Cosa sta succedendo in Kurdistan?

La solidarietà internazionale non si arresta – No alla guerra totale contro il popolo curdoDomenica mattina, 13 giugno, ci siamo svegliati con una brutta notizia: oltre 25 persone appartenenti a delegazioni dirette a un incontro internazionale per la pace nella città del Kurdistan iracheno Erbil sono state fermate in aeroporti tedeschi, svizzeri e di altri paesi europei. Altri politici e attivisti per la pace sono stati fermati all’entrata all’aeroporto di Erbil; alcuni rilasciati dopo ore di interrogatori, altri si trovano tutt’ora in stato di fermo e hanno iniziato uno sciopero della fame.

Le autorità tedesche accusano le associazioni che hanno chiamato alla campagna di solidarietà internazionale di essere affiliate al Partito dei lavoratori del Kurdistan PKK e che, di conseguenza, la continuazione del viaggio delle delegazioni potrebbe “influire negativamente sulle relazioni con la Turchia, un partner strategico all’interno della NATO” (sic!).

Condanniamo fortemente questa arbitraria criminalizzazione della solidarietà con il popolo curdo e la corresponsabilità dei governi europei delle violenze subite dal popolo curdo.

Ma facciamo un passo indietro: cosa sta succedendo in questi giorni in Kurdistan?

Il 24 aprile 2021, la Turchia ha lanciato una nuova imponente aggressione militare nel Kurdistan del sud, in particolare nelle regioni di Matina, Zap e Avashin. La situazione creata dagli attuali attacchi è più pericolosa che in passato, poiché lo stato turco sta cercando di costruire le proprie basi in luoghi strategicamente importanti in Kurdistan.

Con questi attacchi mira a distruggere le connessioni tra le diverse parti del Kurdistan e creare contemporaneamente un conflitto fratricida intra-curdo (il popolo curdo è presente nei territori turchi, siriani, iracheni e iraniani), obiettivo che persegue da anni. Attualmente sono in corso pesanti combattimenti tra le forze della guerriglia curda e le forze militari della Turchia. I militanti curdi, coraggiosamente, stanno difendendo il territorio, ma la sola, seppur eroica, resistenza non basta a impedire l’occupazione.

Secondo un recente rapporto dei Christian Peacemaker Teams, più di 1.500 persone sono state sfollate da 22 villaggi a causa dell’invasione turca del Kurdistan meridionale.

Finora, la comunità internazionale è rimasta in silenzio dinanzi a questi ennesimi attacchi. Ancor di più: malgrado questi ultimi anni di atroce guerra e le violazioni dei diritti più fondamentali del popolo curdo, paesi come la Germania e l’Italia continuano la vendita di armi allo Stato turco. C’è un urgente bisogno di rompere questo silenzio contro l’invasione turca e contro la complicità dei nostri governi occidentali nella guerrafondaia politica della Turchia.

Il popolo curdo si trova dinanzi ad una grave minaccia di annientamento, attraverso molteplici modalità, incluse ma non limitate alle sole invasioni militari. L’obiettivo finale dello stato turco è l’occupazione permanente di queste terre per tornare ai confini del Patto nazionale (Misak-ı Millî), che vedono il Kurdistan come parte del territorio nazionale turco.

Per questo motivo il KNK, il congresso nazionale curdo, ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale per denunciare l’invasione turca a cui stanno rispondendo migliaia di persone da tutto il mondo. Esprimiamo la nostra totale solidarietà al popolo curdo e alle delegazioni internazionali impegnate per la pace.

#Delegation4Peace
#FreeKurdistan