I limiti della tregua
Tregua umanitaria! Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU – che ad oggi non è noto per aver impedito guerre – ha pronunciato la sua sentenza sulla Siria. Silenzio temporaneo dei signori della guerra che ci derubano del nostro tempo, della nostra vita, del nostro futuro e dei nostri averi. Magari tacessero per l’eternità. Le aspettative si basano sull’ „umanesimo“ ma che effetto può avere davvero l’ingenuità?
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con lo sguardo rivolto a Ghouta est ha fatto appello per una tregua di 30 giorni. Ma la Turchia rispetto a Afrîn non si è sentita chiamata in causa. Motivazione: la risoluzione non contiene la parola „Afrîn“! Gli appelli del Presidente francese Macron e di diversi altri rappresentanti dell’UE mostrano che una parte della Comunità Internazionale è convinta che la Turchia dovrebbe attenersi. Afrîn ha bisogno di una discussione a sé. In questo editoriale voglio occuparmi principalmente di Ghouta est.
Ghouta est e ovest è un grande territorio a est di Damasco. Anche se è rurale, non si tratta di un luogo particolarmente distante e isolato. Appoggiandosi alle mura della vecchia Damasco, questo luogo che misura 370 chilometri quadrati, dista meno di un tiro di schioppo. Ghouta est misura circa. 100 chilometri quadrati e sia per dimensione che per popolazione, getta la sua ombra su Damasco. È il sobborgo dove si trovano i profughi che hanno per meta a Damasco e quindi forma un punto focale. Dagli anni 2000 Ghouta est appare soprattutto nel contesto della disoccupazione e della povertà, anche se dispone di un’ampia superficie agricola che riforniva la capitale. Dal 2008 la migrazione è stata favorita oltre che dalla politica liberista, anche dalla siccità. Ghouta est nel contesto di questi sviluppi ha accolto la maggior parte dei profughi. I problemi di fondo qui si sono sentiti più che altrove e in questo modo gli oppositori qui hanno potuto prendere piede rapidamente. Di questi facevano parte anche islamisti finanziati dagli Stati del Golfo. Non senza ragione Duma è arrivata in primo piano come centro della regione durante le rivolte del 2011. Dalle rivolte armate del 2012 ha costituto il „ventre molle“ della capitale. La centrale del „fronte islamico“, che è interlocutore del capo dei servizi segreti sauditi vicino alla CIA, si trova anche qui. Il fronte islamico questo lo ha messo in pratica anche con 120.000 tonnellate di esplosivi mettendo sotto attacco Damasco. Il monte Jabal Qasiyun, dal quale si vede l’intera città e che viene utilizzato dall’esercito siriano, è stato messo temporaneamente in pericolo da questo bombardamento. Lo scorso anno l’esercito aveva già liberato Ghouta ovest e quest’anno ha conquistato alcune località di Ghouta est. Circa un decimo della popolazione del periodo precedente alla guerra, oggi è in pericolo. Secondo l’ONU il numero di persone che si trovano sotto assedio ammonta a circa 393.000. Fonti indipendenti stiamo il numero di armati in circa 10.000.
Ghouta est è arrivata nel mirino più o meno dall’inizio di febbraio e chiarisce l’atteggiamento degli sponsor della guerra. A Raqqa o Deir-ez-Zor, dove le molte vittime civili non erano un grande problema, non è stata chiesta una tregua. Per Ghouta est le vittime civili „improvvisamente“ sono un problema. Questo è spiegabile solo con la grave situazione umanitaria?
Il grande interesse per Ghouta est, oltre che dal pesante assedio, è stato anche dalle relazioni sempre più solide con gli Stati sponsor delle organizzazioni che tengono questa regione. Agli attori principali non importa delle vittime civili. Se così fosse, alla crisi si potrebbe mettere fine con un accordo. Ma questo creerebbe un vantaggio per il regime siriano, cosa che non sarebbe gradita agli attori.
Ghouta est ha un valore simbolico rispetto all’intervento in Siria. Il fronte islamico che tiene il centro è sotto il controllo dei servizi segreti sauditi. Questa organizzazione salafita ha dimostrato più volte di non essere da meno in nulla a Stato Islamico (IS). „Governativi“ sono stati portati in giro per le strade all’interno di gabbie, il termine „democrazia“ diffamato pubblicamente, promessa la completa „pulizia“ da aleviti e sciiti e civili sono tenuti in ostaggio, cioè fanno da scudi umani. Nonostante questo il capo di questo gruppo ha partecipato ai colloqui di Ginevra sotto la protezione saudita e statunitense. E tutti sanno che il fronte islamico non smetterà se non danno l’assenso gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita.
