Dossier, L’occupazione di Afrin,Espulsione di massa della popolazione e situazione dei rifugiati a Shehba

L’occupazione di Afrin da parte dello Stato turco ha causato gravi problemi umanitari a tutti i livelli. In particolare le donne sono colpite in molti modi diversi, da una vivibilità massicciamente ridotta fino a una grave minaccia per la loro vita e dignità.
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I. Cantone di Afrin e conquiste per quanto riguarda la libertà delle donne
Prima dell’attacco dato dati tentativi di occupazione turchi il 20.01.2018, il cantone di Afrin e le sue donne avevano raggiunto vari progressi per quanto riguarda la libertà delle donne: era stato costruito un sistema di assistenza mutualistico delle donne, comuni e assemblee delle donne, il sistema della co-presidenza che garantiva la partecipazione delle donne nei processi decisionali, senza eccezioni. Inoltre le donne di Afrin avevano costituto forze di difesa di sole donne come le Unità di Difesa delle Donne (YPJ), le Forze di Difesa Sociali (HPC-Jin) e le Forze di Sicurezza delle Donne (Asayişa Jin). Tutte queste organizzazioni di donne avevano uno status autonomo per mettere le donne in condizioni di decidere agire in modo autonomo. Per via di questo sistema progressista per le donne di Afrin era possibile difendere se stesse e la loro società contro forze reazionarie e misogine attive all’interno della società che all’esterno della società nella forma di gruppi fondamentalisti religiosi armati. Le donne nel Medio Oriente affrontano una repressione di lungo termine attraverso politiche sessiste che di recente hanno raggiunto un nuovo picco con i femminicidi commessi ISIS e da altri gruppi islamisti nella regione. Con il crescente potere di ISIS le donne erano esposte a crimini sessisti in tutte le regioni controllate dagli islamisti. L’esempio più violento e tremendo è stato il massacro di Sinjar nell’agosto 2014, in occasione del quale la comunità mondiale non è stata capace di proteggere migliaia di donne ezide dall’essere sequestrate, stuprate, vendute, torturate e uccise su vasta scala. Le donne di Afrin erano in grado di proteggere se stesse da questi gruppi disumani attraverso la loro auto-organizzazione fino al 2018. Qui le donne stavano agendo come fattore chiave per sviluppare un’amministrazione democratica e ecologica. Afrin è un simbolo di liberazione e rivoluzione delle donne.

II. Guerra contro Afrin: Pesanti pressioni sulla popolazione
Con l’inizio dell’invasione illegale di Afrin da parte della Turchia il 20.01.2018, la popolazione di Afrin è stata soggetta una disastrosa e prolungata brutalità nella sua terra. Per via di costanti pesanti bombardamenti con artiglieria e da parte dell’aviazione su tutte le diverse regioni del Cantone di Afrin sono stati feriti 645 civili, almeno 232 uccisi, 20000 espulsi dai loro villaggi alla ricerca di sicurezza a Afrin città. L’impatto negativo della guerra sulla situazione delle donne è diventato evidente. Dato che lo Stato turco ha scelto, addestrato e sostenuto organizzazioni islamiste radicali come suoi alleati, esempi crudeli di una mentalità contraria alle donne è diventata pubblica durante la guerra, come la mutilazione sessista del cadavere della combattente Barin Kobane il 01.02.2018. È stato anche di stupri e sequestri di donne nei villaggi conquistati dallo Stato turco e dai suoi suddetti alleati. Fino al 01.03.2018 almeno 82 sono state ferite dall’artiglieria, dai bombardamenti aerei e da cecchini turchi, tra le quali alcune hanno perso la vista o degli arti, 23 sono rimaste uccise. Le donne hanno vissuto difficoltà anche per via dell’inizio della carenza di cibo e acqua a Afrin città per via dell’aumento della popolazione, facendo notare in particolare la mancanza di latte per neonati per alimentare i loro bambini. I costanti bombardamenti hanno anche avuto un effetto psicologico, causando per esempio l’impossibilità di allattare. I bambini stanno soffrendo di crisi psicologiche e attacchi per via della paura e dello stress. Complessivamente la fase di guerra contro Afrin è stata estenuante per la popolazione. È stata caratterizzata da crimini contro l’umanità, eseguiti i particolari da gruppi armati islamisti schierati dallo Stato turco. Crimini di guerra come prendere di mira abitazioni civili, stazioni idriche e dighe, scuole, forni, postazioni mediche, personale medico e l’ospedale principale di Afrin “Avrin” hanno indicato la strategia dello Stato turco di annientamento totale della popolazione durante l’operazione.

III. Occupazione di Afrin città: 14.-18.03.2018
Quando l’esercito turco ha bombardato direttamente la città dal 14.-18.03.2018 questo ha portato a almeno 47 morti civili e a dozzine di feriti nonché alla fuga disordinata di quasi tutta la popolazione di Afrin città. Questa espulsione di massa si è svolta in mondo caotico e pericoloso, mentre le forze occupanti continuavano a mirare contro civili che lasciavano la città, uccidendone almeno 13. Molti civili sono morti anche lungo la strada per attacchi di cuore causati dalla paura o dalla immensa fatica perché in molti hanno dovuto camminare a piedi per decine di chilometri fino alla regione di Shehba.
I civili rimasi in città e nei dintorni hanno vissuto le crudeltà degli invasori, dai saccheggi agli espropri, alla tortura, alle esecuzioni extragiudiziali. La politica dell’Islam radicale è di discriminare le donne in una misura estrema. Secondo quanto riferito, nella Afrin occupata le donne sono trattate come una proprietà, vengono raccolte, sequestrate e usate come serve e oggetto di stupri. Diventa chiaro che l’occupazione di Afrin è un progetto di dominio maschile incentrato sulla totale sottomissione delle donne e della società occupata.

IV. Espulsione di massa dei residenti di Afrin verso la regione di Shehba
Attualmente oltre 100.000 rifugiati si trovano nella regione di Shehba. Circa 20.000 persone espulse hanno cercato rifugio a Nubil, 10.000 a Zehra. Si stima che 50.000 abbiano raggiunto Aleppo, mentre altri 5000 sono arrivati a Minbic. A Shehba il conto preliminare nella città e nei villaggi risulta nei seguenti numeri: circa 20.000 hanno trovato rifugio a Til Rifat, 12.000 a Fafin, a Ahras 10.000, 7000 a Babnis, 4000 a Halissa, 3700 a Um-Housh, 2500 a Ghirnata Farms, 3000 a Kefer Naya, 2000 nel nuovo campo profughi ‘Wargeha Berxwedan’ e 1500 a Kefer Nasseh. Oltre 40.000 profughi sono sparsi in oltre venti villaggi dell’area.

Un conteggio e una valutazione esatta dei profughi e dei loro bisogni è ancora in corso. Tra loro la maggior parte dei 25.000 ezidi che tradizionalmente vivono a Afrin. Molti di loro vivono in strada, in case danneggiate, in tende o nelle scuole. Dopo la loro espulsione violenza dalle loro case a Afrin e il furto della loro proprietà da parte dello Stato turco e dei suoi alleati, sono privati dei loro diritti umani fondamentali.

A. Rifornimenti di sussistenza
Rifornimenti di cibo e acqua sono scarsi. La quantità di cibo salubre è insufficiente e non è possibile per la comunità locale né per le organizzazioni presenti fornire cibo diverso coprendo il fabbisogno essenziale di vitamine, proteine, minerali e fibre. Finora è stato possibile far funzionare in modo adeguato solo la fornitura di pane per i profughi nella regione. Per esempio persone con intolleranza al glutine inevitabilmente soffrono di problemi di salute. La fornitura di latte per bambini e neonati resta problematica dato che non è disponibile una quantità adeguata.
Inoltre non c’è abbastanza acqua pulita e potabile per rispondere ai bisogni della gente. Questo perché molti pozzi della regione sono o secchi o necessitano di apparecchi elettronici per pompare l’acqua e non sono disponibili. L’acqua che ora viene usate dalla gente non è stata analizzata rispetto alla potabilità e quindi c’è un rischio per la salute della popolazione.

