Conferenza delle Donne: “Revolution in the Making”

Donne da ogni parte del mondo non stanno solo condividendo le proprie esperienze, ma anche tentando di creare una rete. Più di 500 donne hanno partecipato alla prima giornata della Conferenza Internazionale delle Donne a Francoforte.

La conferenza è stata aperta da una emozionante cerimonia che ha riunito anziane donne curde in abiti tradizionali e donne da ogni parte del mondo, tutto per sottolineare l’importanza della lotta femminile e la necessità ancora più importante di rendere comune questa lotta, attraverso una rete che sia in grado di agire e rispondere in maniera unita in ogni momento.

Il primo dibattito è stato dedicato alla crisi del patriarcato e alla sua lotta sistematica contro le donne. Moderata da Debbie Bookchin, dell’Istituto per l’Ecologia Sociale degli USA, la sessione è stata affrontata da Miriam Miranda, di OFRANEH – Honduras, che ha sottolineato come mai prima nella storia le donne siano state soggette a uno sfruttamento così profondo e stratificato come nel capitalismo. Ha sostenuto che, insieme con lo stato-nazione, il capitalismo costituisce la forma più istituzionalizzata del patriarcato.

Claudia Korol
di “Pañuelos en Rebeldía”, dall’Argentina, ha sostenuto che, essendo entrato nel Ventunesimo secolo con una crisi strutturale, il capitalismo sta [ora] provando ad emergere da essa concentrando i propri attacchi contro le sue antitesi. Si sta quindi sperimentando una guerra sistematica contro le donne. Le crisi, tuttavia, ha sostenuto Korol, contengono sempre anche le opportunità per grandi risvegli.

Nazan Ustundag, infine, ha parlato di sessismo e della sua connessione con la “trinità” del capitalismo, cioè [appunto] sessismo, nazionalismo e dogmatismo religioso. Benché queste colonne non possano essere separate, ha sostenut, il sessismo è la base di tutte le forme di potere.

Il pomeriggio è stato dedicato a nove workshop relativi a vari problemi, dall’ascesa dei regimi fascisti e il loro impatto sulle donne, all’ecologia, alle donne e i media alternativi.

Le donne condividono esperienze e stabiliscono nuove connessioni

La seconda e ultima giornata della Conferenza Internazionale delle Donne a Francoforte si è aperta con una sessione dal titolo: “La lotta delle donne per la libertà: da Fisa a Kobane e da Manbij a Raqqa.”

Coordinata dalla scrittrice e attivista Rahila Gupta, la sessione ha visto gli interventi di Haskar Kirmizigul, che ha parlato della filosofia dietro alla rottura dal sistema patriarcale; Avin Sawaid della Kongreya Star e Khawla Alissa Alhammoud, entrambe dal Nord della Siria e i cui interventi si sono concentrati sulla realizzazione di un sistema confederale delle donne, filosofia in pratica.

Kirmizigul ha condotto il pubblico attraverso lo sviluppo delle varie fasi dell’autorganizzazione delle donne anche all’interno del PKK, con Sakine Cansiz – uno dei membri fondatori del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (assassinata a Parigi nel 2013) – come pioniera del movimento di liberazione delle donne, che sarebbe in seguito divenuto più forte all’interno del partito trovando in Abdullah Ocalan il suo primo sostenitore e contributore; Sawaid e Alhammoud hanno invece parlato al pubblico di come la teoria sia stata messa in pratica in Rojava ed anche a Raqqa.

La seconda sessione è stata intitolata “Luoghi diversi, lotte universali: le esperienze dei movimenti delle donne” e ha visto la partecipazione di sei donne da diversi paesi, che hanno raccontato le proprie esperienze nel resistere e organizzare in contesti e spazi differenti.

Le relatrici venivano dall’India, dagli Stati Uniti, dalla Siria Settentrionale, dalle Filippine, dal Brasile e dall’Afghanistan.

Jade Daniels, del movimento USA “Black Lives Matter”, ha parlato di esecuzioni extragiudiziali, violenza poliziesca, diseguaglianza sistematica e discriminazione contro le persone di colore negli USA e come queste siano espressioni locali di una realtà nei fatti molto più universale: quella di chi vede le proprie vite svalutate, ha sostenuto, dall’ordine bio-politico egemone, le cui vite non possono essere rivendicate, che diventano chiari bersagli per le uccisioni. Ha continuato spiegando perché la supremazia bianca sia sessista.

Rita Segato, docente di antropologia, ha spiegato come in America Latina le uccisioni di donne abbiano già raggiunto il livello di femminicidio, sostenendo che il femminicidio non è solo eliminazione fisica della donna. Ha sostenuto che, riconoscendo la complicità dello stato, le donne hanno concluso che il femminicidio possa essere fermato unicamente attraverso una forte organizzazione.

Il pomeriggio è stato dedicato ad una sessione dal nome “Revolution in the Making: intrecciare insieme il nostro futuro”, moderata da Meral Cicek di REPAK. L’evento ha chiuso con una risoluzione conclusiva.

La quinta sessione della Conferenza Internazionale delle Donne a Francoforte ha mostrato come intrecciare insieme il futuro.

L’ultima sessione della Conferenza Internazionale delle Donne, “Revolution in the Making”, si è rivolta ai bisogni e ha esplorato le modalità per intrecciare insieme sforzi, lotte e pratiche. Gli sconvolgimenti dei nostri tempi, ha affermato la moderatrice Meral Cicek di REPAK (Sud Kurdistan), non hanno solo avuto come effetto dolore, violenza e l’allontanamento di milioni di persone dalla propria terra, ma ci hanno anche dato un’opportunità per intrecciare il nostro stile di vita. Quali sono i parametri che stiamo proponendo, si è chiesta Cicek?

Per rispondere a questa e altre domande, sono state chiamate in causa diverse relatrici. Siana Bangura della “Black Feminist Platform” del Regno Unito, ha affermato che le donne hanno affrontato una forte repressione razzista, resa manifesta nell’arcaica colonizzazione per la schiavitù e nell’aggressione che si presenta in diverse forme.

Radha D’Souza,
Reader in Legge presso l’Università di Westminster, ha affermato che i bei colori mostrano come le donne in India siano audaci, stiano lottando e resistendo contro gli attacchi delle politiche neoliberiste del capitalismo e quelli generali del patriarcato. Ma, si è chiesta, come fare spazio a diversi tipi di solidarietà?

Shereen Abou Al Naga, docente di Letteratura Inglese all’Università del Cairo, ha affermato che le donne arabe sono incorse in un doppio livello di perdita della libertà per via della severissima egemonia patriarcale araba, che ha perso il proprio potere regionale e mondiale di fronte all’egemonia capitalista.

Sylvia Marcos, accademica e membro dei “Movimenti Indigeni nelle Americhe”, dal Messico, ha raccontato come le donne del movimento zapatista ci cantino lo stessa canzone in una melodia diversa.

http://www.uikionlus.com/revolution-in-the-making-risoluzione-finale/

http://www.uikionlus.com/revolution-in-the-making-i-conferenza-6-7-ottobre-2018-francoforte-germania/

http://www.uikionlus.com/revolution-in-the-making-oltre-il-pensiero-patriarcale/