ASGI: Comunicato sulla gravissima compressione dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia

Spett.li
Presidente della Repubblica italiana
Presidente della Camera
Presidente del Senato
Presidente Del Consiglio dei Ministri
Ministero della Giustizia
Ministero degli Interni
Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione
Rappresentanza Permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa
Deputata del Parlamento Europeo Barbara Spinelli
Console Generale Italiano in Turchia

OGGETTO: Comunicato sulla gravissima compressione dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia

L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione esprime la più ampia preoccupazione ed unisce la propria voce alle numerose altre che in tutto il mondo già si sono levate, rispetto alla gravissima compressione dei diritti e delle libertà democratiche derivanti dalle pesanti misure poste in essere dalle autorità della Turchia ai danni di cittadini e stranieri, avvocati, magistrati, giornalisti, pubblici impiegati, docenti di scuola, universitari e di centri di ricerca e di chiunque altro abbia espresso opinioni non assimilabili al pensiero degli attuali governanti.

Indipendentemente dalla veridicità delle motivazioni a base di tali provvedimenti, essi appaiono del tutto sproporzionati e violano i limiti delle deroghe consentite dall’art. 15 della Convenzione europea dei diritti umani, allorché uno Stato decida la temporanea sospensione dell’applicazione della Convenzione europea dei diritti umani durante uno stato di emergenza, perché tale deroga non autorizza certo sospensioni o limitazioni del diritto alla vita, al divieto di torture e trattamenti inumani e degradanti, al divieto di lavori forzati e al divieto di condanne senza una previa legge penale ed un processo equo. Le notizie di uccisioni e sparizioni e di segni evidenti di maltrattamenti e torture degli arrestati sono un indice atroce del livello di violazioni in atto.

Si chiede, quindi, che tale sospensione delle libertà sia sottoposta al rigido controllo del Consiglio d’Europa e sia revocata al più presto, fermo restando che, ad oggi, le autorità turche non hanno ancora notificato al Consiglio d’Europa quali diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione siano oggetto di deroga.

In questo momento di particolare violenza istituzionale da parte delle autorità turche riteniamo che tutti, persone, associazioni e istituzioni, italiani ed europei, debbano con forza agire per tutelare e fare tutelare effettivamente i diritti fondamentali anche di persone arrestate o rimosse o impedite di espatrio, nonché di quelle categorie già da troppo tempo discriminate o perseguitate in Turchia, come le minoranze politiche, etniche e religiose, i migranti e soprattutto i fuggitivi dalla Siria presenti in Turchia e la popolazione curda nei cui confronti le misure di repressione, anche militari, non sono mai cessate.

Preoccupa, altresì, la situazione dei detenuti, cui è stata vietata ogni visita esterna ed ogni colloquio, finanche con i propri difensori e desta grave allarme la condizione detentiva di totale isolamento del leader curdo Abdullah Ocalan, da quattro anni impedito nelle visite con i propri avvocati e che, secondo quanto riferito dalla stampa turca, avrebbe subito un tentativo di rapimento la notte tra il 15 ed il 16 luglio, e dunque la cui vita si troverebbe in pericolo nel regime di estrema insicurezza attuale.

A fronte della oggettiva gravità della sospensione della CEDU, conseguente alla proclamazione dello Stato di emergenza, ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione turca, affinché i propositi ed i timori fino ad oggi blandamente esternati da ampia parte delle istituzioni europee non restino vacui intenti, ASGI fa appello ad esse ed alla società civile affinché siano riviste le relazioni tra UE e Turchia e, soprattutto, affinché siano sospesi a tempo indeterminato l’ “Accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare tra l’Unione europea e la Repubblica di Turchia” (concluso con decisione 2014/252/UE del Consiglio) e lo statement tra Unione Europea e Turchia del 18 marzo 2016 e ogni altra cooperazione con le autorità turche.

In nessun caso, soprattutto a seguito delle sconcertanti notizie che ora giungono ad altissima voce, è possibile ritenere che la Turchia sia un Pese terzo nel quale i diritti umani sono effettivamente rispettati e ove la vita di rifugiati o della persona si può considerare al sicuro. In tal senso anche la Grecia dovrebbe non applicare più la sua recente legge sul diritto di asilo che afferma essere la Turchia un Paese terzo sicuro e non dovrebbe perciò neppure estradare i militari turchi fuggiti.

Infine, ASGI auspica che, quantomeno fino all’effettivo ripristino delle libertà democratiche, le autorità italiane non eseguano eventuali provvedimenti di respingimento o di espulsione verso la Turchia di persone straniere attualmente in Italia, in ottemperanza dei divieti previsti dalle vigenti norme in materia di stranieri (art. 19, comma 1 d. lgs. n. 286/1998), essendo evidente il rischio di persecuzione o di tortura o di trattamenti inumani o degradanti.

L’Unione Europea e l’Italia devono sostenere con forza il rispetto dei principi di libertà ed i diritti umani come unico vero baluardo che la democrazia può ergere di fronte ai tentativi di instaurare regimi totalitari.

Torino, 22.07.2016

ASGI- Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione