Impiccati prigionieri politici curdi, Gulperipur e Ismaili
Un prigioniero politico curdo iraniano, Hebibulla Gulperipur, di 29 anni, Reza Ismaili, di 35 anni sono stati trasferiti in cella d’isolamento il 25 ottobre 2013 e impiccati il 26 ottobre nel carcere di Umriye.
Alle prime ore del mattino del 25 ottobre, il prigioniero politico curdo è stato messo in condizione d’isolamento. Il signor Gulperipur è stato arrestato dai servizi segreti delle Guardie rivoluzionarie di Mahabad nel 2009, mentre si stava dirigendo da Mahabad verso Umriye. Da questo momento è stato sottoposto a trattamenti degradanti, i più crudeli e disumani, torture da parte della autorità del regime islamico nelle carceri di Sine , Kirmanshan e Urmiye e nei vari centri di detenzione. Poi è stato condannato a morte dal Tribunale rivoluzionario di Mahabad a causa del suo legame con il Partito della vita libera del Kurdistan (PJAK) e con l’Associazione delle madri della pace a Mahabad.
Da quando è stato incarcerato, il signor Gulperipur, ha avviato per due volte lo sciopero della fame per protesta contro maltrattamenti e torture a cui veniva continuamente sottoposto durante la detenzione e nel corso degli interrogatori. In aggiunta a ciò è stato trasferito due anni fa nel carcere di Semnan.
Il signor Gulperipur attraverso una lettera pubblica inviata dal carcere nel febbraio 2012 ha spiegato in dettaglio i trattamenti degradanti ed inumani ai quali era sottoposto durante i periodi di detenzione e interrogatorio nei centri di Mahabad e Urmiye. Qui dichiarava: “Oltre ad essere detenuto per molto tempo in condizione d’isolamento, ho trascorso molto tempo subendo torture e umiliazioni che mi hanno portato alla morte, ho provato a lamentarmi della situazione mandando delle lamentele alle autorità interessate ma, in questo paese, la voce di un singolo cittadino non va oltre le sbarre di una cella e non può essere sentita dall’opinione pubblica”.
Anche se negli ultimi mesi diversi prigionieri politici sono stati rilasciati con la salita al potere di Rouhani, i prigionieri curdi sono rimasti esclusi da questa sanatoria. Contrariamente agli slogan della campagna elettorale contro le politiche discriminatorie, esse vengono applicate in maniera sistemica dal governo in carica e dallo stesso molti prigionieri sono stati arrestati”.
Attualmente sono 30 i prigionieri politici curdi detenuti nel braccio della morte a rischio di un’esecuzione imminente. Il regime islamico considera i prigionieri politici come ostaggi, pertanto il loro destino è nelle mani delle autorità e dei servizi di sicurezza.