B. Salute

Molti rifugiati hanno sofferto problemi di salute dopo la loro espulsione perché hanno camminato a lungo in cattive condizioni metereologi che e con grandi carichi. Successivamente sono rimasti all’addiaccio senza coperte e malattie tipiche come la bronchite e la gastroenterite si sono diffusi rapidamente.
Le cure sanitarie nella regione di Shehba possono rispondere solo a bisogni di base. Anche se la Mezza Luna Rossa Curda ha costruito diversi punti di assistenza medica e un ospedale è in via di allestimento nel villaggio di Fafine, le possibilità di ricevere un trattamento adeguato spesso sono molto limitate. Manca staff medico professionale, strumenti, equipaggiamento chirurgico e di laboratorio e medicinali. Persone con malattie croniche in molti casi non trovano i farmaci adatti.

C. Istruzione
Con l’inizio della guerra contro Afrin il 20.01.2018 bambini e studenti non sono potuti andare nei loro luoghi di istruzione per motivi di sicurezza. Tutte le 318 scuole sono state chiuse. L’esercito turco spesso ha preso di mira anche le scuole insieme a altri edifici pubblici. Dopo le operazioni di occupazione turca alcune scuole sono state aperte di nuovo dalle forze di invasione, ma viene riferito che mettono in atto una politica turca e islamista si assimilazione nei confronti dei bambini.
I bambini e gli studenti che sono diventati profughi tuttora sono privati del loro diritto all’istruzione perché altri bisogni fondamentali come la fornitura di cibo e acqua sono ancora in corso di sistemazione per migliaia di persone. L’istruzione è ancora ferma, ma dovrebbe riprendere presto.

D. Sicurezza

La popolazione è fuggita da Afrin per paura della morte e dell’oppressione creata dall’esercito turco e dai suoi alleati islamisti. Sono arrivati nella regione di Shehba nelle condizioni più dure con la speranza di un luogo dove stabilirsi al sicuro dagli eventi della guerra e in particolare dall’oppressione da parte di una mentalità fondamentalista islamista che la maggior parte delle volte porta a pura violenza contro le donne e qualsiasi oppositore. Ma la situazione dei profughi non è ancora sicura dato che non sono protetti da alcun meccanismo di sicurezza internazionale come l’ONU e tutte le aree peggiori geograficamente vicine sono controllate dalle forze che occupano Afrin. L’area di Shehba è molto vicina alla città siriana di Azaz nella quale lo Stato turco è entrano nell’agosto 2016 e che ora ospita una serie di gruppi e combattenti jihadisti. Una parte dei rifugiati di fatti si trova a appena 2 chilometri di distanza dalle forze dalle quali sono appena fuggiti. Inoltre non è escluso che lo Stato turco continui a pianificare la sua brutale campagna, commenti rispetto a Til Rifat nella regione di Shehba sono stati fatti di continuo da funzionari turchi. Recenti accordi tra lo Stato turco e la Russia, che ha anch’essa proprie truppe stazionate a Shehba, rafforzano dubbi sulla sicurezza dei civili sfollati. Quindi i rifugiati di Afrin continuano a vivere nella paura del prossimo attacco contro di loro a breve. Potrebbero diventare ancora una volta obiettivo degli attacchi aerei turchi. Oltre a questo va notato che anche la regione di Shehba è stata una zona di guerra fino al 2016, perché era controllata da ISIS in precedenza e è stata liberata solo di recente. Per questo molte case sono danneggiate e non sono adatte a viverci o a far giocare dei bambini. Inoltre i miliziani di ISIS hanno lasciato molte mine nelle zone che hanno occupato in precedenza. Non è stato ancora possibile completare del tutto lo sminamento e questo rende l’area pericolosa per i civili. In particolare i bambini possono facilmente calpestare una mina in case abbandonate o accanto ai sentieri. Nella regione di Shebha dopo il 18.03.2018 si sono registrate una serie di vittime ferite da mine.

