Gli abitanti di Efrîn raccontano la brutalità dell’occupazione turca

Sin dal primo giorno della “Operazione Ramoscello di Ulivo” (20 gennaio 2018), i militari dell’esercito turco di occupazione e i mercenari jihadisti da loro addestrati hanno compiuto razzie e violenze di ogni genere nei villaggi lungo il confine tra la Siria e la Turchia. Sono particolarmente tristi e dettagliati i racconti degli abitanti dei villaggi di Xirabê Sulik e Qere Baba del distretto di Reco (Rajo), che hanno assistito a furti, saccheggi, omicidi e rapimenti.

“Siamo rimasti nascosti dietro a dei cespugli selvatici, lungo la strada che porta al villaggio di Qere Baba, fino alle sei del pomeriggio per evitare di cadere nelle mani degli invasori. Li abbiamo visti rubare automobili a trazione integrale, attrezzature agricole e trattori… Li abbiamo visti trascinare intere greggi di pecore oltre il confine, verso il lato turco. Almeno una cinquantina di pecore sono state uccise soltanto perché non erano abbastanza obbedienti e non riuscivano a oltrepassare rapidamente il confine. Hanno ucciso gli animali sotto i nostri occhi, ma non potevamo fare nulla oppure quei mercenari avrebbero ucciso anche noi…” dicono Zahir al-Din Bahri e Sabri Ali Şaraf.

Akram Omar, invece, vive nel villaggio di Xirabê Sulik:
“Nel mio villaggio, i mercenari non hanno fatto differenze tra bestiame e persone. Hanno rubato e ucciso. Hanno portato via almeno quattrocento capi di bestiame dal villaggio, sotto gli occhi del proprietario disperato e della sua famiglia e li hanno selvaggiamente percossi perché non volevano lasciarsi derubare. Poi hanno rubato tutto il resto. Tutto quello che era possibile portare via. Tre miei compaesani non volevano abbandonare il villaggio, come ordinato dai mercenari. Allora quelli si sono fatti delle foto con Mustafa Iskandar, al-Sheikh Fawzi e Pyram Ato e poi li hanno brutalmente malmenati e portati via, chissà dove. Sono stati rapiti! C’erano anche due bambini, non in grado di camminare: li hanno presi da terra e sbattuti a terra più volte. Poi li hanno trascinati fuori e hanno dato fuoco alla casa con tutto quello che c’era dentro. Avevano detto ai genitori: non preoccupatevi, non gli faremo niente di male…invece li hanno buttati a terra violentemente e trascinati via…”