Turchia piattaforma del terrosimo
Servizi segreti olandesi accusano Ankara di tollerare IS e Al-Qaida. Gruppi armati a Idlib si dichiarano islamisti. All’inizio di questa settimana le “Forze Siriane Democratiche” (FSDK) hanno ripreso la loro offensiva, sostenuta dall’aviazione statunitense, per liberare l’ultima roccaforte dell’organizzazione terroristica “Stato Islamico” (IS) a est dell’Eufrate. L’azione contro diverse migliaia di jihadisti asserragliati nei pressi di Deir Al-Sor sul confine tra Siria e Iraq, era stata fermata alla fine di ottobre per via degli attacchi nel nord della Siria da parte dell’esercito turco. “La milizia terroristica Stato Islamico ha profittato dagli attacchi dello Stato turco contro villaggi nella zona di confine. Dopo che in reazione a questo abbiamo fermato la nostra offensiva contro IS, si sono intensificati attacchi con veicoli carichi di esplosivo contro le postazioni delle nostre forze”, hanno fatto sapere le FSD in un comunicato.
Anche il Ministero della Difesa USA ha già lamentato che gli scontri tra la Turchia e i combattenti curdi in Siria avrebbero portato a un rafforzamento di IS. In un rapporto del Pentagono pubblicato la scorsa settimana, si afferma che gli jihadisti ormai controllerebbero solo circa il due percento del territorio precedente, ma che sarebbero ancora una minaccia.
IS in Siria e in Iraq ormai nei territori liberati dal suo dominio punta su azioni di guerriglia. Così gli jihadisti martedì hanno attaccato la casa di un comandante della milizia sciita Hashd Al-Shaabi nella provincia irachena di Anbar. Sarebbero rimasti uccisi l‘ufficiale e nove dei suoi uomini, ha comunicato l’agenzia stampa ANF.
La Turchia serve a IS e Al-Qaida, concorrente in questa lotta, da base strategica, “per riprendersi, riorganizzarsi e continuare a impostare la lotta clandestina nella regione” Così si afferma in uno studio che settimana scorsa il “Servizio Generale e di Sicurezza” (AIVD) dei Paesi bassi ha pubblicato sul proprio sito. Dall’inizio del conflitto in Siria, la Turchia avrebbe fatto da “trampolino di lancio per un numero mai visto di combattenti stranieri” arrivati in Siria da tutto il mondo, si dice nel rapporto dei servizi segreti. Oggi IS sfrutterebbe “la relativa pace in Turchia per forgiare piani per le sue ambizioni tuttora in essere” Da questo risulterebbe anche una minaccia per la sicurezza in Europa. I servizi olandesi in proposito annotano come [elemento] problematico, che gli interessi del partner della NATO Turchia in materia di lotta al terrorismo non coinciderebbero del tutto con quelli degli Stati europei. Così Ankara attribuirebbe priorità alla lotta contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), mentre i gruppi jihadisti non sarebbero considerati un rischio per la sicurezza. IS e Al-Qaida quindi avrebbero “sufficiente libertà di respiro e di movimento”.
Nella provincia siriana di Idlib, controllata dalle squadre d’azione jihadiste, nonché nella zona sotto occupazione turca in Siria del nord, le truppe di Ankara collaborano in modo assolutamente aperto con milizie dell’area di Al-Qaida e gli ex combattenti di IS. Finora le milizie sostenute dalla Turchia hanno curato la loro immagine nei confronti dei media occidentali di “ribelli moderati” sotto la bandiera dell’ “Esercito Siriano Libero” (ESL). Ma ormai evidentemente gli jihadisti si sono stufati di questo gioco al nascondino. Una “Riunione Costituente dell’Opposizione Siriana” a Idlib nel fine settimana ha deciso di sostituire le tre stelle rosse sulla bandiera “siriana rivoluzionaria” verde-bianconera con la professione di fede islamica.
Questa decisione si può considerare una concessione alla propaggine siriana di Al-Qaida, Haiat Tahrir Al-Sham, la squadra d’azione considerata dominante a Idlib. Cristiani, aleviti e altre minoranze religiose in Siria invece devono intendere questa nuova bandiera dell’opposizione come un’esplicita dichiarazione di guerra.