L’appello, Lettera aperta all’attore statunitense, protagonista del nuovo spot della Turkish Airlines
Caro Morgan Freeman, esplora la vera Turchia
Con disappunto abbiamo visto l’attore Morgan Freeman, indimenticabile protagonista di tanti bellissimi film, tra cui “Invictus” dove impersonava Nelson Mandela, noto per il suo impegno per l’ambiente e per le sue dichiarazioni contro il razzismo, invitare nel nuovo spot della Turkish Airlines “(…) chi vuole costruire ponti tra mondi trovando piacere nelle differenze (…)” a volare con la compagnia aerea di Stato della Repubblica di Turchia.
Ci chiediamo se Freeman abbia anche “esplorato l’inesplorato” di quello che avviene nelle zone curde della Turchia.
Ci chiediamo se sia consapevole della sporca guerra che lì viene condotta contro la popolazione civile curda, portando la Turchia al 5° posto della graduatoria dei Paesi con più vittime civili insieme a Siria, Iran, Yemen e Afghanistan.
Ci chiediamo se sia consapevole delle violazioni di diritti umani e dei crimini di guerra che sono stati e vengono commessi dall’esercito turco e dalle unità speciali della polizia e della gendarmeria, riducendo in macerie città come Cizre, dove dozzine persone ferite che hanno cercato rifugio nelle cantine durante il coprifuoco sono state bruciate vive.
Ci chiediamo se sia consapevole del genocidio politico e culturale che viene condotto, anche con la progressiva distruzione di Sur, città vecchia di Diyarbakir con mura antiche di almeno 4000 anni e dichiarata patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO. Sa Freeman che a Sur è in atto il coprifuoco da oltre due anni, che la popolazione viene privata di elettricità e acqua per espellerla e che le case sono oggetto di espropri forzati per mettere al loro posto orrende nuove costruzioni da vendere a caro prezzo? Che monumenti storici di diverse culture e fedi, unici al mondo, sono stati danneggiati colpendoli con artiglieria pesante? Sa che è già in atto un progetto che prevede la cementificazione della valle del Tigri e la distruzione dei giardini di Hevsel, anch’essi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO?
Ci chiediamo se sia consapevole del fatto che la costruzione della diga di Ilısu comporterà la distruzione di Heskîf , insediamento unico al mondo abitato continuativamente da 12.000 anni con importanti monumenti, e che questo non solo avrà un impatto ambientale devastante sul territorio circostante, ma creerà problemi dal punto di vista dell’acqua potabile e per l’agricoltura nel Kurdistan irakeno e rischierà di prosciugare le paludi della Mesopotamia con l’effetto di intensificare le tempeste di sabbia nel Kurdistan iraniano.
Sa Freeman, che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan si trova dal 1999 in un isolamento totale nell’isola carcere di Imrali, la Robben Island turca, e che da due anni non si hanno più sue notizie? Sa delle torture che subiscono le prigioniere ed i prigionieri politici nelle carceri turche e degli oltre 2800 bambini che vi sono rinchiusi?
Ci chiediamo infine se “esplorando” questo e molto altro che qui non abbiamo modo di citare, proverà un “senso di meraviglia” e sarà ancora capace di sentirsi “onorato di lavorare con una compagnia aerea così prestigiosa” contribuendo ad alimentare le casse dello Stato turco che potrà così finanziare l’acquisto di armi per portare avanti la sua politica di repressione e annientamento del popolo curdo e dell’opposizione democratica turca.
Lo invitiamo a esplorare davvero fino in fondo la situazione in Turchia e in Kurdistan, a riflettere, e quindi a vergognarsi per aver – neanche tanto indirettamente – dato legittimazione alle politiche dello Stato turco.
Se a seguito di questa riflessione volesse invece impegnarsi in progetti di solidarietà e per la salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale in Kurdistan, saremo liete/i di fornirgli tutte le informazioni e i contatti necessari.
Silvia Baraldini, attivista per i diritti umani; Sveva Haertter, Rete Kurdistan Italia; Centro Socio-Culturale Curdo Ararat; Staffetta Sanitaria Rete Kurdistan; Associazione Verso il Kurdistan onlus; Comitato ticinese per la ricostruzione di Kobane; Associazione Senza Confine; Collettivo Autogestito CASAROSSA40; No Border Rimini; Ponte Donna; Comunità in Resistenza/CSA Intifada; Associazione Primo Marzo Molise Onlus; CSOA Angelina Cartella di Reggio Calabria; Adriano Venuti, membro di direzione del Partito Socialista Sezione Ticino; Alberto Marzucchi; Alessandra Mecozzi, Cultura è Libertà; Alessio Di Florio; Alessio Tamponi; Alfonso Perrotta; Andrea Fonda; Andrea Gaspari; Anna Firolli, consigliere comunale S Bonifacio; Annamaria Garelli; Antioco Usala, Cagliari; Armando De Matthaeis, Empoli; Beppe Pavan, Pinerolo; Bice Parodi; Carla Centioni; Carla Galetto, Pinerolo; Caterina Ballardini; Claudia Giannini; Cosimo Quaranta; Daniele Piccioni; Eleonora Forenza, Parlamentare europea GUE/ NGL; Elisa Frediani, Lucca; Emanuele Noviello; Emilia Mostarda; Ermanno Martello; Ettore Maggi; Gennaro Montuoro; Catanzaro; Gian Paolo Marcucci, Lucca; Gianni Sulprizio; Giorgio Barbarini; Giovanna Gianni; Giovanni Di Fabio; Giovanni Russo Spena; Giuseppe Matteucci, Lucca; Hikmet Aslan; Irene Buoncristiani; Isabella Collodi; Italo Di Sabato, Osservatorio Repressione; Layla Buzzi, Donne Rete Kurdistan; Leone De Vita; Liana Bonelli; Lorenzo Cordivani; Luca Mandrile; Marco Mossi; Maria Cristina D’Angiolini; Maria Gabriella Mesa; Mario Belfiore; Massimiliano Piccinini, Modena; Michele Pellegrino; Nelly Bocchi, Rete Kurdistan Parma; Paolo Ferrero; PRC; Piero Fornai Tevini; Raul Mordenti; Rosa Virtù, Roma; Rossana Platone, Gazzella; Rossella Assanti; Sergio Coronica, volontario contro la guerra; Bologna; Stefano Mannironi, Nuoro; Tove Feruglio Jacobsen, Oslo (Norvegia); Viola Paolinelli, Rete Kurdistan Italia; Vladimiro Lionello, Vigevano
il Manifesto