C’è una “questione” curda anche in Basilicata

«Manifestiamo per andare contro alla barbarie di un mondo organizzato secondo le regole cannibali del neoliberismo, contro l’invasione da parte dell’esercito turco guidato dal criminale Erdoğan di quelle zone della Siria liberate dalle Unità di difesa del popolo YPJ e YPG».

Una Nazione senza uno Stato, un popolo con una propria lingua che spesso ha ostracismo; un popolo la cui terra storica è divisa tra più Stati che negano lo stesso l’esistenza di una identità curda. Ma la “questione curda” ha sempre avuto per fortuna nell’opinione pubblica mondiale per sostenere un popolo vessato ed ora anche oppresso dalle barbarie dell’Isis.

La Rete Kurdistan Basilicata è un buon esempio di solidarietà e di collaborazione tra due popoli. Gli obiettivi sono molteplici: iniziative politiche di sensibilizzazione sulla violazione dei diritti umani, una soluzione pacifica della questione curda, progetti di cooperazione decentrati in collaborazione con gli enti locali e la società civile curda, informazione e sostegno di comunicazione con le regioni del Kurdistan in particolare della Turchia. La Turchia viene collegata automaticamente alla figura di Erdoğan e la sua storia è stata turbolente e “tormentata”. Qualche passo indietro aiuterà a riportare e a comprende le conseguenze drammatiche che il popolo sta vivendo. Nel giugno 2011, alle elezioni legislative, per la terza volta consecutiva dal 2002, Erdoğan e il Partito della giustizia e dello sviluppo furono confermati, nuovamente, a capo del paese. Il non rispetto delle norme dell’antico ordine laico e l’esasperazione della polarizzazione tra cultura urbana e cultura rurale provocò molte manifestazioni di denuncia contro il governo di Erdoğan. Infatti, a Istabul, scoppiò una forma di protesta per impedire la costruzione di un centro commerciale in piazza Taksim. Dal 2014 al 2016 si susseguirono molte vicende che riportarono sempre Erdoğan in prima linea. Nel mese di luglio dell’anno in corso, è stato sventato un colpo di stato organizzato dalle forze militari, dove hanno perso la vita centinaia di persone. A pochi giorni dal golpe e con l’approvazione del Parlamento, Erdoğan dichiarò lo stato di emergenza: impone il coprifuoco, restringe il diritto di manifestare e limita la libertà di movimento, decide di non applicare, in via temporanea, la Convenzione Europea per i diritti umani. «Manifestiamo per andare contro alla barbarie di un mondo organizzato secondo le regole cannibali del neoliberismo, contro l’invasione da parte dell’esercito turco guidato dal criminale Erdoğan di quelle zone della Siria liberate dalle Unità di difesa del popolo YPJ e YPG». Le parole di Lucia Pennesi, sostenitrice della Rete Kurdistan Lucana, sono una dichiarazione di un profondo sentimento combattivo e attuale.

Oggi, la Rete Kurdistan Basilicata, nata solo da pochi giorni, rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, politici e difensori dei diritti umani, è scesa in Piazza Mario Pagano, a Potenza, con un sit-in di solidarietà alla Rivoluzione del Rojava, che riprende il nome del libro della giornalista Arzu Demir. Continua Lucia: «abbiamo voluto essere presenti, oggi, in Piazza a Potenza con un sit-in. Questo, per manifestare la nostra solidarietà alle Forze Democratiche Siriane e alla loro lotta di liberazione, convinti come siamo che la stessa sia un punto di ripartenza per tutti i popoli del mondo». Il 12 novembre scorso il PYD (Partito dell’Unione Democratica del Kurdistan) ha istituito un governo autonomo nella regione settentrionale della Siria, conosciuta come Rojava, al confine con la Turchia. Ma agendo singolarmente il PYD è stato duramente criticato. Tutte le accuse mosse al PYD c’è il ruolo del PKK. Il Partito dei lavoratori curdi, forse il più conosciuto fra i movimenti curdi per aver abbracciato la lotta armata, è da anni alleato politico del PYD. Il leader morale del PKK, incarcerato in Turchia, è Abdullah Ocalan. A livello regionale, il PKK, storicamente in lotta con il governo di Ankara, ancor prima dello scoppio della crisi siriana, ha trovato in Damasco un forte alleato contro il governo turco. In una funzionale logica geopolitica, l’amicizia fra il PKK e Assad ha conferito un grande peso alle rivendicazioni del PKK di fronte al governo di Erdoğan. La presenza di un governo autonomo curdo in territorio siriano è per la Turchia un fattore destabilizzante. Per questa ragione il sit-in “invoca” di : fermare l’invasione turca del Rojava e, conseguentemente, la guerra della Turchia al popolo curdo sulla pelle dei profughi e dei rifugiati, impedire la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia, sostenere il confederalismo democratico e liberare il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan. Inoltre, il sit-in sostiene di: abbattere le barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani, di bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo dei profughi. La Rete Kurdistan Basilicata aderirà anche alla manifestazione nazionale che si volgerà a Roma il prossimo 24 settembre.