In migliaia ricordano le vittime del massacro di Kobanê

Migliaia di residenti del cantone di Kobanê hanno ricordato i 251 martiri caduti nel massacro del 25 giugno, con delle cerimonie tenute nel cimitero di Kobanê e nel villaggio ldi BerxBotan.

C’è stato il primo memoriale del massacro di Kobane del 25 giugno, nel quale 251 civili tra cui donne, bambini e anziani sono stati uccisi in questo orribile massacro a Berx Botan, 34 km a sud Kobanê. Le cerimonie sono iniziate con un minuto si silenzio seguito dal discorso di Arif Bali Co-Presidente dell’istituzione delle famiglie dei Martiri, con le condoglianze alle famiglie delle vittime.

Bali ha dichiarato: “Il nostro popolo ha aperto gli occhi quella mattina su un massacro, su come i mercenari hanno preso di mira i civili con sangue freddo, però la nostra resistenza, del popolo rivoluzionario, è scesa in strada e ha ripulito la città dai mercenari”.

Il segretariato del Partito curdo della Sinistra Muhammad Musa ha detto ” il massacro di giugno è una prova del rancore e dell’odio del nostro nemico, che è stato sconfitto nelle trincee e nei campi di battaglia dalle Unità di Difesa del Popolo, dal momento che non potevano sopportare le vittorie ottenute in Rojava.”

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I martiri del massacro di Kobane continuano a vivere nei nostri cuori
Esattamente un anno fa Daesh (ISIS) fece nuovamente irruzione nella recentemente liberata città di Kobane e riuscì a compiere un massacro brutale che durò più di 24 ore; si infiltrarono casa per casa uccidendo barbaramente civili, uomini, donne, bambini e neonati nelle loro culle; nessuno fu risparmiato. Oggi ritorniamo su questa tragedia che fa parte di una lista senza fine di simili tragedie e massacri.

Nelle addormentate e strette strade, nei vicoli di questa piccola città immagino lo spettro di un male che la percorre come un’ombra scura…essa viaggia oggi sul viso segnato dal sole di una nonna le cui lacrime scendono tra le rughe del suo viso addolorato e delle sue mani; sbatte le sue mani consumate dal tempo sulle ginocchia ancora e ancora, manifestando il suo cuore distrutto che continua tuttavia a battere nel dolore; le lacrime scendono in silenzio, senza fine. Quell’ombra viaggia di casa in casa attraverso le porte delle case rimaste chiuse come in memoria delle vittime e come manifestazione di un cordoglio comune, scuro, silenzioso, calmo, da cui emerge una tristezza troppo profonda per essere detta.

Anche gli uccelli rimangono silenziosi oggi come se anche la natura stessa comprendesse quanto è accaduto; e anche lei restasse piegata dalla pesantezza di questo dolore. Quell’ombra viaggia ancora fino a trovare i tre bambini orfani le cui vite sono state frantumate per sempre in quel giorno di un anno fa. La bambina più grande, di 9 anni conosce bene il dolore di oggi. E’ passato un anno da quando non ha più parlato né sorriso; eccola ora, con le poche dita rimaste da quando i terroristi di ISIS travestiti con le uniformi delle YPG gliele hanno mozzate solo perché in quella disgraziata mattina aveva fatto loro il segno di vittoria. L’ombra viaggia ancora attraverso le macerie e i vicoli fino a trovare la famiglia che perse 11 dei suoi membri in un giorno solo..dove e a chi puoi gridare il tuo lamento quando il fardello è talmente insostenibile?! Ma l’ombra viaggia ancora oltre e raggiunge la casa che sarebbe dovuta appartenere ai neosposi che avevano celebrato il loro matrimonio 15 giorni prima dell’eccidio; la loro casa è ridotta ormai a una struttura triste e pericolante come se sentisse la vergogna di questa inumanità e rimanesse lì per sempre muta in segno di protesta. E ancora l’ombra viaggia trasportando vortici di polvere come sperando di spazzar via le indicibili memorie che oscurano questa città e si aggrappano ostinatamente agli angoli e alle immagini. Immagino che essa viaggi fino al più remoto angolo di questa città, fino a ritrovare i miei più preziosi piccoli amici, i miei cinque angeli orfani, e tiene tra le braccia questi piccoli che probabilmente sono troppo piccoli per aver potuto comprendere ma saranno ricordati con dolore oggi per quanto hanno perso un anno fa. Non gli è rimasto nulla a cui aggrapparsi tranne una foto, da loro baciata e ribaciata, dei genitori perduti che gli ho dato non molto tempo fa…

Oggi, esattamente un anno fa, perdemmo 233 vite ma non saranno dimenticate. Rimarranno per sempre presenti in questa piccola città. Esse sono una delle più grandi ragioni che ci spingono a proseguire la lotta, una lotta per liberare questo mondo da mali indicibili, da atti di tale violenza da offuscare i limiti dell’umanità fino ad un immaginabile luogo di non ritorno. Oggi è un giorno di commemorazione per affermare che mai e poi mai rinunceremo alla battaglia e alla lotta contro questo male insaziabile.
La resa o l’autocompiacimento non è un’opzione né un lusso che ci possiamo permettere. C’è una madre di due martiri delle YPG che conosco e che visito regolarmente. Ogni volta che la vado a trovare nel suo bel piccolo villaggio c’è un’iscrizione che vedo sul muro di un negozio abbandonato. La scritta a mano dice: “Dimenticare è tradimento” – Abdullah Ocalan- una frase che dovrebbe essere la nostra guida e filosofia ispiratrice. Il mio cuore è affranto oggi insieme a tutti i miei cari di Kobane. Shahid namirin significa “I martiri non muoiono”. Essi vivono per sempre nei nostri cuori.

H.A da Kobane