Corte di Giustizia Europea: il PKK era sulla lista della organizzazioni terroristiche ingiustamente
Il PKK tra il 2014 e il 2017 è stato elencato ingiustamente nella lista UE delle organizzazioni terroristiche. Lo ha deciso oggi la Corte di Giustizia UE in Lussemburgo. Secondo il parere della Corte non è stato motivato a sufficienza perché il PKK è nella lista. Scarica in PDF decisione del Corte di LussemburgoInfoCuria in Italiano
Come ha deciso oggi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) tra il 2014 e il 2017 figurata ingiustamente nella lista delle organizzazioni terroristiche. La Corte in Lussemburgo ha dichiarato nulle le relative decisioni degli Stati UE per errori procedurali. Secondo il parere della Corte il Consiglio dei Paesi Membri nelle necessarie disposizioni e decisioni non ha motivato adeguatamente perché riporta il PKK nella lista. Questa lista viene rinnovata ogni sei mesi.
All’udienza odierna a Lussemburgo hanno partecipato gli avvocati del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e del Regno Unito, nonché quelli del PKK. Due dirigenti di del PKK, Murat Karayılan e Duran Kalkan, appena quattro anni fa avevano presentato ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro l’inserimento del PKK nella lista UE delle organizzazioni terroristiche. Il PKK era stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche nel 2002 per desiderio della Turchia. Nel procedimento attuale si trattava dell’inserimento a partire dal 10 febbraio 2014. La lista viene rinnovata ogni sei mesi.
Nelle motivazioni della sentenza la Corte spiega che l’inserimento nella lista viene spiegato con diversi episodi, ma che questi non sufficientemente documentati dall’UE dal punto di vista giuridico. Non si sarebbe tenuto conto della nuova condizione del PKK nel Medio Oriente, inoltre mancherebbero argomentazioni. Come argomenti tra l’altro sono state presentate decisioni dei tribunali in Turchia. La Corte UE ha dubitato del fatto che nei processi Turchi si sia tenuto conto del diritto del PKK alla difesa. Il Consiglio UE avrebbe dovuto verificare adeguatamente queste sentenze. Lo stesso varrebbe per analoghe decisioni di tribunali USA.
Riferimento all’apello per la pace di Öcalan
Nelle motivazioni della sentenza si afferma inoltre che il divieto del PKK nell’UE e nel Regno Unito risale agli anni 2001 e 2002. Anche se il PKK dovesse continuare a figurare nella lista, si sarebbe dovuto tenere conto degli attuali sviluppi – come chiesto dalla difesa del PKK.
Alla base del rinnovo del divieto del 2014 e della sua prima disposizione intercorre un periodo di oltre dieci anni. Il tribunale ha fatto riferimento in particolare alla dichiarazione di cessate il fuoco del PKK dal 2009 e ai colloqui di pace con lo Stato turco. Viene inoltre riportato l’appello per la pace del fondatore del PKK Abdullah Öcalan in occasione del capodanno curdo del 21 marzo 2013. Il tribunale ha ricordato che questo appello era stato sostenuto dall’allora incaricata dell’UE per gli affari esteri Catherine Ashton e dal Commissario per l’Allargamento dell’UE Stefan Füle in una dichiarazione congiunta.
Inoltre la Corte UE ha criticato che il divieto dal 2001 è stato motivato con 69 attacchi da parte del PKK o di gruppi collegati, ma che nessuna di queste accuse è stata confermata da un tribunale di un Paese UE. Il tribunale ha fatto riferimento a una sentenza precedente relativa all’organizzazione Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE) e ha spiegato che nell’UE la veridicità di simili accuse di terrorismo deve essere provato.
La richiesta di una cancellazione retroattiva del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche a partire dal 2002 è stata respinta. Per l’anno 2018 esiste una nuova decisione sulla lista UE delle organizzazioni terroristiche, che non viene messa in discussione dall’attuale sentenza.