‘Il tempo è arrivato, Libertà per Ocalan”, e per tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici Marcia sarda Gramsci-Ocalan
Questa lettera è indirizzata non solo a compagni conosciuti ma anche ad associazioni gramsciane sarde e ad amministrazioni di buona volontà, sensibili al problema kurdo e alla drammatica condizione medio-orientale oggi; ricade in una data cruciale per la vicenda kurda in quanto il 15 febbraio ricorre l’anniversario della cattura di Abdullah Ocalan, nel 1999, in seguito alla sua breve permanenza in Italia e all’attivazione del mandato di estradizione tedesco contro di lui.
Da allora la data del 15 febbraio è diventata una data simbolo per il popolo kurdo e per la solidarietà internazionale, nella forma politica di una marcia internazionalista che si svolge dalla Corte europea di giustizia, in Lussemburgo, al Parlamento Europeo a Strasburgo. In particolare, questa data ha assunto rilievo istituzionale nel 2019, allorquando per sensibilizzare le istituzioni europee sulle condizioni di detenzione dei militanti kurdi incarcerati fu avviato dai militanti quello che si può registrare come il più grande sciopero della fame della storia recente.
Ad aprile di quell’anno fu concesso ad Ocalan per la prima volta dopo anni un incontro con gli avvocati, sotto la garanzia di emissari delle istituzioni europee; al duro prezzo di molti morti quello sciopero, con una accorata preghiera del presidente Ocalan agli scioperanti, ebbe temporaneamente termine. Poi più niente: il regime turco non adempì a quelle aperture, appena compatibili con i requisiti delle corti internazionali in materia di trattamento dei prigionieri, e anzi inasprì la repressione interna contro tutte le manifestazioni di opposizione, con particolare accanimento contro intellettuali, giornalisti e artisti.
Il martirio di componenti inermi della band musicale Grup Yorum ne è la testimonianza incancellabile. Questo accanimento è direttamente legato all’evoluzione sul campo nel nord est della Siria, dove il contributo determinante delle milizie kurde nella guerra all’ISIS è stato cinicamente sacrificato dal ritiro americano, e dall’omertà dei governi europei, al costante ricatto del regime di Erdogan.
Ora, a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia, la marcia internazionalista non può avere luogo. Si è quindi reso necessario il ricorso a modi di informazione più elementari in ambiti locali. Per quello che se ne può trarre nel tempo, io che scrivo queste righe mi sono assunto l’impegno di una marcia per il trattamento dei prigionieri e per la campagna di liberazione di Ocalan, consistente nella vicinanza simbolica e politica della figura del nostro Antonio Gramsci alla vicenda del presidente riconosciuto del popolo kurdo. Questa marcia, che posso con diritto indicare come marcia sarda Gramsci-Ocalan, si svolge sulle strade dei paesi Gramsci, da Ales a Sorgono e da Sorgono a Ghilarza, con il sostegno delle associazioni gramsciane dei tre paesi.
Nell’itinerario di questi cento chilometri mi prendo la cura di informare le amministrazioni sensibili, nella fiducia che esse possano prospettare la concessione della cittadinanza onoraria ad Ocalan così come già è stato fatto dal comune di Riace, dal comune di Palermo e molti altri, o comunque con un atto esplicito di solidarietà civile dal basso, capace di rompere l’isolamento e di incidere sulle ritrosie tattiche del ministero degli esteri italiano nonché delle istituzioni europee.
Partita da Ales lunedì 8 febbraio 2021, la marcia arriva a Sorgono giovedi 11 febbraio e a Ghilarza sabato 13 febbraio. Sostenuta dai COBAS Scuola Sardegna, ha incontrato l’Associazione Casa Natale ad Ales, il comune di Ales e il comune di Usellus, la Tavola sarda della pace a Laconi. Avrò cura di aggiornare nei prossimi giorni questo passaggio, piccolo ma oggi così necessario: la vita dei prigionieri può camminare soltanto se camminano per loro i nostri corpi.
Grazie, Gian Luigi Deiana