V. Responsabilità della Comunità Internazionale
Avendo in mente le atrocità che le persone stanno affrontando le persone a Afrin da un lato e la catastrofe umanitaria dei profughi nella regione di Shehba dall’altro, è importante che la comunità internazionale assuma le sue responsabilità e non continui a chiudere gli occhi. Durante la guerra contro Afrin sono stati fatti molti tentativi di chiedere sostegno politico, ma tutte le misure messi campo dalla comunità internazionale si sono rivelate prive di successo nella prevenzione delle situazioni tremende per la popolazione civile e in particolare per le donne.

Nell’8181° incontro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Staffan de Mistura, Inviato Speciale del Segretario Generale per la Siria, ha notato che “Recenti sviluppi in Siria hanno sollevato questioni rispetto alla sostenibilità degli accordi de-escalation di Astana”. Successivamente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato la risoluzione 2401 del 24.02.2018 suggerendo la tregua di 30 giorni in tutta la Siria.

Ciononostante le Nazioni Unite hanno mancato nell’intraprendere proprie azioni responsabili per cambiare la situazione drammatica, per mettere in campo decisioni proprie per prevenire la violazione della legalità internazionale e dei diritti umani fondamentali in Siria e in particolare rispetto alla guerra di occupazione di Afrin.

A. Orta è inevitabile fare azioni politiche forti per mettere fine all’occupazione turca del Cantone di Afrin e di garantire che tutte le forze occupanti se ne vadano, compreso l’esercito turco, forze armate islamiste e l’amministrazione imposta dallo Stato turco. La loro presenza è una violazione della legalità e delle convenzioni internazionali, che trascura la sovranità dello Stato Siria e il diritto della popolazione all’autodeterminazione e alla sicurezza. Non è solo un contrasto delle conquiste in termini di libertà e dell’espressione delle donne raggiunta negli ultimi anni. Incoraggia una cultura dello stupro e del femminicidio ignorando il diritto delle donne all’esistenza, all’integrità e alla dignità. Ogni forza politica democratica nel mondo deve lavorare per fermare l’occupazione e dare alle donne e alla gente di Afrin la possibilità di vivere in modo degno. Una fine dell’occupazione può aiutare a recuperare la stabilità interna che la popolazione di Afrin aveva acquisito prima dell’aggressione turca contro di loro.

Chiediamo alle Nazioni Unite di svolgere il loro ruolo per influenzare la situazione su posto e rispettare la legalità internazionale.

B. Inoltre è necessario occuparsi della salute e della sicurezza delle persone nella regione di Shehba. Dopo aver ospitato decine di migliaia di profughi da altre parti della Siria, ora la popolazione di Afrin subisce lo stesso destino – vivendo in condizioni inaccettabili e con gravi carenze. Inoltre i rifugiati ancora non sono al sicuro, dato che sono privi di protezione politica fino a oggi e vivono nella la continua prospettiva di possibili ulteriori attacchi da parte dello Stato turco e dei suo alleati islamisti.

Le Nazioni Unite devono assumersi responsabilità per i rifugiati nella regione di Shehba, che sono diventati vittima dell’aggressione turca.

Devono avere lo status di protezione dell’ONU.

Questo vale in particolare per i due campi profughi di (‘Wargeha Berxwedan’ a Fafine, ‘Serdem’ a Til Sosin) nella regione di Shehba che sono stati appena costruiti per contribuire a rispondere ai bisogni di alloggio per le persone.

