Fermiamo il massacro del popolo curdo
Stanotte è stato messo uno striscione dai compagni e dalle compagne di Iniziativa Libertaria davanti al Comune di Pordenone per denunciare il massacro che il governo turco sta perpetrando contro il popolo curdo. Segue comunicato
Quasi ogni giorno i riflettori sono puntati sull’ambigua guerra contro l’Isis, sintomo delle deleterie ingerenze occidentali e delle loro pessime scelte politiche dalla dissoluzione dell’impero ottomano in poi. Del resto così è e sarà se le mire imperialistiche delle potenze economiche prevalgono sulle vite delle persone. Si tace invece sul fatto che da giugno 2015 è ricominciato un conflitto armato nella regione a maggioranza curda della Turchia. Dopo l’interruzione dei colloqui di pace, nel luglio 2015, Erdogan ha nuovamente iniziato ad usare il pugno di ferro.
Da agosto di quest’anno, come reazione alle politiche repressive dello stato turco, le assemblee popolari in molti paesi e città curde hanno dato voce alle loro richieste di autogoverno, specialmente a Cizre, Sur, Silvan, Nusaybin, Dargecit, Silopi e Yüksekova. In risposta, il governo turco ha dichiarato il coprifuoco in 18 città con una popolazione di circa 100.000 persone. Per settimane decine di civili sono stati presi di mira dai cecchini turchi, mentre per giorni non è stato consentito di soccorrere i feriti e nemmeno di seppellire i morti. Al 21 dicembre, 5 di queste città sono ancora zona di coprifuoco.
Fatto ancor più grave, i conflitti armati in corso nelle zone urbane hanno raggiunto una nuova fase. Dal 14 dicembre, i carri armati e gli armamenti pesanti che sono impegnati solo in guerra, ora vengono utilizzati dalle forze armate turche nelle zone dove vivono centinaia di migliaia di civili. Anche per questo sono in pericolo gli edifici storici nella città di Diyarbakir, riconosciuta patrimonio mondiale dall’UNESCO. Il numero dei poliziotti e dei soldati sono aumentati drasticamente nelle scorse settimane nella regione. Secondo le statistiche fornite dalle autorità dello stato turco 14 generali, 26 colonnelli e 10.000 soldati sono stati trasferiti solo per la città di Sirnak e altri 5.000 soldati arriveranno nei prossimi giorni. Tutte le manifestazioni pacifiche per protestare contro il coprifuoco e la violazione dei diritti umani si confrontano con la brutalità della polizia.
A seguito della recrudescenza del conflitto armato da luglio 2015 almeno186 civili sono morti – la maggioranza dei quali donne e bambini -, centinaia sono rimasti feriti e migliaia di persone sono state arrestate; più di 200.000 persone poi sono dovute scappare dalle zone di conflitto e questo numero aumenta ancora.
Per essere in grado di impedire altre morti e violazioni, prima che sia troppo tardi, è urgente che:
– i media, i reporter e i giornalisti, ma anche le organizzazioni internazionali, aprano gli occhi e riportino che cosa realmente sta succedendo sul terreno di conflitto.
– tutti i governi coinvolti rompano questo silenzio complice. Bisogna chiedere il ritiro immediato delle forze armate dalle città curde per un reale cessate il fuoco e la conseguente ripartenza dei colloqui di pace interrotti nel luglio del 2015.
Facciamo appello a tutti e tutte affinché
– si metta fine al terrore di stato in Turchia – Nessuno deve far finta di non vedere la guerra che in Kurdistan viene condotta contro la popolazione civile;
– sia applicato il diritto all’autodeterminazione – Le strutture di autogoverno nelle zone curde della Turchia, ma anche nel Rojava, non solo sono legittime, sono anche una scintilla di speranza per una nuova idea politica in Medio Oriente;
– si rimuova il PKK dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche! Öcalan deve ritornare libero!
Iniziativa Libertaria – Pordenone