Hasankeyf: la lotta non è stata affatto abbandonata

Ercan Ayboga nell’intervista spiega la condizione di vita attuale della popolazione nella località storica e racconta a che punto è arrivato il progetto per la costruzione della diga di Ilisu. Ercan Ayboga è membro attivo dell’Inziativa per il Salvataggio di Hasankeyf fin dalla sua fondazione nel 2006. Anche prima di allora si è impegnato contro il progetto della diga di Ilisu. Attualmente è responsabile per il lavoro internazionale dell’associazione. Lui stesso ha già vissuto due volte per diverso tempo sul Tigri.

Com’è al momento la situazione a Hasankeyf, a che punto è arrivata la costruzione della diga?
Il corpo della diga sarebbe stato completamente costruito, cosa che noi non possiamo verificare. Nella centrale idroelettrica ci sono ancora grandi problemi tecnici, motivo per cui sono state inserite solo 3 di 6 turbine. Il grande presso Hasankeyf è ancora in costruzione; la conclusione sarà al più preso alla fine del 2018. Le abitazioni a Hasankeyf Nuova sono ancora in costruzione, ma in una qualità molto bassa. Sarebbero pronte per essere abitate per l’estate.

Il Tigri presso Hasankeyf è stato forzato in un letto stretto. La scorsa settimana una diga trasversale è stata sfondata da forti piogge e acqua altra.

Intorno alla roccia della fortezza e nella valle laterale parti di roccia continuano ad essere sistematicamente distrutte da macchine edili. Sono state distrutte formazioni rocciose create dall’uomo e grotte il fondale per un „porto antico” per il periodo del lago artificiale riempito di materiale risultante dalla distruzione. Nell’agosto 2017 l’opinione pubblica si è indignata quando sono stati distrutti i primi pezzi di roccia, ma ora la distruzione è molto più grande.

Quando è previsto l’inondazione?
Ci sono diverse dichiarazioni da parte statale. Parlamo della fine del 2018 o inizio 2019. Ma non c’è da fidarsi. In passato ci sono state costantemente dichiarazioni che si allaga in ogni momento. Questo modo di procedere vuole produrre l’effetto psicologico che sono stati creati fatti irreversibili.

Come va considerata la richiesta della direzione per le acque del Ministero per l’Ambiente?
I proprietari dei negozi dovrebbero trasferirsi a Hasankeyf Nuova, anche se lì non abita quasi nessuno. Questo viene motivato con il fatto che devono essere spostati dei monumenti. Questi spostamenti di monumenti – qualora dovesse riuscire dal punto di vista tecnico – sono un crimine contro la storia e la cultura.

Come la condizione di vita attuale della popolazione?
Da anni il numero della popolazione diminuisce, in particolare da quando nel 2010 è stato chiuso l’accesso alla rocca della fortezza e il turismo è stato limitato passo per passo. Hasankeyf fa parte delle città più povere della Turchia. Le persone al momento sono molto arrabbiate, si sentono tradite dallo Stato.

C’è ancora resistenza contro il progetto, se sì, da parte di chi e in che modo?
Oltre alla nostra iniziativa per il salvataggio di Hasankeyf c’è Hasankeyf Matters, un gruppo di diversi singoli a Êlih (Batman) e Istanbul, con le quali collaboriamo. Noi lavoriamo in direzione dell’opinione pubblica locale, di tutta la Turchia e infine di quella internazionale.

La lotta non è stata affatto abbandonata. Facciamo appello a tutti di unirsi a noi. In aprile 2018 ci sarà una giornata di azione internazionale. Inoltre è in corso una campagna di raccolta firme: https://www.change.org/p/mesopotamian-ecology-movement-withdraw-from-the-relocation-project-of-monuments-in-hasankeyf