Delegazione Italiana a Viransehir

Alle nove ci dirigiamo 90 kilometri ad est di Urfa verso Viransehir, città curda di 180.000 abitanti interessata oggi dai festeggiamenti del Newroz, a cui parteciperemo. Il programma prevede anche un incontro con il sindaco, la visita al centro culturale ed al campo profughi.

Arrivati a Viransehir raggiungiamo subito il municipio ed il Sindaco Filiz Yilmaz, donna dell’HDP (Partito Democratico dei Popoli), che ci accoglie in un ufficio dai toni decisamente femminili.

Filiz si mostra sorridente e felice di ricevere una delegazione così numerosa, affermando la necessità di accentuare la solidarietà internazionalista, attraverso l’organizzazione di staffette che diano supporto reale nelle varie zone interessate dai conflitti, Kobane in primis. Fin da subito sottolinea la centralità del ruolo della donna nella costruzione del progetto politico di autonomia democratica ed in particolare della lotta all’IS, intesa non solo come resistenza armata ma anche come liberazione della società dal patriarcato e dal sessismo.

Usciti dal municipio ci dirigiamo verso la piazza dei festeggiamenti: Una distesa di gente in abiti colorati a ridosso di un grande palco, sormontato da una gigantografia del presidente Ocalan.

Il clima che si respira è molto gioioso, un tripudio di colori tra vestiti sgargianti e bandiere sventolate da piramidi umane, e si percepisce la fierezza di un popolo in lotta che sta già costruendo il proprio futuro. Dal palco giungono musiche tradizionali e canti inneggianti le partigiane/i dell’ YPG E YPJ, la liberazione di Kobane e del Rojava. La presenza degli internazionali galvanizza ulteriormente i presenti ed è un chiaro segnale che la lotta di questo popolo è la lotta di tutti/e.

La nostra giornata prosegue con la visita del centro culturale di Viransehir dove conosciamo Rihan, giovane donna appartenente ad una delle tante associazioni femministe che declinano giornalmente il loro intervento sociale e politico sul proprio territorio, che necessita di tanto impegno e costanza per l’affermazione di una società solidale ed accogliente.

In tal senso la nostra giornata prosegue con l’assemblea al campo profughi autogestito “Viransehir Balediyesi Sengal Gadir Kampi”, in cui abitano kurdi yazidi provenienti da Sengal, Kurdistan iracheno. Nel campo erano presenti inizialmente 700 persone, numero ultimamente sceso a 200 in quanto molti hanno fatto ritorno nella propria terra natia.

La storia recente della tragedia che hanno dovuto subire i kurdi yazidi ci viene riassunta dalla vicenda personale e familiare di Mamu, anziano signore dagli occhi vitrei ed i baffi folti e lunghi, che nell’agosto 2014 ha visto morire la sua famiglia per mano dell’Is; la sua storia è quella di centinaia di yazidi sopravvissuti soltanto grazie all’intervento dell’YPG che, bloccando l’avanzata dell’Is e creando un corridoio umanitario, li ha messi in salvo.
Negli ultimi mesi Viransehir ha ospitato fino ad 8000 profughi provenienti da varie zone del Kurdistan siriano ed iraqeno, di cui circa 5000 non hanno ancora fatto ritorno a casa.

Elemento centrale nell’organizzazione del campo è la presenza di una scuola autogestita divisa in due classi (dai 6 agli 8 anni e dai 9 ai 14) dove i ragazzi studiano, tra le altre materie, la lingua e la cultura kurda. Durante l’assemblea i professori ci spiegano l’importanza della riappropriazione dei valori e dell’identità curda, a fronte di decenni di repressione ed assimilazione forzata da parte del governo turco. Oltre la scuola, il campo è fornito di un magazzino per medicinali ed attrezzature scolastiche, una tenda adibita alla preparazione del pane ed un piccolo orto.

La giornata si conclude con i racconti dei compagni che hanno partecipato ai festeggiamenti del Newroz a Suruc, città a confine con il Kurdistan siriano. Dal palco, posizionato volutamente a due passi dalla frontiera siriana, giungono canti e musiche che salutano la città di Kobane liberata.

Delegazione Italiana a Viransehir