoli non solo di scrivere nei network e di distribuire le prospettive delle donne. Hanno anche scritto per non essere mai più dimenticate. La storia è documentata attraverso gli scritti e quindi è stato fondamentale per le donne creare i propri documenti, testimenianze e archivi per entrare nella storia e lasciare il proprio segno. Agendo in questa consapevolezza, le scrittrici spesso sono state prese di mira da istituzioni familiari, statali e religiose.
In tutto il mondo, gli sforzi delle donne hanno spesso ruotato intorno alle stesse questioni fondamentali: indipendenza delle donne e autodeterminazione sulla propria vita e sul proprio corpo, così come adeguate condizioni materiali e indipendenza economica. Le lotte delle donne per la pari partecipazione e il riconoscimento sui luoghi di lavoro sono connesse con la libera autodeterminazione della propria vita, materialmente e mentalmente, poiché l’autonomia economica è la chiave per una vita senza sfruttamento sessuale, sociale ed economico. Le battaglie delle donne nel giornalismo vanno intese in questo contesto.
Una rivoluzionaria tedesca una volta ha detto: le donne hanno solo ottenuto il diritto di studiare legge, quando la scienza non ha più abbastanza influenza per cambiare in modo reale e sostenibile le condizioni sociali. Inoltre, le donne hanno solo ottenuto il diritto di voto, quando la politica è diventata una mera farsa e le elezioni non hanno più comportato cambiamenti.
Basandoci su questo, possiamo dire che noi donne abbiamo ottenuto il diritto di formare i nostri media autonomi, quando nel panorama dei massmedia le relazioni di potere sono state a lungo distribuite e ora le riviste di gossip contribuiscono a aumentare le statistiche per distorcere la realtà delle relazioni di potere. C’è una differenza fondamentale tra scrivere di una ricetta per una torta e articolare pensieri liberi e opinioni. Il che non vuol dire che le giornaliste non possano preparare torte, ma che attraverso una carcerazione dorata in ruoli standardizzati di genere, le loro voci sono messe a tacere e non vengono loro affidate responsabilità diverse, al di là di un quadro normativo tradizionale. Questo purtroppo raggiunge lo scopo per cui le donne stesse non si fidano più delle proprie capacità.
Collegare la televisione internazionale delle donne alla tradizione dei media curdi
Con lo sviluppo del movimento curdo per la libertà, è diventata chiara la necessità di un giornalismo veritiero per impedire alle istituzioni stataliste di ottenere il monopolio della copertura giornalistica. Dagli anni ’90, lo stato turco sta conducendo una guerra atroce contro i curdi nel Kurdistan settentrionale. Lo scopo di questa guerra di distruzione è quello di eliminare i curdi culturalmente e fisicamente dalle mappe geografiche e dai libri di storia. L’obiettivo è nientemeno che un genocidio. Ma contro le più orribili forme di violenza, si è sviluppata una forte volontà di resistere e di vivere. In risposta a questi attacchi, è stata pubblicata la rivista curda di donne Jina Serbilind (Donna orgogliosa). Le donne hanno scritto, fotografato e montato tutto. Gurbetelli Ersöz è stata la prima redattrice capo in Turchia e in Kurdistan, finora conosciua. Insieme a Gültan Kişanak hanno pubblicato molti articoli. La loro opera ha posto le basi della volontà di trovare una potente forma per esprimere un’azione politica, nonché un cambio di prospettiva. Quando la televisione curda denominata Med TV ha iniziato a trasmettere nel 1995, molte donne sono state coinvolte, davanti e dietro la telecamera. Quindi, possiamo riferirci a lunghi anni di esperienza. Per anni, le donne hanno sviluppato le proprie strutture mediatiche in tutto il Kurdistan.
L’esercito turco, l’Isis e gli altri gruppi jihadisti cercano di cancellare la storia del Medio Oriente e, con essa, la storia dell’umanità, distruggendo sistematicamente il patrimonio culturale mondiale, come l’area di insediamento nelle grotte di Hasankeyf a Elih, il tempio di Ishtar a Afrin o i siti sacri di Palmyra. Contro l’eliminazione fisica e culturale, la lingua curda doveva essere recuperata dall’illegalità, per restituire una voce al Kurdistan.
Con l’emergere della rivoluzione in Rojava, si è sviluppata una autorevole cultura delle donne. Le donne sanno che nulla non succede per caso. No, richiede una coscienza, una decisione, una volontà di attuare e, sulla base di queste, una pratica. Non ci sarebbero stati i Consigli delle donne se non fossero stati costruiti dalle donne stesse. Non ci sarebbero state le Unità di difesa delle donne, se non ci fossero state donne che hanno lavorato e combattuto per le Ypj. Il mondo non dimenticherà mai come gli appelli delle donne hanno messo in fuga i membri dell’Isis. Ma cosa avviene se i media non riportano cosa succede veramente? E se la maggior parte degli eroismi passasse inosservata, perché il mondo non riceve informazioni su di loro? Cosa succede se la TV si riferisce alle donne più coraggiose del mondo come terroriste? Per questo i tempi sono maturi per creare la nostra informazione. Il problema non è tanto quello di mostrare le donne sugli schermi, quanto piuttosto quello di presentare tutta l’informazione dal punto di vista delle donne.
In tutto il mondo ci sono progetti radio o web autoorganizzati. In questo momento, la rivoluzione delle donne in Rojava ha un ruolo di primo piano nel giornalismo delle donne. Mai prima d’ora ci sono stati così tanti progetti di donne autonome, come in Rojava. Ovunque, le piattaforme autonome aumentano di significato, poiché le donne incarnano una nazione oppressa in tutto il mondo. Nonostante internet, ci sono ancora molti ostacoli ai tentativi di collegamento in rete tra le donne. Spesso, valori e discussioni non possono essere comunicati alle donne di altri paesi.
Internazionalismo oggi significa anche superare le strutture imperialiste e post-coloniali. Ci saranno programmi di produzione auto-organizzata provenienti da tutto il mondo. In questo modo, saranno resi visibili i diversi mondi e le differenti condizioni delle donne, così come le loro rivendicazioni. Le donne saranno le pioniere nel superare questi confini.