Condanniamo la decisione di prevedere ricompense in denaro finalizzate all’eliminazione dei combattenti per la libertà curdi

Appello urgente Ai difensori statunitensi della democrazia e dei popoli, al Presidente degli Stati Uniti d’America, al Congresso e al Senato.

Condanniamo la decisione di prevedere ricompense in denaro finalizzate all’eliminazione dei combattenti per la libertà curdi

Il 6 novembre l’appena nominato vice-assistente Segretario di Stato per gli affari europei ed euroasiatici, il sig, Matthew Palmer, ha annunciato – durante un incontro con i funzionari del governo turco – che il programma del Dipartimento di Stato USA Ricompense per la giustizia avrebbe tra i suoi obiettivi tre membri di alto livello del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) – Murat Karayilan, Cemil Bayik e Duran Kalkan – ed “ha autorizzato a offrire ricompense per informazioni che conducano alla [loro] identificazione e localizzazione”.

Condanniamo questa decisione palesemente ingiusta. È ovvio che si tratta di una decisione politica che intende offrire alla Turchia maggiore libertà d’azione per continuare a perpetrare le proprie atrocità contro il popolo curdo, spesso con le sofisticate armi e l’intelligence militare della NATO. Le radici dell’attuale conflitto hanno origine nelle conseguenze del Trattato di Losanna (1923) con la fondazione dello stato turco, il quale scatenò immediatamente una guerra contro il popolo curdo e altri popoli indigeni al fine di imporre il proprio nazionalismo esclusivo.

I mezzi usati dallo stato turco spaziano dal terrorismo sponsorizzato dallo stato fino alla negazione dei diritti politici, della libertà di associazione ed espressione e all’eliminazione culturale dell’identità curda. Durante tutti i decenni di oppressione, il Movimento di Liberazione Curdo ha usato solo le forme minime di resistenza per la propria autodifesa, i modi pacifici dell’organizzazione e dell’attività politica, il reclamo dell’identità culturale e la rinuncia a ogni atto di terrorismo.

Il sig. Murat Karayilan, il sig. Cemil Bayik e il sig. Duran Kalkan sono politici che hanno lottato e lottano contro il fascismo turco, l’ISIS e il totalitarismo di Erdogan. Il PKK non ha solo combattuto l’ISIS, ma altresi’ avviato passi molto importanti nel tentativo di creare un nuovo Medio Oriente basato sulla fratellanza di arabi, curdi, siriaci, armeni, circassi, persiani e turchi, attraverso l’idea di nazione democratica. Queste persone amanti della libertà si stanno volontariamente impegnando per conseguire pace e serenità tra turchi, curdi e altri gruppi etnici, e stanno lavorando senza sosta per realizzare la democrazia a livello di base.

Il PKK ha sempre richiesto una soluzione pacifica e politica della questione curda attraverso la mediazione degli USA, dell’UE, dell’ONU per aprire un processo di dialogo costruttivo tra PKK e stato turco. Il sig. Ocalan, leader del Movimento di Liberazione Curdo, ha annunciato il processo di pace e la riconciliazione nel marzo 2013, cosa che ha messo fine alle ostilità e sembrava ormai ben avviato. Con rammarico Erdogan ha messo bruscamente fine a questo processo nel giugno 2015, riprendendo le ostilità per trarne un vantaggio politico.

Il programma Ricompense per la giustizia rende gli USA complici della Turchia nelle atrocità e nei genocidi contro curdi, armeni e altre minoranze come aleviti ed ezidi. Ciò va contro i professati valori di libertà e democrazia promossi dagli Stati Uniti. Quali che siano i motivi geopolitici e finanziari dietro questo programma, esso non è difendibile: il popolo degli Stati Uniti deve rendersi contro che il proprio governo sta sostenendo atrocità genocide.

Chiediamo al popolo americano, al Presidente, al governo federale, al Senato, al Congresso e a tutte le organizzazioni democratiche di rispettare i diritti politici del popolo del Kurdistan. I partiti politici curdi, gli intellettuali e ogni curda e curdo conoscono bene il barbarico sistema coloniale dello stato turco e combatteranno per i propri diritti democratici e nazionali a prescindere da chi sostenga la Turchia.

Gli americani devono sviluppare una visione indipendente della lotta per libertà curda piuttosto che quella fornita loro dallo stato turco e dal presidente turco Erdogan, le cui politiche autoritarie e antidemocratiche sono purtroppo ribadite quotidianamente.

Le forze democratiche del Medio Oriente stavano aspettando che il PKK fosse rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche negli USA e in Europa, ma sembrerebbe ora che Erdogan possa influenzare a tal punto i governi affinché continuino a tenere il PKK sulla lista nera, così che lui possa scatenare guerre in nome della lotta al terrorismo.

Continueremo a lottare per una soluzione pacifica della questione curda in tutte le parti del Kurdistan, inclusa la Turchia, preservando l’intrinseco diritto all’autodifesa e chiedendo agli amici della democrazia e della giustizia di sostenerci in questi tempi difficili.

Ufficio d’Informaizone del Kurdistn in Italia