Dossier: LA LIBERTA’ DI ABDULLAH ÖCALAN GARANTIRA’ IL SUCCESSO DEL PROCESSO DI PACE IN TURCHIA

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INTRODUZIONE
Nel 1998, la Turchia ha minacciato di fare guerra alla Siria se questa non avesse espulso il leader curdo Abdullah Öcalan dal Paese. Come risultato di questa minaccia, Abdullah Öcalan ha lasciato la Siria e viaggiato in Europa al fine di promuovere una soluzione politica della questione kurda. Tuttavia, a causa della continua pressione da parte della Turchia, Öcalan non riusciva a trovare l’amnistia in Europa e alla fine si è ritrovato in Kenya.

Il 15 febbraio 1999, Öcalan fu catturato in Kenya da agenti speciali turchi in un’operazione clandestina sostenuta da un’alleanza dei servizi segreti di CIA e Mossad (che all’epoca fu ufficialmente accettata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti). E ‘stato rapito e consegnato allo Stato turco. La cattura del “nemico numero uno” della Turchia è stata rivendicata dalle autorità di Ankara come la loro vittoria contro i curdi, affermando che egli stava conducendo una rivolta di massa contro le politiche di negazione e di discriminazione; una lotta che Öcalan aveva guidato dal 1980. La cattura del loro leader è stata considerata dai curdi come il risultato di un “complotto internazionale”, nonché la negazione della legittimità della lotta kurda e il tutto, coinvolgendo i servizi di sicurezza di varie nazioni. Il suo rapimento ha scatenato indignazione e grandi proteste dei curdi in tutto il mondo.

La cattura di Öcalan è stata seguita da un processo farsa, durante il quale i pubblici ministeri turchi hanno cercato di ritrarre il leader curdo come un “terrorista”. In realtà, questa non era una lotta contro il terrorismo, anzi, è stata una guerra che avrebbe dovuto seguire i canoni del diritto internazionale. Si trattava di un conflitto armato ai fini del diritto umanitario internazionale in conformità alle Convenzioni di Ginevra del 1949 e ai protocolli aggiuntivi del 1977. Il PKK è diventato uno dei firmatari delle Convenzioni di Ginevra dal 1995.
Da quella data, questa guerra fu soggetta alle Convenzioni di Ginevra, ma questo è stato completamente ignorato dalla Turchia e dai suoi alleati. Nonostante queste limitazioni, Öcalan era profondamente impegnato in un processo di pace, e con questo in mente ha iniziato una nuova ricerca di una soluzione pacifica.

In questo contesto, Öcalan ha usato la sua difesa per articolare il caso per la pace e la riconciliazione tra turchi e curdi basata sul riconoscimento delle differenze culturali e nazionali dei curdi all’interno di uno Stato unitario. La difesa di Öcalan è stata molto significativa; a quel tempo la Turchia era sull’orlo di una guerra civile Il supporto di Öcalan ha fatto si che la Turchia non si deteriorasse in una guerra civile turco-curda.

Gli avvocati di Öcalan portarono il caso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo al fine di ribaltare il processo iniquo che avvenne in Turchia. La corte nel 2003 stabilì che il processo di Öcalan era ingiusto, che il suo diritto ad una rappresentanza legale era stato limitato e che aveva dovuto affrontare condizioni disumane nel carcere di Imrali. Purtroppo, la CEDU non ha adempiuto al suo ruolo completamente e non ha cercato di indagare adeguatamente le verità che si nascondeva dietro il rapimento illegale di Öcalan attraverso il complotto internazionale e la rottura delle regole di guerra. Questo comportamento inadeguato continua ancora ad incoraggiare lo stato turco nella sua politica di isolamento, e previene qualsiasi pressione sulla Turchia nell’ impegnarsi in un processo di pace legittimo. Durante i 16 anni di reclusione di Öcalan, il CPT ha preparato diversi rapporti -dopo forti azioni di massa (scioperi della fame, manifestazioni e campagne firmatarie) del popolo kurdo -in cui hanno accertato che la Turchia stava violando i diritti umani di Öcalan tenendolo in isolamento. Questo, tuttavia, non ha portato ad alcuna sanzione pratica.

SITUAZIONE ATTUALE
Il colpo di Stato fallito in Turchia e il piano anti-curdo di Erdogan
Il 15 Luglio 2016 in Turchia è avvenuto un tentativo di colpo di Stato senza riuscita . Anche solo in questa fase iniziale, il processo post-golpe avrà importanti conseguenze. È importante capire che questo processo è iniziato il 7 Giugno del 2015, quando Erdogan ha perso le elezioni e condotto un’operazione anti-democratica sui risultati. È importante fare un’analisi approfondita del colpo di Stato per capirne i potenziali risvolti.

Prima di tutto è fondamentale specificare che questo colpo di Stato non è stato intrapreso dai Gulenisti. Per via del conflitto tra l’AKP e i Gulenisti, i simpatizzanti di Gulen potrebbero aver preso parte al tentativo di colpo di stato. Ma dicendo “I gulenisti hanno organizzato il colpo di stato”, si sta cercando di creare una linea per reprimere ancora di più i sostenitori di Gulen. Nell’etichettare il colpo di stato come gulenista si sta cercando di ottenere l’appoggio per una vendetta verso i cospiratori del golpe. In altre parole si sta cercando di prendere due piccioni con una fava.

