E’ stato un errore inviare forze armate del PDKI nelle zone del PKK

Lo scontro che ha avuto luogo a Kelashin sarebbe esploso prima o poi. C’è stata un’ aperta ostilità nelle dichiarazioni del PKDI e del PKK. L’argomento più grande e più rilevante al momento è questo: lo scontro accaduto a Kelashin sarà l’ultimo o l’inizio di futuri scontri?

La regione al momento è in ebollizione. Ciascun piccolo gruppo armato può rappresentare un pericolo per i più grandi attori statali e non statali. Ogni gruppo armato può costituire una minaccia per altri gruppi in Medio Oriente oggi e i gruppi maggioritari non riconoscono la rivoluzione e la lotta di gruppi minoritari. Gli stati non possono più difendere i propri confini e non possono difendere le loro città. I gruppi che hanno fatto piani a lungo termine sono quelli che hanno avuto successo in seguito. In questo contesto gli scontri tra PDKI e PKK non riguardano pedaggi o tasse territoriali ma piuttosto la storia, i confini, il futuro diventare una forza che giochi un ruolo nella trasformazione della regione. Il PDKI non vuole più essere lasciato indietro.

Seyid Eziz il comandante del PDKI che ha deciso di andare nel Rojhelat*, ha detto a Rudaw TV (emittente proprità di Nerçivan Barzani): “Ci siamo mossi attorno a loro in modo che non ci tendessero un’imboscata”. Abbiamo mandato un gruppo avanti e li abbiamo coperti da dietro; così il gruppo davanti è stato attaccato e quelli che si trovavano dietro hanno potuto lanciare il contrattacco.” Eziz prosegue dicendo : “Loro(i guerriglieri del PKK) non sono veri curdi e non riconoscono loro stessi come curdi perciò stanno causando problemi ai curdi in ogni parte del Kurdistan”. Inoltre Ezi ha insistito sul fatto che il PKK faccia parte delle forze di sicurezza iraniane.

Ieri ho scritto su Facebook che lo scopo di questa azione armata non era affatto Kelashin o il ritorno del PDKI nel Rojhelat ma che c’erano probabilmente due altre ragioni. La prima era provocare uno scontro tra il PDKI e il PKK che avrebbe ripercussioni sulle elezioni in Turchia e la seconda ragione potrebbe essere quella di garantirsi un sostegno futuro per far pressione contro la presenza del PKK a Shingal visto che non c’è ancora accordo tra il PKK e il KDP sul futuro di Shingal. Né tantomeno la Turchia o Erdogan vogliono che il PKK divenga una forza a Shingal.
Il PKK ha, senza dubbio, una rilevante influenza a Shingal e tra gli Yezidi. E nelle elezioni in Turchia è presente per la prima volta un candidato yezida nelle liste pro-curdi del HDP.

Lo scontro è avvenuto e non si può tornare indietro; quindi è importante far sì che non si verifichino futuri scontri; eppure, sfortunatamente, credo che i problemi tra il PKK e il KDP a Shingal si tradurranno in uno scontro in quel luogo. IL PDKI deve essere consapevole di essere uno strumento nelle mani del KDP. E’ vero che il PKK non guadagna nulla da questo scontro ma strada facendo il PKK ha mostrato che chiunque voglia insediarsi o muoversi nelle aree controllate dal PKK deve avere il loro permesso, altrimenti, si verificherà uno scontro.

Credo che il PDKI e il PKK siano in grado di risolvere i loro problemi in breve tempo ma soltanto se l’ombra dei media e coloro che stanno gettando benzina sulla guerra si fermeranno. Nonostante ciò che ho scritto in precedenza voglio ripetere che a prescindere dal fatto che il PDKI sia stato spinto in questa guerra o lo abbia fatto di propria iniziativa, si sono comunque messi in un gioco nel quale perderanno più di chiunque altro.

