Dedichiamo l’8 marzo e tutto l’anno alle donne kurde e a tutte le compagne che lottano contro il dominio capitalista, sessista e patriarcale

La donna che dà la vita, la donna sfruttata e giudicata semplicemente per alcune caratteristiche di un gruppo di appartenenza, sono alcuni dei meccanismi del dominio patriarcale e sessista che il capitalismo continua ad imporre. Un sistema di dominio nel quale la donna è considerata solo come subalterna al maschio, a cui viene asservita per la procreazione della vita (intesa come un numero per proseguimento della specie umana, soprattutto maschile), sfruttata, schiavizzata e discriminata già dalla nascita, cancellandola completamente come donna che dà la vita ad una creatura nata dall’amore per completare il ciclo vitale del pianeta terra.

L’idea di libertà della donna che il patriarcato capitalista inculca, è quella dell’obbligo di “essere bella”, dai vestiti agli atteggiamenti sociali, per obbedire e soddisfare il “maschio”, limitando pensieri e idee della donna che non deve essere indipendente ma obbedire agli ordini.

“Se la donna non è realmente libera, il mondo non lo è” (APO OCALAN)

Bisogna combattere ed esprimere le proprie idee, realizzando e trasmettendo la realtà della libertà e dell’essere in quanto donna, una persona con gli stessi diritti e la stessa dignità degli uomini. Bisogna farlo per spezzare il marchio e le catene del dominio patriarcale imposto dal capitalismo, come stanno facendo le donne kurde, mamme e combattenti per una società veramente libera, contro tutte le idee della donna imposte da ogni forma di patriarcato.

Dedichiamo quindi a loro, alle combattenti donne kurde, alle compagne che hanno perso la vita, e tutte le donne che ad ogni latitudine combattono per una vera libertà, spezzando ogni dominio, questo 8 marzo in tutto il mondo…e tutta la vita.

JIN JIAN AZADì (DONNA VITA LIBERTà)

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