È evidente che questo tentativo è stato supportato e sostenuto da una larga parte dell’esercito. Se lo avessero pianificato ed eseguito in modo professionale ci sarebbe stata la possibilità di realizzarlo con successo. A tal proposito non si può dire che l’attentato è stato condotto dai gulenisti o da una minoranza: non c’è una presenza gulenista abbastanza grande nell’esercito per portare a termine un colpo di stato.

Forse molti degli organizzatori del golpe, tra i quali molti che stanno conducendo la Guerra contro i curdi in Kurdistan, non sono stati coinvolti a livello pratico, ma si è capito che molti generali nella regione hanno supportato il golpe. Sono stati cauti perchè la loro partecipazione avrebbe intralciato i loro sforzi nella guerra contro i curdi. Ad ogni modo, molti dei generali coinvolti nella guerra contro i curdi sono oggi detenuti come sostenitori del golpe.

L’insistenza nella guerra ha rafforzato i golpisti
Quando l’AKP non poteva risolvere la questione curda ha virato negli anni passati verso una guerra di distruzione contro il Movimento di Liberazione curdo. Specialmente tra la fine del 2014 e le elezioni del 7 Giugno del 2015, il meccanismo del golpe si era già stabilito ed espresso nel tentativo di una coalizione fascista. Quando Erdogan ha svoltato in direzione della guerra l’esercito è diventato l’attore principale. Tayyip Erdogan e l’AKP erano dipendenti dall’esercito nella guerra contro il Movimento di Libeazione Curdo.

Quando Erdogan ha deciso di intensificare la guerra e ha mandato l’esercito a distruggere le città curde, lì il meccanismo del golpe aveva preso piede. Durante la guerra l’esercito ha potenziato le sue stesse forze contro Erdogan. Questo perchè l’esercito può diventare un attore centrale nella politica turca solo se nel mentre è in atto una guerra contro il Movimento di Liberazione curdo. Così, dopo un periodo in cui l’esercito aveva perso di centralità nella politica turca attraverso l’idea di Erdogan “abbiamo vinto la guerra nelle città, abbiamo distrutto il PKK”, l’esercito ancora una volta ha acquisito sicurezza per tentare un golpe. Questo colpo di stato voleva ridisegnare le politiche della Turchia. La dichiarazione dei golpisti lo ha mostrato chiaramente.

“Noi combattiamo la Guerra, noi dovremmo fare politica”
I golpisti sono parte di una nuova ala nazionalista dall’ Ergenekonists [statisti nazionalisti tradizionali]. Questa nuova tendenza si è formata da un’opposizione alle politiche dell’AKP. Potremmo anche dire che i cambiamenti portati avanti dall’AKP in politica estera (ricordando i rapporti con Israele e Russia, e il cambio di politica verso l’Egitto, l’Iraq e la Siria) possono aver stimolato la nascita di questa nuova formazione. Questi golpisti, che possono anche essere chiamati neo-nazionalisti, hanno da vicino fornito testimonianza delle relazioni di collaborazione tra l’AKP e l’ISIS. Datola loro presenza nelle prime linee di guerra dove queste relazioni si sono sviluppate e realizzate e hanno ancora luogo, hanno avuto prova di quanto sia stretta la relazione tra AKP e ISIS. Se il golpe avesse avuto successo, loro avrebbero perseguito l’AKP per supporto all’ISIS con l’aiuto dall’Occidente.

Sembra come se l’approccio dei golpisti fosse: “Il principale problema politico è la questione curda, e noi siamo gli unici in prima linea, quindi noi dobbiamo riformulare le politiche della Turchia.”Quando i governi civili non hanno nessun tipo di politica per risolvere la questione curda, il meccanismo del golpe è sempre funzionante. Il fatto che loro si siano autodefiniti: “Il Consiglio della Pace nel Paese” è un riflesso del loro pensiero evidenziato nella frase “Noi condurremo le politiche quando toccano la questione curda”. In breve, il loro approccio è stato. “Chiunque stia combattendo contro il PKK dovrebbe oggi controllare la politica e la stessa Turchia”.

Dopo il colpo di Stato: un nazionalismo settario creerà l’ISIS turco
Dopo che il colpo di stato è stato abbattuto, l’AKP e il loro alleati hanno dichiarato di essere “la volontà del popolo” e “forze democratiche”. L’AKP ora spera di rafforzare la sua presa sul potere e il suo sistema anti-curdo e anti-democratico. A questo proposito la rappresentazione dell’AKP e dei suoi sostenitori e alleati come” i difensori della democrazia”, rappresenta uno sviluppo pericoloso. L’AKP può così più facilmente rafforzare le sue politiche anti-curde e anti-democratiche.

Dato che gli alleati dell’AKP sono del Partito del Movimento Nazionalista (MHP) e sono sciovinisti nazionalisti, ci si può aspettare una crescita di sentimenti e approcci anti-curdi e anti-democratici. Queste forze sono diventate ancora più forti dopo il golpe; questo porterà ad un approfondimento delle politiche di genocidio contro i curdi. Proprio come questo golpe ha incoraggiato l’AKP, i suoi alleati e i nazionalisti, ha anche radicalizzato i circoli nazionalisti settari vicini all’AKP. Questo porterà ad un nuovo prodursi di di formazioni turche dell’Isis come quelle di Osmanli Ocaklari, un gruppo paramilitare organizzato da Erdogan in persona. Questi gruppi si stanno già organizzando in diversi paesi europei; legami tra loro e l’ISIS sono già stati discussi. Queste tendenze settarie e nazionaliste si radicalizzeranno più velocemente a diventeranno forze repressive contro ogni opposizione verso l’AKP. Molte delle persone che sono scese nelle strade durante questo periodo vengono da queste organizzazioni. Ci si può aspettare che questi gruppi innalzeranno il livello dei loro attacchi contro il popolo curdo. Le forze di liberazione del popolo curdo e le forze democratiche del paese dovrebbero prepararsi contro questi attacchi.