Secondo Seyid Eziz(comandante del PDKI), il PKK non li ha attaccati ma c’è stato uno scontro in cui il PDKI ha perso. Ha anche aggiunto che hanno arrestato due gerriglieri del PKK, li hanno legati e in questo modo hanno mosrato la volontà di arrivare al conflitto essendosi an he preparati per questo. Hesen Sherefi, deputato segretario generale del PDKI ha detto diverse volte ai media che essi avevano mandato una lettera speciale alla leadership del KCK alla quale il KCK non ha ancora risposto.
Sembra che il KCK voglia che passi un pò di tempo e che voglia confinare il problema suscitato dal PDKI per non discuterne pubblicamente. Se il KCK rispondesse, la sua risposta sarebbe negativa. Se il KCK rispondesse il PDKI troverebbe un pretesto a seguito della risposta del KCK e il PDKI invierebbe la sue forze armate nel Rojhelat. Ma il PKK non ha risposto.
Secondo il giudizio dato da Seyiz Ezizs, comandante delle forze armate PDKI, il PKK è visto come una parte di quel PASDAR(miliziani iraniani) e inoltre il PKK non avrebbe curdi nella sue fila ma sodati dell’Iran che stanno causando problemi a tutte le parti coinvolte. Se queste sono le idee del PDKI sul PKK perchè il PDKI manda forze nelle zone del PKK per mettere una stazione di controllo? Il PDKI non sa di aver messo le vite di quei peshemerga in pericolo?

Consideriamo la situazione da un punto di vista militare. Se le unità di guerriglia del PKK al confine non ricevono ordini dai loro capi non lasceranno passare nessuno e non lasciaranno nemmeno nessuna forza armata avvicinarsi alle loro basi. Questa è una procedura militare standard, non usata solo dal PKK.

Demhat Egit, portavoce del PKK, ha affermato che non stanno bloccando il PDKI dal passare attraverso il loro territorio verso il Rojhelat. Ha anche affermato che le forze del PDKI a Kelashin hanno inizialmente detto che avrebbero attraversato il territorio per raggiungere il Rojhelat e che il PKK lo ha permesso ma che in seguito le forze PDKI non si sono limitare a percorrere quel territorio ma al contrario sono rimaste. Fino ad ora il PKDI non ha detto che il problema è che il PKK non gli abbia concesso di passare attraverso il Rojhelat nella loro dichiarazione ufficiale.

C’è un accordo tra il PKK e l’Iran affinchè l’Iran smetta di bombardare le aree di confine a condizione che il PKK o altre forze non siano usati per attaccare la Republica Islamica d’Iran. L’accordo è stato redatto durante il periodo in cui il PKK si trovava in una situazione molto difficile impegnato in scontri con la Turchia e la Siria(oltre all’Iran). Il PKK non sarebbe riuscito ad impegnarsi in guerra contro un terzo paese, specialmente quando videro che la Turchia e l’Iran stavano portanto avanti insieme operazioni contro il PKK. Ciò ha anche aiutato il PKK a prepararsi con l’obiettivo del Rojava e abbiamo infatti visto come i curdi nel Kurdistan occidentale siano oggi una realtà.Nessuno può negare o pretendere che i curdi in Rojava non esistano in una futura soluzione del conflitto o tantomeno dargli meno diritti di quanti ne abbiano oggi. Inoltre, il PKK ha fermato gli attacchi del PJAK dall’interno dei loro confini contro l’Iran.

Perciò è possibile che il PKK non abbia permesso a forze armate del Rojhelat di attaccare l’Iran dai confini che loro (il PKK) controllano. Nello stesso modo l’accordo tra il Governo regionale curdo (KDP e PUK) e l’Iran ha fermato le forze di opposizione iraniane dal portare avanti qualsiasi attività all’interno dei loro confini. La lotta di liberazione curda nel Rojhelat è stata sacrificata dal KDP e dal PUK a partire dal 1993.

