Deceduto il dittatore sanguinario Kenan Evren che fu a capo del colpo di stato del 1980.

L’agenzia di stampa ufficiale turco annuncia che il vecchio presidente turco Kenan Evren che prese il potere nel 1980 all’epoca del colpo di stato e che in seguito governò il paese con pugno di ferro per più di nove anni, è deceduto sabato in un ospedale di Ankara all’età di 97 anni.

Primo putschista ad essere giudicato per “crimini contro lo Stato” e condannato nel 2014 alla prigione a vita, era ricoverato nell’ospedale militare di GATA dal 2012. Il suo stato era recentemente peggiorato ed era stato messo sotto respirazione artificiale.

Dopo gli atti di forza del 1960 e poi del 1971 e in seguito quello del 1997, il colpo di stato capeggiato da Kenan Evren fu di gran lunga il più sanguinario: centinaia di migliaia di persone arrestate, all’incirca 250.000 condannati, 50 detenuti giustiziati, decine di altri morti in prigione sotto tortura e decine di migliaia di turchi esiliati.

Evren aveva risposto seccamente ai difensori dei diritti dell’uomo che denunciavano l’impiccagione di un giovane di 17 anni, reputato colpevole di aver ucciso un soldato durante gli scontri successivi al colpo di stato: “Se non impiccate quelli che lo meritano, si propagheranno come un virus”.

Più di trent’anni dopo, arrestato dalla giustizia, Kenan Evren ha mostrato la stessa assenza di pentimento di fronte ai suoi giudici.
“Se si dovesse rifare noi ripeteremmo esattamente la stessa operazione”, aveva affermato il vecchio ufficale nel Novembre 2013 in occasione di un’udienza dove testimoniava disteso sul suo letto di ospedale. “Non ho alcun rimorso”.

Nato ad Alasehir nell’ovest, il 17 Luglio 1917, in una famiglia di immigrati turchi dei Balcani, educato negli istituti militari, entra nell’Esercito nel 1938, l’anno della morte del fondatore della Repubblica, Mustafa Kemal Ataturk.

Dopo aver trascorso un periodo in Corea durante la guerra che divide il paese in due nel 1953, l’ufficiale è insignito del grado di generale nel 1964. Si tratta dell’epoca in cui l’esercito si impone come custode dell’eredità laica e autoritaria del kemalismo che ha un peso enorme sulla vita politica del paese.

Appena nominato a capo dell’esercito nel 1978 Kenan Evren mette in guardia il primo ministro all’epoca, Süleyman Demirel, che giudica incompetente. Due anni più tardi prende il potere.

Sulla scia del colpo di stato fa votare una costituzione di stampo autoritario che resta ancora in vigore nonostante vi siano stati introdotti numerosi emendamenti.

Dopo le elezioni legislative del 1983, il generale si fa nominare presidente della Repubblica, una posizione che occuperà fino al 1989 prima di ritirarsi dalla vita politica per dedicarsi alla pittura nella sua sontuosa villa situata presso la stazione balneare di Marmaris.

Colui che fu soprannominato il “Pinochet turco” si trasforma in artista alla moda, specializzato nel nudo femminile. Una compagnia turca spenderà 240.000 dollari, l’equivalente di 214.000 euro per una delle sue tele ad olio. “Non l’hanno nemmeno guardato” afferma ridacchiando nel 1993.

A seguito di una riforma costituzionale nel 2010 Kenan Evren perde la sua imminutà e diventa nell’aprile 2012, insieme all’ex capo di stato maggiore dell’aviazione militare, Tahsin Sahinkaya, il primo putschista giudicato per “crimini contro lo Stato”.

“Preferisco suicidarmi piuttosto che essere giudicato” così si era difeso l’ormai pensionato davanti ai capi d’accusa nel 2011. Tuttavia non concretizzerà mai questa minaccia.

La costituzione dei putschisti è ancora in vigore

Il colpo di stato militare del 1980 era la seconda fase di un processo di militarizzazione in tutti i settori del paese. In effetti, il colpo di stato del 12 marzo 1971 aveva già abolito o distrutto molti diritti e istituzioni democratiche applicando un repressione senza precendenti.

Il colpo di stato del 1980 ha completato la militarizzazione imponendo al paese una costituzione razzista e despotica dopo aver messo in atto una repressione ancora più selvaggia.

La costituzione del 1982 nega i diritti fondamentali dei popoli curdo, armeno, assiro, ezida e greco che abitano entro i terrirori della Turchia. Gli articoli 3, 42 e 66 esaltano la superiorità della razza e della lingua turca. L’articolo 4 dichiara che l’articolo 3 non potrà mai essere modificato e che addirittura la sua modifica non potrà mai essere proposta.