DELEGAZIONE INTERNAZIONALE DI PACE DI IMRALI A ISTANBUL
La situazione attuale ha preoccupato ed è stata allarmante non solo per il popolo curdo, ma anche per molte persone di chiara fama internazionale singolarità, accademici, politici e attivisti dei diritti umani. Queste persone che non hanno accettato i continui massacri verso la popolazione hanno formato un’iniziativa chiamata “Delegazione di Pace di Imrali”.

Questa iniziativa è stata pubblicamente supportata da personalità di tutto il mondo e di fama internazionale, come Noam Chomsky Professor Emeritus at Massachusetts Institute of Technology and author, US; Mauro Palma President of the Committee for the Prevention of Torture of the Council of Europe, Italy; Tariq Ali Writer, journalist and filmmaker, UK; Dr Felix Padel Professor at JNU, Delhi and author, India; Prof David Graeber anthropologist, London School of Economics; author and social activist, UK; Baroness Helena Kennedy QC House of Lords, UK; Baroness Jenny Jones House of Lords, UK; Mark Thomas political satirist, author and journalist, UK; Jeremy Hardy, stand-up comedian, actor, writer and activist, UK; John Holloway Professor of Sociology and author, Mexico; Dr Norman Paech, Professor of international and national constitutional law, Hamburg University, retired and politician, Germany; Dr Dafydd Iwan, former President of Plaid Cymru Party, Wales; Dr Bill Bowring Professor of Law in the School of Law, Birkbeck, University of London and author, UK; Mike Mansfield QC President of the Haldane Society of Socialist Lawyers, UK; James Kelman Writer and Booker Prize winner, Scotland; Bruce Kent Vice-President Pax Christi, UK; Dr Derek Wall Writer and International Coordinator of the Green Party, UK; Bert Schouwenburg, International Officer, GMB, UK; Stephen Smellie, Deputy Convenor UNISON, Scotland; Grahame Smith, General Secretary, Scottish Trades Union Congress, Scotland; Nick Hildyard Policy adviser, UK ; Louise Christian Vice-President of Haldane Society of Socialist Lawyers, UK; Tony Simpson Bertrand Russell Peace Foundation, UK; Ara Sarafian Director, Gomidas Institute, UK; Alastair Lyon lawyer, Birnberg Peirce Solicitors, UK; Matt Foot lawyer, Birnberg Peirce Solicitors, UK; Bronwen Jones barrister, Goldsmith Chambers, UK; Johannes de Jong, Manager of Christian Political Foundation for Europe (CPFE), The Netherlands; Feroze Mithiborwala, well known international activist and the General Secretary of India Palestine Solidarity Forum who recently visited Syria, India, e guidata dall’avvocato di Nelson Mandela, Judge Essa Moosa, e da un gruppo che comprende Dimitri Roussopoulos, Co-founder of the Transnational Institute of Social Ecology, Quebec, Canada; Janet Biehl, writer, translator, artist, US; Federico Venturini, School of Geography, University of Leeds; Member of Advisory Board of the Transnational Institute of Social Ecology, UK; Dr Thomas Jeffrey Miley, Lecturer of Political Sociology, Cambridge University,UK; Dr Radha D’Souza, Reader in Law and social justice activist, UK; Andrej Hunko, German MP of The Left party for Aachen, Germany; Eirik Eiglad, writer, translator and New Compass Press, Norway; Edgar de Jesús Lucena González, Member of the National Assembly of Venezuela; Joe Ryan Chair of the Westminster Justice and Peace Commission, UK.
Questo gruppo consiste di persone provenienti dal Canada, dal Venezuela dall’India e da vari paesi europei che hanno chiesto al Ministro di Giustizia turco di poter visitare la prigione di Imrali. La delegazione ha portato avanti diversi incontri a Istanbul mentre aspettava una risposta dal Ministro di Giustizia. Comunque l’isolamento di Ocalan mostra che questa richiesta è caduta nel vuoto e è stata ignorata. Segue un riassunto del report di questa delegazione.

L’Isolamento di ABDULLAH ÖCALAN

L’escalation del conflitto ha coinciso con il totale isolamento del leader del movimento per la libertà curdo, Abdullah Öcalan, che dalla sua cella solitaria sull’isola di Imrali è stato un protagonista fondamentale e una voce costante in favore della pace. Eppure, il fatto stesso che Ocalan sia in carcere è stato un problema anche durante i colloqui che si sono verificati per due anni a partire dal marzo 2013. La sua condizione di recluso lo spinge a negoziare con i suoi rapitori – uno svantaggio intrinseco. Inoltre, in carcere non può consultarsi con i suoi sostenitori. Prima che negoziati sostanziali si possano avviare, lo Stato deve liberarlo, come Nelson Mandela è stato rilasciato prima – non dopo o durante – i negoziati sudafricani. Fino a quando Öcalan non verrà liberato, ci sarà spazio solo per colloqui per intavolare negoziati e non per veri negoziati. Mandela stesso ha sottolineato come solo le persone libere e non prigioniere possono negoziare, a nome del proprio popolo, di una soluzione politica.

