Confederalismo Democratico al Macro Asilo

Al Macro dal 1° al 3 febbraio, l’installazione/performance di Nicoletta Braga intitolata “Cambiamento di Stato, Macro Asilo-Asilo di Kobane”: un’azione a sostegno del Confederalismo Democratico in Kurdistan, per la denuncia della repressione turca e per il protagonismo delle donne nella lotte per l’emancipazione.

Il 1°, 2 e 3 febbraio ha visto uno della serie di appuntamenti progettati dal collettivo Escuela Moderna/Ateneo Libertario, ospitati dal Macro Asilo, diretto da Giorgio de Finis.

Febbraio si è aperto dunque con la formidabile installazione/performance di Nicoletta Braga intitolata Cambiamento di Stato, Macro Asilo-Asilo di Kobane, dove lo Stato è lo stato nazione ma anche la materia, perché l’arte della Braga è materialista femminista e comunista libertaria.

La Project Room era allestita così: mappe e bandiere del Kurdistan, materiali di informazione, manifesti e video, uno in particolare sull’Asilo di Kobane, una scuola-orfanotrofio per i figli dei combattenti caduti lottando contro l’ISIS. All’ingresso un testo della Braga e uno di Marco Rovelli, eccellente musicista e scrittore, autore del celebre romanzo La guerriera dagli occhi verdi (ed. Giunti) ispirato alla guerriera curda Avesta (nome di battaglia), purtroppo deceduta in combattimento per difendere anche noi.

Sulla parete destra troviamo dieci teste montate su basi di ferro, teste bendate e/o imbavagliate, intitolate ‘Prigioni’. Legati, imbavagliati e bendati dalla propaganda del capitale e dello Stato, che in questo sono sinergici.

Sulla parete opposta una schiera di sette di trenta disegni matita e carboncino e inchiostri, ciascuno di circa un metro per due, con le ‘Guerriere dagli occhi verdi’ riprendendo nel titolo il romanzo di Rovelli, che ci guardano sorridenti ma anche minacciose, nude o seminude, col berretto frigio e la fionda in mano come “La Libertà che guida il popolo” di Delacroix.

Nella parete interna dell’ingresso, un agrume sapientemente innestato (forma parte della serie Innesti) fa bella mostra di sé, introducendo un altro tema, quello della ibridazione tra naturale e artificiale. Ai suoi piedi riposa sognando ‘La bella addormentata’, scultura in gesso, anche lei, con il berretto frigio e la fionda in mano, una pseudo Libertà che guida il popolo ma addormentata sul drappo nero dell’Anarchia. Culla il suo sonno un audio in loop dove canta ancora Marco Rovelli in una interpretazione originale de: La bella che guarda il mare di Trovajoli. «La bella addormentata, tra là là, tra là là, tra là là… ha un nome che fa paura, libertà, libertà, libertà…». Il centro della sala è occupato da un tappeto orientale ricoperto di terra e di sabbia dove riposa una figura analoga ma realizzata con materiali diversi intitolata ‘l’immortale’, è la scultura di scena clou della performances del 2 febbraio. Sul pavimento cinque tronchi di piramide intitolati ‘Stella’, formano una stella a cinque punte, che si specchia nella bandiera del PKK, mentre sul fondo della sala, custodite in tre grandi teche di plexiglass, troviamo ‘le origini del mondo’, frammenti di anatomie che richiamano il celebre capolavoro di Courbet. In effetti i richiami alla storia dell’arte sono numerosi in questa installazione, dunque Courbet, Delacroix, Michelangelo… Sospeso nell’aria un albero morto intitolato ‘albero volante’, che si specchia a sua volta nell’Innesto di agrumi vivi.

La performance della durata di 35 minuti, si è svolta con l’artista che estraeva dal corpo mummificato della ‘Immortale’, numerose protesi quali lenti a contatto, impianti dentali, un seno di silicone, un hard disk, un femore in titanio etc. etc. formando in una grigia scatola metallica una sorta di ex voto laico. Rastrellando poi tutta la terra, la terra è tornata alla terra, la materia alla materia.

Al termine di questa commovente azione, è intervenuta Ozlem Tanrikulu, membro di UIKI – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia. La compagna, ha ricordato ai presenti il Kurdistan che cresce nel Confederalismo Democratico, le condizioni di Öcalan, prigioniero politico nelle galere turche, e ha insistito moltissimo e giustamente sulla questione che nessuna persona, nessuna società, nessun gruppo umano può evolvere, emanciparsi o liberarsi senza rivedere completamente la condizione della donna. Maschilismo come origine del fascismo, del classismo, dello sfruttamento. Il terzo giorno l’installazione si presentava così come descritta ma senza ‘Immortale’ e con la terra che riposa su un tappeto di terra.

Nessuna delle opere esposte è in vendita, invece sono tutte in regalo, sono il dono dell’artista a chi vorrà versare un contributo significativo per l’Asilo di Kobane alla UIKI – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia.

Le donazioni potranno essere effettuate a favore di:
Ufficio di Informazione del Kurdistan In Italia Onlus
CAUSALE: N. Braga Macro Asilo-ASILO KOBANE
CODICE FISCALE: 97165690583
IBAN: IT89 F 02008 05209 000102651599
BIC/ SWIFT: UNCRITM1710
http://www.uikionlus.com/

di Massimo Mazzone, Dinamopress