Al Arabiya: le combattenti kurde, il volto nascosto della ribellione armata siriana
Al Arabiya, come molti altri media, ha scritto delle donne nella lotta kurda in Siria, descrivendo le appartenenti alle Unità di Protezione del Popolo (YPG) come il volto nascosto della ribellione armata siriana, ora al suo terzo anno, contro il regime di Bashar al-Assad.
Riferendosi al ruolo femminile nella lotta kurda, Al Arabiya ha affermato: “A differenza delle loro colleghe arabe, le donne kurde hanno una lunga tradizione in ruoli di combattimento. Le fiere combattenti del PKK hanno attirato l’attenzione del mondo a metà degli anni Novanta con il loro spaventoso zelo nel lanciare attacchi suicidi”.
Citando Engizek, combattente ventottenne delle YPG, Al Arabiya racconta: “Le donne possono utilizzare le mitragliatrici, i Kalashnikov ed anche i carri armati – proprio come gli uomini”. Secondo Engizek, le combattenti delle YPG effettuano lo stesso rigoroso addestramento degli uomini e combattono insieme a loro, oltre che a mangiare insieme e condividere i compiti di cucina e pulizie.
L’agenzia di notizie ha sottolineato che la presenza delle combattenti nella società conservatrice siriana provoca sia stupore sia shock. “Non sono donne – sono uomini. Una vera donna è più femminile”, scrive Al Arabiya, citando un soldato dell’Esercito Siriano Libero, che dice di essere particolarmente contrario alle donne in prima linea, perchè la loro presenza “puó seriamente distrarre i combattenti maschi”.
L’agenzia di notizie ha anche citato Lokman Abusalam, un combattente quarantunenne: “Questo paese non sarà libero finchè anche le donne non lo saranno. I miei compagni maschi non hanno alcun problema a sottostare agli ordini di una comandante femmina”.
Engizek inoltre ha detto: “Non vogliamo collaborare con coloro che non accettano i diritti femminili. Come gruppo non possiamo accettarlo. Come donna non posso accettarlo”.
ANF News Desk