La delegazione internazionale di pace
Il 14 febbraio una delegazione internazionale di dieci membri si è riunita a Istanbul per cercare di contribuire a riavviare il processo di pace curdo-turco, che è stata sospesa a partire dalla primavera del 2015. Il 3 febbraio capo della delegazione, il giudice Essa Moosa dell’Alta Corte del Sud Africa ha scritto una lettera al Ministero della Giustizia turco a nome della delegazione per richiedere due incontri: uno con il Ministero, per discutere i modi e mezzi per riprendere il processo di pace tra il governo turco e Ocalan; e uno con Abdullah Öcalan a Imrali per discutere lo stesso problema. Abbiamo chiesto che le riunioni si svolgessero il 15 febbraio, diciassettesimo anniversario della cattura e la detenzione di Ocalan. Il giudice Moosa ha precedentemente agito in favore di Nelson Mandela, quando era imprigionato a Robben Island e altrove ed è stato coinvolto nel processo di negoziazione in Sud Africa.

La sola soluzione possibile
Convinti che né il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), né l’esercito turco potrebbero mai prevalere decisamente in una guerra che aggraverebbe le gravi crisi umanitarie nel paese, riteniamo che il processo di pace offre l’unica soluzione e che Öcalan, come portavoce principale per il movimento curdo, è essenziale in questo processo. Nessun progresso verso una soluzione può essere raggiunto, noi crediamo, senza la partecipazione di Öcalan.

La richiesta di incontro
Purtroppo alla nostra delegazione non è stato concesso nessuna delle due incontri richiesti. Solo 15 febbraio il Ministero ha notificato di aver ricevuto la lettera, ma non si è preoccupato di accettare o rifiutare la nostra richiesta formale. Al di là di questa semplice notifica, non ha mai dato risposta. Siamo estremamente delusi di non aver avuto l’opportunità di coinvolgere il Ministro della Giustizia e Öcalan sulla questione della ripresa del processo di pace.

Incontri
La delegazione nel frattempo ha incontrato i rappresentanti di varie organizzazioni politiche e sociali che ci hanno informato sulla situazione più preoccupante del paese. Abbiamo anche incontrato gli avvocati e le organizzazioni di avvocati, che sono stati profondamente coinvolti nella difesa dei membri del movimento di liberazione curdo contro accuse penali, e che si sono stati oggetto di molte intimidazioni e persecuzioni da parte dello stato.

Dalla pace alla guerra
Tutti i rappresentanti che abbiamo incontrato ci hanno raccontato che durante l’attuale periodo di isolamento di Öcalan, da aprile 2015, il governo Erdogan si è spostato da un piano di pace al piede di guerra. Questo passaggio ha coinciso con il totale isolamento di Öcalan. Mentre entra nel diciottesimo anno della sua detenzione, egli conduce una vita solitaria. Altri due prigionieri dei cinque che erano già presenti sul Imrali sono stati trasferiti in altre prigioni di massima sicurezza. L’unico contatto umano di Öcalan è con le sue guardie o, se consentito, con i restanti tre prigionieri. Nemmeno la sua famiglia lo può visitare. I suoi avvocati, che non sono stati in grado di fargli visita a partire dal 2011, richiedono di visitarlo almeno una volta alla settimana, ma nonostante abbiamo fatto richiesta 600 volte fino ad ora, hanno sempre ricevuto un rifiuto, con l’assurda scusa che la barca per raggiungere l’isola è rotta. Nessuno ha avuto il permesso di visitare l’isola sin da quando gli ultimi delegati dell’HDP partirono il 5 aprile 2015. Nessuna comunicazione è stata ricevuta da Öcalan sin da allora. Egli soffre di cattive condizioni di salute e il suo accesso alle cure mediche è limitato.

Nel frattempo, dopo le elezioni, la situazione nel paese è peggiorata rapidamente e il processo di pace si è decisamente interrotto. Sappiamo che le città stanno diventando zone di guerra, sotto il fuoco dell’artiglieria pesante e dei carri armati. I bambini vengono uccisi. Genitori e nonni sono uccisi nelle strade, ma a causa del coprifuoco, i loro corpi non possono essere recuperati per lunghi periodi. Ci è stato riferito che alcune forze di polizia sono autorizzate a sparare a chiunque con piena impunità, senza timore di conseguenze. Queste forze speciali non sono comandate dai governatori locali, ma sono direttamente collegate al governo.

In Cizre, persone, molte delle quali civili rifugiatisi in tre diversi scantinati, sono state uccise, anche bruciate vive, e ora lo Stato sta distruggendo gli edifici per eliminare le prove. La violenza contro le donne è in aumento. Le donne vengono uccise, poi spogliate e umiliate. Questi costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Questi crimini violano la Terza Convenzione di Ginevra che la Turchia ha sottoscritto e soddisfano i criteri delle Nazioni Unite di genocidio.

LA DELEGAZIONE INTERNAZIONALE DI PACE DI IMRALI A STRASBURGO
La Delegazione Internazionale di Pace guidata dall’avvocato di Nelson Mandela Essa Moosa che aveva intenzione di visitare Imrali il 15 febbraio contro l’isolamento di Öcalan, ma era stata ostacolata dallo stato turco, ha svolto degli incontri a Strasburgo con il CPT e la Commissione Europea.

La condizione di isolamento del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan è rimasta in vigore negli ultimi 17 anni.Nonostante tutti gli sforzi per la pace di Öcalan, lo stato turco continua ad inasprire l’isolamento. Mentre l’isolamento del leader curdo continua, l’uccisione dei civili è iniziata nel Kurdistan del nord. Nonostante l’insistenza dei curdi le istituzioni europee mantengono il silenzio. Una delegazione internazionale guidata dall’avvocato di Nelson Mandela, Essa Moosa dell’Iniziativa per la Pace e la Riconciliazione, aveva intenzione di visitare Imrali il 15 febbraio, ma era stata ostacolata dallo stato turco. La delegazione ha avuto incontri con il CPT, PACE e i gruppi politici a Strasburgo.

