Erdogan a Roma per incontrare il Papa, Mattarella e Gentiloni. Raccolte 22mila firme con la nostra petizione contro il bavaglio turco

Tra una retata di medici pacifisti e i bombardamenti su Afrin che continuano a mietere vittime fra i civili, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan si prepara a partire per Roma dove sarà ricevuto in visita ufficiale da Papa Francesco in Vaticano, incontrerà al Quirinale il presidente Sergio Mattarella per poi essere ricevuto dal premier Paolo Gentiloni.

Ad attenderlo nella Capitale anche la nostra petizione contro il bavaglio turco attraverso cui chiediamo la scarcerazione immediata di Mehmet Altan , Sahin Altay e gli altri giornalisti turchi ingiustamente imprigionati in Turchia. In dieci giorni, insieme a Fnsi e Rete No Bavaglio, abbiamo raccolto 22 mila firme.

In Turchia, ormai da un anno e mezzo, è in corso la repressione di ogni libertà di pensiero e di dissenso che non vede coinvolti solo operatori dell’informazione e militari, i primi colpevoli di aver inviato messaggi ‘subliminali’ a supporto del golpe sventato, ma anche intellettuali, insegnanti, dipendenti e funzionari pubblici e, nelle ultime ore, anche medici tra cui il presidente e il consiglio dell’Ordine dei camici bianchi turchi.

A denunciare l’arresto del board della Turkish Medical Association (Tma), l’omologo del nostro Ordine dei medici, è stato il Comitato centrale della Fnomceo, la Federazione nazionale dei chirurghi e degli odontoiatri.

Questi fermi sono l’ennesimo atto di una lunga campagna intimidatoria messa in atto dal Governo turco nei confronti della Tma negli ultimi anni.

Erdogan in persona ha contestato la malafede nell’aver definito la guerra “ un problema di salute pubblica” che causa danni irreparabili a livello fisico, psicologico, sociale e ambientale.
“E’ compito del medico tutelare la salute individuale e collettiva – ha dichiarato il presidente Fnomceo, Filippo Anelli – Conseguenza lampante e ineludibile è che il medico non possa che essere a favore della pace, come prima condizione di garanzia della dignità e della salute psicofisica dell’uomo e della società. E’ perciò ancora più grave che i colleghi della Tma siano stati arrestati per aver adempiuto a un loro dovere fondamentale, per aver dato attuazione a un principio fondante della nostra professione”.

Quest’ultima operazione di polizia in Turchia rappresenta in modo emblematico quanto ogni basilare della democrazia, dello Stato di diritto, sia venuto meno in un Paese che si candidava a essere la porta dell’Europa, un ideale ponte, verso il medio oriente.

Ci auguriamo che la presenza di Erdogan a Roma possa essere per le istituzioni italiane, oltre che per il Santo Padre, l’occasione di porre in modo franco e determinato la questione dei diritti umani affinché la sua visita non si riduca a un’imbarazzante passerella.

Intanto la Capitale si appresta ad accogliere il presidente turco in un clima militarizzato.

Un’ampia area di sicurezza denomina “green zone” non sarà accessibile a pubbliche manifestazioni nelle giornate di domenica 4 e lunedì 5 e interessata da “capillari servizi di polizia, sia con funzione di osservazione che di immediato intervento in caso di iniziative non preavvisate” come si legge nell’ordine di servizio predisposto dal questore di Roma Guido Marino, anche sulla base delle indicazioni emerse dal Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dal prefetto Paola Basilone che ha ritenuto opportuno prevedere un dispositivo che miri a garantire la massima protezione del presidente turco oltre che elevare gli standard di prevenzione antiterrorismo.

Ma è evidente come queste misure siano state assunte soprattutto per impedire eventuali forme di dissenso non autorizzate.

Proprio per questo ora più che mai bisogna far crescere il numero delle firme della petizione che il giorno della visita in Vaticano di Erdogan faremo in modo di consegnare direttamente al presidente turco.

https://www.change.org/p/recep-tayyip-erdogan-libert%C3%A0-per-mehmet-altan-%C5%9Fahin-alpay-e-i-giornalisti-ingiustamente-detenuti-in-turchia

di Antonella Napoli, Articolo 21