Co-presidente della KODAR: Creare un fronte democratico è una necessità storica

Il co-presidente della KODAR Fuad Beritan ha posto l’accento sul fatto che il riconoscimento dei diritti delle persone e la democratizzazione dell’Iran aumenteranno il potere dell’Iran nella regione e nel mondo, mentre il contrario indebolirà l’Iran.

Il co-presidente della Società Libera e Democratica del Kurdistan Orientale (KODAR) Fuad Beritan ha parlato con ANF English service degli ultimi sviluppi nel territorio del Kurdistan.

Come sappiamo KODAR ha tenuto il suo secondo congresso nelle zone di difesa di Media alla fine di ottobre. Quali sono i principali cambiamenti fatto con questo congresso?
In effetti la risposta può essere data da due punti di vista, in primo luogo il paradigma sul quale è stata fondata la KODAR è stato chiaramente provato nel Rojava (Kurdistan occidentale) e ha meriti sui quali si può fare affidamento per rispondere a molte questioni politiche e sociali delle persone perché la vita sia democratica e giusta. Oltre a questo, anche la situazione politica in Iran ha subito cambiamenti, ciascuno di questi cambiamenti ha influenzato l’equilibrio politico in Iran e nel Kurdistan orientale. Nel secondo congresso tutti questi temi, comprese le opportunità e i pericoli sono stati discussi in modo approfondito. Nel complesso si può dire che in linea con questi obiettivi e sulla base delle esperienze fatte negli ultimi due anni, KODAR ha fatto un passo avanti e ha preparato un nuovo capitolo della sua campagna democratica e del modello complessivo di confederazioni democratiche.

Ci sono cambiamenti rispetto al governo dell’Iran dal punto di vista della KODAR o va ancora considerata la vostra posizione precedente?
Il principio fondamentale della KODAR rispetto al governo dell’Iran è questo; se il governo riconosce i diritti democratici e se è disponibile a modificare la costituzione, KODAR lavorerà con loro per rendere la società democratica e libera, altrimenti cercheremo di farlo da noi. È così che KODAR affronta la questione. KODAR è un sistema democratico che non accetterà il regime nazionale. KODAR è una comunità basata sull’organizzazione e la volontà di espandere la democrazia. Noi preferiamo risolvere la questione curda in modo democratico, ma se il regime iraniano sceglie l’altra strada, ne risulterà un’altra situazione nella quale KODAR è ben preparata per la resistenza e la difesa.

Durante il congresso Lei ha dichiarato che se il regime iraniano cambia il suo approccio rispetto alla questione dei diritti dei popoli dialogherete con loro, anche se non accettano alcun gruppo di opposizione. Pensate che il regime sceglierà un modo democratico per risolvere la questione curda e i problemi interni?
Il riconoscimento dei diritti delle persone e la democratizzazione dell’Iran aumenteranno il potere dell’Iran nella regione e in tutto il globo, mentre il contrario renderà l’Iran debole. I curdi stanno guadagnando sempre più potere e attenzione nel mondo nel disegnare il nuovo Medio Oriente, quindi allinearsi con i curdi sarebbe di grande beneficio per il governo regionale. Essere nemici dei curdi non è nell’interesse di alcuno e aprirà la strada a ulteriori problemi nella regione.

Bene, un altro punto riguarda il fatto che KODAR sia un ombrello per partiti e politico curdi. Pensa che questi si uniranno a KODAR nel modo in cui state cercando di farlo e c’è un’alleanza dei movimenti curdi nell’agenda di KODAR?
Creare un fronte democratico inclusivo nel Kurdistan orientale e in Iran è una necessità storica. Divergenze di questi partiti e forze politiche sono una seria minaccia alla democratizzazione dell’Iran. Tutte le forze e voci democratiche devono unirsi e rendere più rapidi i cambiamenti. In aggiunta ai partiti del Kurdistan orientale consideriamo ulteriori interazioni e convergenze con i partiti repubblicani e democratici degli azeri, arabi, turkmeni e baluci iraniani e anche la trasformazione con altre forze progressiste. Un obiettivo storico e strategico è una necessità da questo punto di vista.

Parlando di Federazione, ci sono stati dei progressi in questa direzione nel Kurdistan occidentale. Allo stesso tempo le Forze Siriane Democratiche sono impegnate nella battaglia per liberare Raqqa. Qual è la somiglianza tra voi come KODAR e la regione nel nord della Siria o Kurdistan occidentale?
Il modello nel Kurdistan occidentale è praticamente la realizzazione di quello che vogliamo per il Kurdistan orientale; ossia autodeterminazione e autogoverno con tutte le realtà politiche e riconoscimento delle minoranze religiose ed etniche nelle aree dominate.
Accanto a questo c’è anche la realizzazione della parità tra uomini e donne a tutti i livelli della società, della politica, in campo militare e amministrativo. Il Kurdistan occidentale attualmente è il contratto sociale più progressista nel Medio Oriente e vengono creati meccanismi concreti e sistemi di monitoraggio.

Il paradigma democratico nel Kurdistan occidentale allo stesso tempo ha un’enorme capacità di difendere se stesso, come ha manifestato nell’epopea di Kobanê.

I curdi sono un importante attore regionale e non ci sarà progetto concreto nel Medio Oriente senza considerare la loro volontà e le loro richieste democratiche e umane. La resistenza e il rifiuto di risolvere la questione del regime iraniano aumenta solo il prezzo e il tempo per temporeggiare un po’.

Di recente la popolazione del Kurdistan orientale ha cercato di fare una manifestazione a sostegno del Partito Democratico dei Popoli (HDP) in alcune città come Kermanshah e Tehran. I sostenitori sono scesi in piazza e hanno espresso le loro preoccupazioni. Tuttavia il regime iraniano ha militarizzato la situazione in molte città. Come valuta questo approccio da parte del regime iraniano?

A questo dovrebbe rispondere il regime iraniano, perché manifestare contro il governo fascista turco dovrebbe essere considerato una minaccia da parte del regime iraniano?
Creare una barriera alle proteste civili è inaccettabile per il popolo curdo. Politicamente il regime turco e quelli iraniano sono praticamente due parti opposte che si neutralizzano a vicenda come si vede nell’approccio alle questioni della Siria e dell’Iraq. Il regime iraniano non deve pensare che i curdi sono una minaccia all’unità nazionale, così come ogni azione per sostenere il regime turco non aiuta la soluzione della questione curda iraniana, ma la rende anzi più difficile. Se il regime iraniano veramente non è alleato del regime turco, perché impediscono una manifestazione democratica?

Come ultima domanda, il parlamento iraniano di recente ha discusso la formazione di una frazione armena, quale sarebbe l’approccio della KODAR rispetto alla creazione di una frazione del genere e fino a che punto questa frazione può essere utile?
A nostro parere la costituzione di una frazione di azeri, curdi o arabi può essere considerata utile nel caso in cui punti a svolgere un ruolo democratico. Altrimenti solo avere il nome non basta e non porterà avanzamenti. La questione di base è fino a che punto questa frazione sarà in grado di muoversi nella direzione di ottenere diritti fondamentali e umani in Iran e mettere fine alla violazione di questi diritti.