Feylaq-al-Rahman, l’organizzazione forte a sud e sudovest della regione, è vicina ai Fratelli Musulmani e quindi al Qatar. Il Fronte Al-Nusra, che è stato fondato da Al-Quaeda, tiene il nordovest della regione, compresa Harasta. L’ala nord di questa organizzazione è in stretto contatto con la Turchia. Anche Hayat Tahrir Al Sham, che si trova sotto comando del Fronte Nusra, è attivo in questo territorio. Anche se è vicina a Al-Qaeda, questa organizzazione gode di forti „donazioni“ dal Qatar.
Ognuna di queste organizzazioni nei propri territori è organizzata in modo dispotico. Possiedono carri armati e armi pesanti. La lotta tra queste organizzazioni è un ulteriore dramma nella regione. Hayat Tahrir Al Sham e Feylaq Al Rahman agiscono insieme contro il fronte islamico. Anche tra Feylaq Al Rahman e il Fronte Nusra di tanto in tanto ci sono stati scontri. E questo nonostante abbiano gli stessi capi!
Queste organizzazioni hanno in comune una cosa: Vengono accusate di abusare di civili per i loro scopi. A questa conclusione arriva tra l’altro anche l’organizzazione per gli aiuti umanitari REACH sostenuta dall’ONU. A donne e bambini e anche uomini che sono in grado di tenere un’arma in mano non sarebbe concesso di lasciare le regioni assediate.
Tutte le parti si attribuiscono reciprocamente la responsabilità per il dramma umanitario. Dal 2013 ogni tipo di sostegno, comprese armi, esplosivi e combustibili, è stato portato a Ghouta est attraverso dei tunnel. Dopo che l’esercito ha scoperto questi tunnel e li ha messi sotto il proprio controllo, rimaneva solo un tunnel a Rafidin, di cui una parte è sotto il controllo del regime e l’altra sotto il controllo del fronte islamico. Da circa un anno il commercio e gli aiuti umanitari passano attraverso questo percorso sotto un rigido controllo. Questo per le persone nella regione non significa nient’altro che miseria e rincari eccessivi.
Rafidin è contemporaneamente anche una fonte di sfruttamento. La guerriglia tra i salafiti deriva dal fatto che questa zona è sotto il contro del fronte islamico. Il fronte islamico viene accusato di sequestrare aiuti umanitari e di ridistribuirli ai propri miliziani. Ma questo non significa che il regime siriano cerchi di costringere questa organizzazione alla capitolazione. Organizzazioni internazionali di aiuti lamentano il fermo arbitrario e il divieto di aiuti umanitari. Anche se la regione si trova sotto assedio, da entrambe le parti è stato concordato di lasciar entrare e uscire dalla regione dipendenti pubblici e determinate cerchie. Gli oppositori sostengono che gli eventi a Ghouta est somigliano al massacro di Srebenica. Il regime siriano a sua volta sostiene che nel corso di cinque anni 10.000 persone sono morte a causa di missili e mortai e sostiene che nessuno Stato permetterebbe un bombardamento del genere nei pressi della propria capitale.
Le ultime operazioni sono il risultato di negoziati falliti. Militari egiziani hanno fatto da sub-negoziatori nelle trattative. La Russia nell’ambito del suo processo di Astana ha garantito ai gruppi di poter arrivare a Idlib se avessero consegnato le loro armi pesanti. Ma nonostante innumerevoli negoziati non è stato raggiunto un accordo. Nel 2016 gruppi armati a Aleppo est hanno rifiutato la capitolazione. Solo dopo un accordo russo-turco hanno dovuto mediare, dopo che i primi appartenenti ai gruppi sono fuggiti in direzione del territorio controllato dal regime. A Ghouta est si persegue uno scenario simile. A Ghouta ovest e Kabun negoziati simili hanno avuto successo.
La decisione dell’ONU non garantisce una tregua a lungo termine. Al-Quaeda e i gruppi alleati sono esclusi dalla tregua. La Russia non rifiuta la decisione, ma fin dall’inizio fa notare la presenza di questi gruppi e ritiene la tregua irrealistica.
Quando il „problema di Ghouta est“ sarà risolto, Damasco non sarà più minacciata. Inoltre saranno più semplici i collegamenti di Damasco verso ovest e verso est. Dato che l’autostrada internazionale M5 non può essere utilizzata, i viaggiatori che hanno come meta Humus, Hama e Aleppo, devono passare da Damasco. Lo stesso vale per la rotta Damasco-Baghdad. Inoltre l’esercito siriano dopo Ghouta est potrà concentrarsi su Idlib, Dera e Kuneytra. In questi luoghi c’è comunque da aspettarsi combattimenti di entità maggiore: L’esercito siriano incontrerà gli USA a Idlib nella forma della Turchia, a Dera nella forma della Giordania e Israele a Kuneytra. Afrîn e l’est dell’Eufrate sono su una pagina diversa.
di Fehim Taştekin, Gazete Duvar.