«Alle urne per difendere l’autonomia di Shengal»

Iraq al voto. Intervista a Fikret Igrek, co-presidente dell’Assemblea di Shengal all’estero: «Se il partito ezida Pade otterrà un seggio, avremo strumenti per ottenere il riconoscimento di uno status per la nostra società e un’indagine sulla sparizione degli aiuti umanitari internazionali»

È passato un anno esatto dall’Accordo di Shengal, intesa bilaterale tra i governi di Erbil e Baghdad per riassumere il controllo della regione nord-occidentale di Shengal, fattasi autonomia negli anni successivi al massacro dello Stato islamico. Un lento percorso di ricostruzione che ha preso a modello la vicina Amministrazione della Siria del Nord-est.

Intenzionata a restare parte dell’Iraq, la comunità ezida arriva al voto circondata da pressioni militari: quelle della Turchia che sempre più spesso bombarda Shengal, in aperta violazione della sovranità irachena, e quelle del Kurdistan iracheno e del governo centrale di Baghdad. Nei giorni scorsi peshmerga ed esercito iracheno hanno tentato di entrare nella regione con la scusa dell’imminente voto.

Ne abbiamo discusso con il co-presidente dell’assemblea di Shengal all’estero Fikret Igrek.

Partiti ezidi parteciperanno alle elezioni?

Il Pade (Partito ezida della libertà e la democrazia, ndr),dal mese di giugno, ha creato relazioni con diversi partiti politici a Shengal per portare avanti la lotta per il futuro della società e delle forze di difesa, per il riconoscimento di uno status per l’amministrazione autonoma creata dalla comunità ezida e per lavorare insieme sugli obiettivi dell’amministrazione. Abbiamo lavorato per creare una coalizione che potesse partecipare alle elezioni. Tra alcuni partiti si è creata una collaborazione che continuerà nel futuro, ma per ora il Pade si presenterà in maniera indipendente con un proprio candidato, Sêx Semîr Derwês.

Cosa vi aspettate da un eventuale ingresso in parlamento?

In Iraq ci sono problemi politici complessi: non è possibile aspettarsi elezioni democratiche che portino a un governo democratico. La nostra speranza è che le votazioni si svolgano in maniera democratica, in passato ci sono stati molti brogli. Ci battiamo perché le persone possano esprimere la propria volontà nei seggi in maniera libera e democratica, che possano votare per il partito che hanno scelto e che i loro voti non vadano persi. Se il Pade riuscirà a entrare in parlamento, abbiamo grandi speranze per il futuro della società ezida di Shengal: nostri rappresentanti in parlamento potranno mettere all’ordine del giorno i diritti degli ezidi, portare nella discussione del parlamento iracheno il nostro diritto ad avere una forza di autodifesa.

Pensate di poter avere maggiori strumenti a difesa dell’autonomia di Shengal?

Finora i parlamentari ezidi purtroppo non hanno rappresentato la comunità. Se a queste elezioni il candidato del Pade otterrà un seggio, avremo importanti strumenti per difendere la causa dell’Amministrazione autonoma, per ottenere il riconoscimento di uno status per Shengal. Sono passati alcuni anni dal massacro del 2014, ma né il governo iracheno né attori internazionali hanno dato una mano a Shengal. Sappiamo che diversi Stati hanno stanziato aiuti per Shengal consegnandoli ai governi di Erbil e di Baghdad, milioni di dollari, ma nemmeno l’1% di questi aiuti è arrivato a Shengal. In Iraq non vige un sistema democratico e ognuno si muove secondo i propri interessi, tutti quei soldi sono spariti. Se il nostro candidato sarà eletto ci sarà un’indagine.

Gli ezidi rifugiati nel Kurdistan iracheno avranno modo di votare?
Dal massacro del 2014, in cui ha consegnato Shengal a Daesh, il Kdp (il partito di governo di Erbil, ndr), porta avanti una politica sporca. Gli ezidi nei campi curdo-iracheni non sono liberi, sono ostaggi. Per quanto possano voler votare per il Pade, il Kdp li ostacolerà. Nelle elezioni del 2018 è successo lo stesso, i voti dei rifugiati ezidi sono spariti. E ora il Kdp impedisce loro di tornare a Shengal a votare liberamente.

A Shengal c’è attesa per il voto o molti non intendono partecipare?

La società ezida spera molto in queste votazioni, c’è molta attesa: vogliamo un futuro democratico e libero.

L’Amministrazione autonoma di Shengal ha dichiarato che il Kdp, con il pretesto della campagna elettorale, cerca di entrare a Shengal.

Il 2 ottobre, attraverso il suo candidato alle elezioni, il Kdp ha tentato di entrare a Shengal con carri armati e armi pesanti. Vogliono mettere in pratica l’accordo del 9 ottobre 2020 tra Erbil e Baghdad e l’esercito iracheno si è schierato dalla loro parte. Hanno cercato di mettere la gente di Shengal gli uni contro gli altri e generando paura in modo che gli ezidi votino per il Kdp e liquidino l’Amministrazione.

 

Di Chiara Cruciati

Il Manifesto