Dopo 35 anni l’Assemblea nazionale non è ancora risucita a sradicare tutto il bagaglio ereditato dal regime fascista che prese il potere il 12 settembre 1980 e ad adottare una nuova costituzione democratica conforme alle convenzioni internazionali dei diritti dell’uomo e dei popoli.
In breve, questo è vergogoso per i dirigenti “civili” di questo paese candidato all’Unione europea.

La Fondazione “Info-Türk” aveva redatto nel 1986 il “Libro nero della “democrazia” militarista in Turchia” (in inglese: Black Book on the Militarist “Democracy” in Turkey).

Come è ben espresso nei dettagli all’interno di questo libro documentario, la giunta militare del 1980 ha commesso i seguenti crimini contro l’umanità:
• Più di 650.000 persone sono state arrestate
• Decine di migliaia di persone hanno subito tortura e maltrattamenti
• Sono state schedate 1.683.000 persone
• 210.000 processi politici sono stati avviati davanti alle corti militari
• 98.404 persone sono state giudicate a motivo delle loro opinioni
• 71.500 persone sono state giudicate in base agli articoli 141,142 e 163 del vecchio codice penale
• 6.353 persone sono state giudicate a rischio di pena capitale
• 517 persone sono state condannate alla pena capitale. 50 persone(18 di sinistra, 8 di destra, 1 militante di Asala e 23 militanti per dei diritti civili) sono stati giustiziati
• 21.764 persone sono state condannate a pensanti pene da scontare in prigione
• 171 persone hanno perso la vita sotto tortura
• 299 persone hanno perso la vita in prigione a causa di trattamenti degradanti o per uno sciopero della fame
• 348.000 persone si sono viste rifiutare l’ottenimento del passaporto
• 30.000 persone hanno chiesto asilo politico all’estero
• 14.000 persone sono state private della propria cittadinanza
• Le università sono state sottomesse all’autorità del Consiglio Supremo dell’Educazione(YOK) dipendente dal potere politico
• Più di 4.000 insegnanti e professori universitari sono stati cacciati dai loro posti
• Tutti i partiti politici sono stati sciolti
• Le attività di 23.667 associazioni sono state interrotte
• La stampa è stata sottoposta a censura
• 4.509 persone sono state deportate dai comandanti della legge marziale
• 937 film sono stati vietati
• Il totale delle pene di detenzione decretate contro giornalisti e scrittori ammontava a 3.315 anni e 3 mesi.
• 2.792 autori, traduttori e giornalisti sono stati condotti davanti ai tribunali
• 31 giornalisti sono stati imprigionati, centinaia di giornalisti aggrediti e tre uccisi
• 113.607 libri sono stati bruciati
• 39 tonnellate di libri, di riviste e di giornali sono stati distrutti per opera di cartiere di stato
Alcune timide iniziative sono state lanciate dal “potere islamista” sotto il nome di “apertura democratica” ma sono risultate tutt’al più ridicole, dal momento che non prevedevano nulla che favorisse una vera democratizzazione, degna delle norme europee, o che favorisse una modifica radicale della costituzione del 1982.

Come annunciato da decenni da parte delle organizzazioni democratiche, una delle prime cose da fare nel processo di demilitarizzazione è sottomettere il capo di Stato maggiore all’autorità del ministro della difesa nazionale e restringere i poteri eccessivi del Consiglio di sicurezza nazionale (MGK) e del Consiglio militare superiore (YAS).

Per sradicare tutto il lascito della dittatura fascista dell’esercito dovrebbero essere prese le misure seguenti:
• Intera modifica della costituzione attuale imposta dai militari; soppressione degli articoli 3, 4, 42 e 66 che esaltano la superiorità e il monopolio della razza e della lingua turca
• Diminuzione del budget delle spese militari utilizzate per opprimere il popolo curdo e minacciare i paesi vicini
• Modifica radicale del sistema elettorale che impone una soglia nazionale del 10% che va a discapito dei partiti politici che rappresentano opinioni differenti, evidentemente pro curdi o di sinistra.
• Deve essere proclamata un’ amnistia generale per tutti i prigionieri o detenuti politici
• La soppressione di tutti gli articoli anti-democratici del codice penale turco, della legge anti-terrorismo e di altre leggi repressive
• Blocco delle procedure giudiziarie contro giornalisti, scrittori, artisti e insegnanti
• Mettere fine all’uso della violenza da parte della polizia contro i manifestanti che si aggrava senza fine fin dalle manifestazioni pacifiche del Gezi Park a Istanbul
• Riconoscimento senza eccezioni e senza restrizioni dei diritti fondamentali dei popoli curdo, armeno, assiro, ezida e greco
• Riconoscimento del genocidio commesso all’inizio del secolo contro gli armeni e gli assiri
• Porre fine di tutte le ingerenze di Ankara nella vita politica e sociale dei paesi che accolgono i cittadini della Turchia

(…)

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