A seguito dell’incontro con i funzionari del CPT, la delegazione ha incontrato la comunità curda a Strasburgo e ha visitato il presidio “Libertà per Öcalan ” che è continuato per 4 anni. La delegazione Internazionale di Pace con una conferenza stampa a Strasburgo ha dichiarato una risoluzione.

La Risoluizone
Alla luce delle circostanze, noi, il sottoscritto, i membri della delegazione internazionale per la pace, risolviamo unanimemente come segue:
• Chiediamo al governo turco e Abdullah Öcalan di riprendere il processo di pace come una questione di urgenza. Nel mese di dicembre 2012, l’arcivescovo emerito Desmond Tutu come Presidente degli Anziani, carica fondata da Nelson Mandela, in una nota personale all’allora primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha detto che “la pace è meglio della guerra” e ha fatto appello al Primo Ministro di riprendere il processo di pace con Abdullah Öcalan.
• Che Abdullah Ocalan, un attore fondamentale, sia rilasciato senza condizioni dalla prigione, per consentirgli di prendere il suo posto legittimo al tavolo delle trattative per la risoluzione della questione curda in Turchia e per la democratizzazione della Turchia. Questo al fine di garantire la ripresa di veri e propri negoziati di pace che possano risolvere la questione curda in Turchia.
• Chiediamo al governo turco di livellare il campo di gioco, procedendo , tra le altre cose, a legittimare il PKK e altre organizzazioni bandite, liberare tutti i prigionieri politici e permettere agli esiliati di ritornare alla Turchia a partecipare al processo di pace.
• Siamo risoluti nel fare pressione sui nostri rispettivi governi e organizzazioni non governative affinchè facciano a loro volta pressione sul governo turco per riprendere il processo di pace come questione di massima urgenza. Inoltre risolviamo, nei paesi in cui il PKK è elencato come organizzazione terroristica e Abdullah Öcalan come un terrorista, a fare pressione sui governi per rimuoverli da tale lista. Essi sono un movimento di liberazione e un combattente per la libertà secondo i termini della International Human Rights Instruments.
• Chiediamo alle organizzazioni internazionali per i diritti umani di indagare, come questione di massima urgenza, la violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità turche contro la popolazione civile nelle aree di conflitto e valutare e determinare se tali abusi costituiscono crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e / o violazione della Convenzione di Ginevra.
• Invitiamo il Comitato per la Protezione Contro la Tortura, contro i Trattamenti o Punizioni Inumani o Degradanti o punizioni del Consiglio d’Europa (CPT), come questione di estrema urgenza, a visitare Abdullah Öcalan nella prigione di Imrali per indagare la violazione dei suoi diritti come prigioniero politico, in termini della Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e Libertà fondamentali dato che: (i) il diritto di avere accesso ai suoi avvocati è stato violati negli ultimi 5 anni; (ii) il suo diritto di accedere ai membri della sua famiglia è stato violato per gli ultimi 14 mesi; (iii) il suo diritto a non essere completamente isolato dal contatto sociale è stata violata per un periodo sconosciuto così come (iv) il suo diritto ad avere accesso ai medici e / o trattamenti medici. Il CPT è chiamato a riferire con urgenza sulle sue conclusioni dopo la sua visita, al Consiglio d’Europa, al governo turco, a Abdullah Öcalan e ai suoi avvocati.
• Chiediamo alla fraternità accademica internazionale di sostenere gli accademici dissidenti in Turchia, nell’interesse della libertà accademica e per dare loro morale, materiale, assistenza fisica e accademica.
• Chiediamo a membri della nostra delegazione di distribuire questa relazione il più ampiamente possibile ai loro capi di Stato, Ministri degli Esteri, ambasciatori, funzionari, i media, sia elettronici e che su carta, organizzazioni per i diritti umani e le organizzazioni non governative nei nostri rispettivi paesi.

IL PERIODO DI TRASFORMAZIONE
A causa di queste politiche, per molti anni Öcalan è stato tenuto in isolamento in condizioni pericolose nel carcere di Imrali, al largo della costa di Istanbul. Le sue condizioni di salute si sono deteriorate a causa del duro ambiente carcerario. Ma nonostante tutte le sue difficoltà personali, Öcalan ha continuato a svolgere un ruolo centrale nella politica della Turchia, e continua ad esercitare la sua influenza tra il movimento curdo, a tal punto che non può essere ignorato. Dall’interno della sua cella, attraverso i suoi scritti e i suoi appelli, Öcalan ha cambiato il paradigma del PKK, cercando una soluzione politica democratica alla questione kurda all’interno dei confini della Turchia. Ha anche invitato le forze armate del PKK a ritirarsi in una posizione di auto-difesa.

Da allora, Öcalan e il movimento di liberazione curdo hanno mantenuto una posizione coerente per una conclusione pacifica del conflitto in base al raggiungimento della giustizia per il popolo curdo. Attraverso continue discussioni le loro proposte si sono evolute nell’attuale domanda di “autonomia democratica” all’interno della Turchia, una politica che prevede la concessione di poteri decisionali locali nelle regioni attraverso i diritti politici, sociali e culturali, come l’uso della lingua curda e l’educazione in lingua madre, adempiendo così alle richieste curde, fatte ormai da tanto tempo.

Come risultato della successiva internalizzazione di queste richieste fatte proprie dal PKK, Öcalan è stato in grado di proporre una soluzione negoziata, avanzando proposte dettagliate che invitano entrambe le parti ad adottare misure per giungere ad una conclusione definitiva del conflitto. Ha usato la sua statura tra i curdi per sollecitare un ripetuto cessate il fuoco unilaterale da parte dei guerriglieri curdi, cercando di dare una possibilità alla pace, che loro hanno ripetutamente adottato nonostante le continue aggressioni da parte dei militari turchi.

SFORZI PER LA PACE E RELATIVA RISPOSTA

La prima di queste chiamate per la pace è stata nel 1999-2004, quando il PKK ha risposto alla chiamata di Öcalan per un cessare il fuoco, ritirandosi dalla Turchia al fine di cambiare la sua strategia. Di conseguenza, nel 1999, il PKK ha ritirato tutte le forze armate al di fuori dei confini della Turchia. Questo ha segnato l’inizio di un cessate il fuoco di cinque anni, il più lungo nella storia del conflitto. Con un’altra mossa a sorpresa nello stesso anno Öcalan ha suggerito che due “gruppi di pace” composti da membri del PKK tornassero in Turchia, come segno di disponibilità ad una soluzione pacifica. I due gruppi hanno effettivamente fatto rientro in Turchia, ma gli “inviati di pace” sono stati immediatamente arrestati, ed ora sottostanno a lunghe pene detentive.

Lo Stato turco ha sprecato questa opportunità dei colloqui di pace e non ha risposto positivamente prendendo sul serio questo gesto. Quando l’escalation di violenza è aumentata nel 2006-2007, Öcalan è nuovamente intervenuto, chiedendo un altro cessate il fuoco al PKK; il quale fu rispettato dal PKK ma non ricevette alcuna risposta da parte dello Stato turco.
La terza convocazione di Öcalan relativa ai negoziati di pace e al cessate il fuoco è avvenuta nel 2009, quando furono avviate pubblicamente le note “Riunioni di Oslo”. Dal 2009 fino a metà del 2011, negoziati segreti, più tardi conosciuti come il processo di Oslo, si sono svolti tra Öcalan, una delegazione nominata dal governo dello Stato turco e i membri senior del PKK. L’ oggetto era una soluzione politica alla questione curda. Basandosi sul documento intitolato “Base della tabella di marcia per i negoziati” che Öcalan scrisse nel 2009, le parti hanno concordato tre protocolli. Questi protocolli contenevano un piano graduale per la fine del conflitto e una soluzione politica alla questione curda. Inoltre, nel 2010, Öcalan ha chiamato un nuovo gruppo di “inviati di pace” in Turchia. Successivamente, un gruppo di guerriglieri disarmati e un gruppo di rifugiati dal campo profughi di Mexmûr attraversarono il confine dal Sud Kurdistan (Iraq) ed entrarono in Turchia come rappresentanza simbolica di pace per le trattative. A differenza dei precedenti inviati di pace, i membri di questo gruppo non furono arrestati subito, creando un falso senso di speranza e di sicurezza. La delegazione fu accolta in estasi dai curdi che speravano che “la guerra fosse finalmente terminata”.
Il governo turco, tuttavia, ha scelto di non attuare il piano e di non partecipare alle discussioni, e molti membri dei gruppi pacifisti furono presto arrestati e imprigionati. A causa della violenza dopo il luglio 2011, Öcalan, ancora una volta ha risposto alle richieste dei movimenti sociali chiamando un altro cessate il fuoco e ha iniziato un nuovo processo di negoziazione, il cosiddetto ‘Processo di Imrali’, nei primi mesi del 2013. Infine, quest’ ultimo più significativo tentativo ancora una volta venne fermato dal Presidente del governo turco Erdogan che quando si rese conto che il processo stava procedendo verso una soluzione, nel marzo del 2015, arrivò ad affermare “non c’è tavolo dei negoziati, non c’è nessuna questione kurda e nessun processo di pace”. Con questa affermazione ogni speranza per un processo di pace fu estirpata.

IMPATTO SUL MEDIO ORIENTE
Abdullah Öcalan è meglio conosciuto come il simbolo vivente della lotta del popolo curdo per il riconoscimento e l’autodeterminazione. La negazione sistematica costante di questi diritti ha aperto la strada a numerosi massacri e genocidi delle popolazioni curde in diversi paesi. Le resistenze contro questi attacchi hanno portato a conflitti armati che hanno contribuito all’instabilità globale in Medio Oriente. Per più di quattro decenni, Öcalan ha fatto un enorme sforzo per trasformare il conflitto da una lotta armata in una lotta politica. Attraverso i suoi continui sforzi, ora per la prima volta da decenni, una soluzione politica sembra essere a portata di mano.

In un clima politico che in Medio Oriente impone sempre più l’uniformità della nazione e della religione nonché l’oppressione dei diritti delle donne, negli ultimi 20 anni Öcalan ha sviluppato una filosofia politica che si distingue per la realizzazione di una visione alternativa della società. La sua ideologia per la pace promuove la parità di diritti tra persone di tutte le nazionalità e credenze e, soprattutto, il riconoscimento concreto dei diritti e delle libertà delle donne in tutti i settori della società. Questo paradigma ha dimostrato di essere influente e di essere una fonte di speranza per molti gruppi. Le politiche che seguono il suo approccio hanno contribuito a mantenere la regione curda del Rojava in Siria pacifica e stabile, mentre la maggior parte della Siria è affondata nel caos. Öcalan ha ispirato numerosi cessate il fuoco di lunga durata e un promettente dialogo tra due ex nemici storici: lo Stato turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Nel Rojava, l’inclusione di tutti i gruppi etnici e religiosi come assiri, siriaci e caldei cristiani nelle amministrazioni cantonali è nata grazie al sostegno di Öcalan e all’ applicazione del modello da lui sviluppato, il Confederalismo Democratico. Nei suoi scritti e nelle sue dichiarazioni, Öcalan sostiene la necessità di un approccio inclusivo ed è riuscito a influenzare i leader politici curdi, e non curdi, nella regione in questione.

Questo ha anche reso possibile il salvataggio dei kurdi Ezidi; ha contribuito enormemente allo sviluppo relativamente pacifico della regione in mezzo al tumulto della guerra civile siriana e serve come modello per il futuro della Siria e del Medio Oriente in generale. Questo paradigma del Presidente Öcalan è stato adottato dal movimento curdo in Siria, in guerra contro l’ISIS dal 2013.
Il movimento curdo in Siria ha applicato questo paradigma nelle zone liberate dimostrando di essere la forza più efficace contro la barbarie dell’ISIS. Il successo del movimento curdo in Siria, non solo nella lotta contro il terrorismo dell’ ISIS, ma anche per un modello inclusivo di convivenza tra gruppi etnici e religiosi per lungo tempo diffidenti tra loro, fa affidamento sulle idee e sul paradigma del Presidente Öcalan. Gli sforzi di Abdullah Öcalan per la pace e la democrazia non sono stati solamente accolti dai curdi in Turchia, ma anche dagli altri gruppi etnico-religiosi in Siria che combattono contro l’ISIS insieme ai kurdi. Il modello di convivenza inclusiva è servito e può servire come un potente strumento per la pace, la stabilità e la prosperità per i popoli della regione.

L’ISOLAMENTO
Abdullah Öcalan ha avuto il suo ultimo accesso al suo team legale, lo scorso 27 luglio 2011. Da allora è stato tagliato fuori dal mondo esterno. Né i familiari né gli avvocati sono autorizzati a visitarlo. Telefonate o comunicazioni scritte non sono inoltre possibili.

Persino nella legge Turca – che non è affatto flessibile con i prigionieri politici – non vi è alcuna base giuridica per questo totale isolamento disumano. Scuse poco convincenti vengono utilizzate settimanalmente: come ad esempio un vaso difettoso o il cattivo tempo, al fine di evitare le visite che,dovrebbero essere consentite. Tuttavia il primo ministro Erdogan, nonché il ministro della Giustizia S. Ergin, hanno entrambi dichiarato pubblicamente che è il governo che blocca ogni visita. Senza dubbio, la prevenzione nei confronti di Öcalan all’ avere accesso al suo team legale o alla delega alla pace, è una politica deliberata da parte del governo dell’AKP per mettere a tacere la voce più potente curda per un processo di pace, per la democrazia e i diritti umani in Turchia e nella regione.

Questo isolamento intenzionale dimostra anche la totale arbitrarietà del governo dell’AKP, i cui rappresentanti difendono pubblicamente le violazioni della legge quando si tratta della questione kurda. Un altro sviluppo scandaloso e illegale è stata la detenzione del team di difesa di Öcalan composto da 36 avvocati, che sono in carcere da oltre un anno e mezzo.

Il vero scandalo però, è il silenzio dei paesi stranieri. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo è valida in 47 Stati. Per oltre 40 milioni di curdi, a quanto pare, non lo è. E non da ultimo per Abdullah Öcalan. Il Consiglio d’Europa delega la responsabilità sulle condizioni carcerarie terrificanti ad Imrali all’ impotente Commissione contro la tortura (CPT) e continua comunque deliberatamente ad ignorare la questione. Persino la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo non è stata finora in grado di determinare i fatti e le condizioni di isolamento. La Turchia sembra non esser vincolata da leggi o convenzioni internazionali sui diritti umani.

I curdi e i loro amici hanno più volte fatto ricorso a proteste pubbliche e di massa per mostrare il loro sostegno a Öcalan e il loro rifiuto verso le politiche antidemocratiche e disumane del governo turco nei confronti dei curdi. Ci sono state anche molte campagne avviate per la libertà di Öcalan. In una campagna di raccolta firme condotta nel 2005-2006, circa 3,5 milioni di persone provenienti da tutte le parti del Kurdistan hanno firmato una dichiarazione affermando che essi considerano Öcalan come il loro leader politico.

Il 6 settembre 2012 è iniziata una seconda campagna di raccolta firme che chiede la “Libertà per Abdullah Öcalan e gli altri prigionieri politici in Turchia”. I firmatari affermano che “la libertà di Öcalan segnerà una svolta per la democratizzazione della Turchia e la pace in Kurdistan.” La campagna cominciata a Bruxelles, ha raccolto in totale 10.321.000 firme. Il numero di firme è stato notevole, considerando che la campagna è stata condotta sotto fortissime restrizioni- Turchia, Siria e Iran ne dichiararono l’illegalità. Centinaia di persone sono state giudicate colpevoli e condannate a diversi anni di prigione per averla sostenuta.

L’ ISOLAMENTO: I FATTI E I NUMERI
Nei 16 anni di prigionia di Öcalan, la sua famiglia e il suo team legale sono sempre stati ostacolati nel visitarlo. A Öcalan è stato comunicato che avrebbe incontrato i suoi avvocati una volta alla settimana per un’ora; questo diritto non è mai stato applicato in modo coerente. Dal 27 Luglio 2011 a Öcalan è stato impedito di incontrare i suoi avvocati.