C. È necessario predisporre un programma ONU di aiuti umanitaria su larga scala con urgenza per inviare i materiali necessari per rispondere ai bisogni umanitari di base della popolazione, come:

1. alloggi
(a) tende
(b) coperte
(c) materassi
(d) cuscini
(e) lenzuola
(f) stoviglie

2. medicinali
(a) antibiotici
(b) medicinali per malattie croniche
(c) medicinali per la maternità
(d) medicinali pediatrici

3. equipaggiamento medico
(a) ambulanze, cliniche mobili
(b) strumenti chirurgici, cateteri urinari
(c) bendaggi, fasciature di garza, garze sterili, lacci emostatici,
(d) strumenti per anestesia, strumenti per la coagulazione, strumenti radiografiche, respiratori artificiali, attrezzature per osteoporosi, strumenti per la sterilizzazione, defibrillatori, generatori di ossigeno, strumenti per misurare la pressione sanguigna
(e) altri materiali medici – filo chirurgico, nylon, alcool per uso medico

4. cibo, raccolta rifiuti
(a) cibi salvavita
(b) latte per neonati
(c) articoli sanitari

5. elettricità
(a) generatori
(b) stazioni di pompaggio dell’acqua
(c) pannelli solari

D. Dovrebbe essere istituito un meccanismo speciale di Corte Internazionale per perseguire crimini di guerra e contro l’umanità in Siria, compressi quei crimini che sono stati commessi durante la guerra contro Afrin e la successiva occupazione da parte dell’esercito turco e i gruppi jihadisti collegati. Tutti i responsabili dell’occupazione illegale e soggetti criminali colpevoli di saccheggio, stupro, assassinio e massacri e la popolazione di Afrin devono comparire davanti a un tribunale internazionale. Per questo vanno costituiti meccanismi speciali per raccogliere prove di violazioni dei diritti umani, per ricevere domande e ascoltare le vittime e testimoniare sui crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.

VI. Appendice:
[1] Alleati dello Stato turco che mutilano il corpo della combattente Barin Kobane, 02.02.2018
[2] Intenso bombardamento di artiglieria contro Afrin città, 14.03.2018
[3] Artiglieria turca bombarda il distretto di Mahmoodiye di Afron, 14.03.2018 nei pressi dell’ospedale “Avrin” 14.03.2018
[4] Vittima del bombardamento dell’artiglieria turca contro Afrin città,
[5] Distruzione dell’ospedale “Avrin” dopo il bombardamento di artiglieria il 16.03.2018
[6] Vittime del bombardamento turco in strada nel tentativo di lasciare la città il 16.03.2018
[7] Espulsioni di massa da Afrin, 16.03.2018
[8] Popolazione di Afrin in arrivo nella regione di Shehba, 19.03.2018
[9] Rifugiati di Afrin davanti alla moschea Ehres/ regione di Shehba, 23.03.2018
[10] Nuovo campo profughi ‘Wargeha Berxwedan’ a Fafine/ regione di Shehba, 29.03.2018

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Note:
1 Consiglio Sanitario di Afrin, 10.03.2018
2 Dichiarazione del Consiglio del Lavoro Sociale di Afrin, 08.03.2018
3 Consiglio Sanitario di Afrin, 01.03.2018
4 Secondo l’organizzazione ezida di Afrin
5 Solo la Mezza Luna Rossa Curda (heyva sor) e la Mezza Luna Araba Siriana (SARC) stanno distribuendo i rifornimenti di cibo necessari.
6 Secondo il Comitato per l’Istruzione di Afrin fino al 27.02.2018 almeno 27 scuole sono state prese di mira, tra queste 7 nel distretto di Rajo, 5 nel distretto di Jindirese, 5 nel distretto di Shera e 10 nel distretto di Bilbil.
7 p.es. la distanza da Shaykh Isa all’area controllata dalle forze turche nella zona di Marea
8 p.es. Fatima Mahmoud, 45, amputazione del piede sinistro e destro e ferita alla mano destra e molte schegge nel corpo dopo l’esplosione di una mina a in Kefer Neye; Barakat Shaaban, 15, frattura nell’avambraccio destro schegge nell’addome e ferite alle arterie pubiche e femorali dopo l’esplosione di una mina sulla via di Til Shaer; Ahmed Hanif Suleiman, 16, ferite al volto, schegge nella testa e ferite alla gola e ai vasi sanguigni dopo l’esplosione di una mina sulla via di Til Shaer (rapporto della Mezza Luna Rossa Curda 03.08.2018)