Durante gli incontri di preparazione per un Congresso nazionale curdo il PDKI ha parteggiato apertamente per il KDP contro il PKK e questo è stato l’inizio dei problemi tra il PKK e il PDKI. Se il PDKI vuole mandare le proprie forze armate nel Rojhelat deve tenere a mente queste problematiche.

Luqman Mihfer, membro del comitato centrale del PKDI, ha criticato il PUK durante una conferenza stampa a Kova alcuni mesi fa. Si è chiesto con quale diritto le forze del PUK siano entrate nel campo del PDKI a Koye.

Mihfer ha sostenuto che si è trattato di un atto contro il regolamento dei campi dell’opposizione iraniana che hanno i propri protocolli che assicurano la sicurezza e il rispetto della legge. La ragione per cui il PUK sia andato nel campo è dovuta al fatto che stavano per arrestare una persona nel campo e avevano un mandato dal tribunale con loro. Il campo del PDKI a Koye si trova all’interno del confine KRG e la sua sicurezza è sostenuta dal KRG. Coloro che vivono nel campo sottostanno alla legge del KRG e sono responsabili nel seguire la legge in quell’area. Com’ è possibile che il PKDI non accetti che il PUK entri nel loro campo per arrestare qualcuno ma pensi che sia lecito mandare forze armate nelle aree controllate dal PKK? La strada tra Choman e Ranya si trova tra le aree controllate dal PKK e le forze del PKK sono posizionate qui e non lasciano di certo passare nessuno senza che abbia ricevuto il permesso dallo stesso PKK. E’ impensabile che il PKK accetti che una forza armata che li considera come nemici e traditori, possa insediare una stazione di controllo lì.

Il PDKI deve prendersi la propria responsabilità per la dicisione di aver mandato le proprie forze armate, senza alcun accordo, tra i “Menici dei curdi e dei pasdran”(è così che il comandante del PDKI Seyid Eziz ha descritto il PKK). L’ho già detto precedentemente che non è stato giusto aver mandato forze armate e non è stato giusto scontrarsi. Quando viene sparso il sangue è il sangue di fratelli e questo deve essere condannato da tutti. Questo spargimento di sangue doveva essere fermato prima che i problemi diventassero talmente gravi.

I problemi tra il PKK e le forze del Rojhelat che esistono a causa degli attacchi del PJAK e del PKK nel Rojhelat, non si risolveranno attraverso una guerra. Mi rendo conto che il PDKI sia ferito dal fatto che la maggioranza dei curdi provenienti dal Rojhelat nella diaspora sostengono il PKK e il PJAK e che il PJAK conduca azioni azioni nel Rojhelat.

Tuttavia, la soluzione a questo è che si organizzino loro stessi e mettano in primo piano un percorso programmatico per sè stessi e per il Rojhelat. I 25 anni di passività del PDKI non si risolveranno alimentando l’inimicizia tra il PKK e il PJAK. Forse un’organizzazione guiderà verso una lotta sul cammino tracciato dai martiri di Qasimlu e verso la speranza per il Rojhelat. La gente, le organizzazioni, i partiti sono tutti lì ma l’unica cosa che ancora manca è un Qasimlu.

La leadership del PDKI è responsabile della passività del loro partito e non dovrebbero reimmaginare sè stessi attraverso attacchi al PKK.

Quello che è accaduto fa male e ha reso tutti i compatrioti tristi. E’ importante che le leadership del PDKI e del PKK ritornino a praticare un dialogo di pace come fecero all’inizio. Se non saranno in grado di raggiunger un accordo, siamo legittimati a condannare la parte che non è pronta per una soluzione e un’accordo. Purtroppo, una situazione in cui terze parti e i media a loro affiliati lavorano per versare benzina sul fuoco è inaccetabile.

*Rojhelat significa “Est” ed è usato dai curdi per descrivere il Kurdistan orientale che si trova all’interno dei confini ufficiali dell’Iran.

di Kamal Chomani