Il Land Grabbing di Erdogan
Ankara allarga il sequestro di proprietà nel sudest della Turchia. Obiettivo è la distruzione del Kurdistan come entità politica e culturale-Nella sua guerra contro il Movimento di Liberazione Curdo nel sudest della Turchia Ankara da alcune settimane si avvale di una nuova strategia: interi quartieri vengono »sequestrati« per modificare la demografia della regione a lungo termine. Questo sviluppo ha avuto inizio nella zona della città vecchia di Sur della metropoli di Diyarbakir, significativa sia dal punto di vista culturale che politico. La zona delimitata da mura di cinta secolari è stata quasi del tutto »espropriata«, per spianare la strada a una strategia di espulsione e gentrificazione. Lunedì ora da parte del Ministero dell’Interno è stato reso noto »l’esproprio urgente« di sette zone nel sudest della Turchia abitato prevalentemente da curdi. Sono interessate aree nei distretti di Diyarbakir, Idil, Kiziltepe, Yüksekova e Cukurca.
La base del piano orchestrato dalla leadership dell’AKP vicina al Presidente Recep Tayyip Erdogan e al Premier Ahmet Davutoglu è data dai combattimenti in corso da mesi tra le forze operative turche di esercito e polizia e le Unità di Difesa dei Civili (YPS) della popolazione. Nonostante il bersagliamento a tappeto con carri armati e artiglieria, punizioni collettive della popolazione civile curda e espulsioni di massa, le unità speciali fino ad ora non sono riuscite a logorare il Movimento di Liberazione Curdo.
La forza militare fino ad ora è fallita nel raggiungere l’obiettivo che si era data di »ripulire« l’intera zona da sostenitori del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e del movimento civile curdo per l’autonomia. La ragione è l’elevato consenso di cui godono tra la popolazione le parti del movimento curdo che lottano in armi. Anche Erdogan e Davutoglu sanno: non sarà possibile vincere questo scontro in modo puramente militare.
Per questo con gli espropri forzati di zone strategicamente significative vogliono distruggere e sottomettere a lungo termine anche le roccaforti del PKK. Questi piani sono al punto più avanzato a Diyarbakir-Sur: le persone degli strati più poveri della popolazione che spesso hanno trovato rifugio qui durante le espulsioni da parte dell’esercito turco negli anni ’90 devono essere nuovamente scacciati. Le case distrutte da militari e polizia vanno ricostruire dal famigerato ente statale per l’edilizia TOKI. Si vogliono ricostruire le strade oggi ancora strette e intricate in modo che possano essere percorse da apparati militari pesanti.
L’obiettivo di questo modo di procedere è chiaro: il governo turco non trova sostegno tra i curdi. Quindi vuole distruggere le reti sociali e culturali di questa popolazione. Il sequestro ad ampio raggio di proprietà curde insieme agli arresti di massa di rappresentanti legali del movimento curdo, così come l’assassinio di civili e combattenti delle forze di difesa dei curdi, insieme danno il quadro di un piano che vuole portare la totale distruzione della resistenza curda. Erdogan così impone ai curdi una guerra distruttiva. Che tutta la Turchia possa precipitare in una guerra civile di cui non si può prevedere la fine, per conservare il suo potere lo ha messo in conto.
Peter Schaber
Jungewelt
Foto: AP Foto/Murat Bay