Al sig. Öcalan in precedenza era permesso di incontrare la sua famiglia una volta alla settimana per un’ora. Nel giugno 2005 questo è stato ridotto ad un’ora ogni due settimane. Tuttavia, ciò non si è più verificato dall’ ottobre del 2014.

Queste sono le cifre relative alle domande presentate dalla famiglia e dagli avvocati di Abdullah Öcalan dal 27 luglio 2011:
*Dal 27 luglio 2011 alla fine dello stesso anno, delle 43 domande da parte degli avvocati di Öcalan per incontrarlo nessuna è stata accettata (17 respinte a causa delle cattive condizioni meteorologiche, 23 rifiutate a causa della ripartenza del traghetto e 2 respinte a causa di festività ufficiali).

*Durante tutto l’anno 2012 delle 104 domande da parte degli avvocati di Öcalan per incontrarlo nessuna è stata accettata (14 respinte a causa delle cattive condizioni meteorologiche, 73 respinte a causa della ripartenza del traghetto, 16 a causa della riparazione del traghetto e 1 rifiutata a causa di una festività ufficiale).

*Durante tutto l’anno del 2013 delle 102 domande da parte degli avvocati di Öcalan per incontrarlo nessuna è stata accettata (12 respinte a causa delle cattive condizioni meteorologiche, 86 respinte a causa della ripartenza del traghetto e 4 rifiutate a causa di festività ufficiali).

*Durante tutto l’anno del 2014 delle 104 domande da parte degli avvocati di Öcalan per incontrarlo, nessuna è stata accettata (9 respinte a causa delle cattive condizioni meteorologiche, 86 respinte a causa della ripartenza del traghetto, 6 a causa della riparazione di traghetto e 3 rifiutate a causa di festività ufficiali).

*Durante tutto l’anno 2015 delle 56 domande da parte degli avvocati di Öcalan per incontrarlo, nessuna è stata accettata (5 respinte a causa delle cattive condizioni meteorologiche, 27 respinte a causa della ripartenza del traghetto e 24 a causa della riparazione del traghetto).

*Inutile dire che tutti i motivi sopra esposti sono chiare violazioni dei diritti umani di Öcalan come prigioniero politico in diretto contrasto con i valori e le norme giuridiche internazionali. Nulla è stato fatto nei confronti del governo turco, dalla comunità internazionale e dalle principali organizzazioni per affrontare questa violazione, che non solo limita i diritti umani di Öcalan, bensì costringe al silenzio, limitandone le richieste, milioni di curdi che affidano ad Öcalan la voce dei loro diritti umani, chiedendo pace e democrazia. Far tacere Öcalan equivale a mettere a tacere i curdi e le loro rivendicazioni per il rispetto di diritti umani fondamentali.

LA REALTÀ IN TURCHIA E L’UNICA SOLUZIONE PER LA PACE
Il contesto turco di totale isolamento di Öcalan è politicamente sconsiderato. Öcalan è stato in grado di spingere la guerriglia curda ad aderire ai diversi cessate il fuoco. Nessun’ altro è in grado di esercitare una tale influenza sulle forze curde. Le sue proposte costruttive per una soluzione politica, disposte nella sua tabella di marcia, hanno costituito la base dei negoziati per 3 anni tra il governo turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per una soluzione pacifica del conflitto. Una soluzione al conflitto era alla portata di tutti. Tuttavia, Recep Tayyip Erdogan fermò bruscamente i negoziati intensificando gli attacchi contro la società civile kurda.

Questo improvviso cambiamento nella politica del governo dell’AKP non ha risolto nessuno dei problemi esistenti; ne ha invece creati di nuovi. Lo scontro tra guerriglieri curdi e l’esercito turco si è riacceso, la situazione sembra sempre più complessa e la soluzione per la pace ancora più fuori portata. Ma anche Erdogan dovrà rendersi conto che la questione curda può essere risolta solo attraverso il dialogo e attraverso misure concrete che rispettino i diritti umani dei gruppi etnici e religiosi in Turchia. Con l’ascesa di partiti politici popolari come HDP, che di recente ha ottenuto una vittoria storica nel parlamento turco, la chiamata democratica del popolo della Turchia per la pace, per la sua democratizzazione, le riforme politiche, la parità di genere e dei diritti umani è in aumento. E’ essenziale che il governo turco riprenda i negoziati per prevenire ulteriori spargimenti di sangue.

Le azioni di Öcalan nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che il leader curdo è in grado di svolgere un ruolo di equilibrio per quanto riguarda gli interessi turchi e curdi. Questo equilibrio è la condizione preliminare per una pace durevole e legittima. La palla è ora nel campo del governo turco che si deve rimettere in pista.

La liberazione di Abdullah Öcalan è un fondamentale contributo alla soluzione del conflitto è quindi inevitabile. Continuare a mantenere il silenzio e a isolare Öcalan significa contribuire ad ignorare la questione curda in Turchia e non riuscire a compiere passi concreti verso le riforme politiche per una reale democratizzazione. Fallire nel risolvere questo problema umanamente e secondo i valori e le norme del diritto internazionale equivale ad evidenziare che la Turchia non ha alcuna intenzione di sostenere i diritti umani universali.

OLTRE 10 MILIONI DI FIRME APPROVATE UFFICIALMENTE CHIEDONO LA SUA LIBERTA’
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Il  Comitato per la Liberazione del Ocalan