Gentiloni sia chiaro sulla propaganda turca
Caro Presidente Gentiloni, so quanto abbia a cuore l’unità europea e il valore universale dei diritti umani.
Si sta aprendo una ferita profonda tra la vecchia Europa e la Turchia di Erdogan. Non è una notizia positiva, perché il rapporto con il nostro alleato storico del vicino Oriente ha ragioni strategiche di lunghissimo periodo. Culturali, economiche e persino militari. Ma tant’è. Certo, la vecchia Europa deve mettersi d’accordo con se stessa, ad esempio evitando di litigare di giorno con il gigante turco sugli arresti arbitrari, ed andarci a dormire insieme la notte sottoscrivendo trattati sull’immigrazione che rischiano di essere profondamente lesivi dei diritti umani.
Miliardi di euro ad Ankara in cambio di tranquillità alle frontiere. Ma allo stesso tempo deve agire in maniera unitaria per dire con chiarezza ad Erdogan che non si può permettere di chiamare nazisti gli olandesi o i tedeschi, proprio lui che sta consumando una pulizia etnica a danno dei curdi e che sta limitando ogni spazio di opposizione, incarcerando giornalisti, magistrati, funzionari pubblici, docenti e deputati.
Nel luglio scorso sono stato a Istanbul a parlare, insieme ad altri colleghi parlamentari, con Demirtas, leader dell’Hdp, a pochi giorni dal golpe militare (fallito) e dal controgolpe (riuscito) di Erdogan. Ci disse: “I prossimi saremo noi”. E così è stato. Oggi Demirtas è in carcere come altri deputati e attivisti e il suo partito è stato decimato dalla stretta giudiziaria e politica. Una grande democrazia scivolata in un sultanato ai confini con l’Europa.
Adesso Erdogan vuole lo sfondamento definitivo e trasforma il referendum sulla Costituzione (che rafforza indiscutibilmente i suoi poteri e schiaccia ulteriormente i contrappesi istituzionali) in un plebiscito. Lo può perdere: un recente sondaggio lo dà soccombente addirittura di quasi venti punti. Per questo invia i suoi ministri nelle principali capitali europee per fare campagna elettorale tra gli immigrati turchi e conquistare i voti che sta perdendo in patria.
Olanda, Danimarca e Germania sono state chiare: non consentiranno comizi per chi lavora ad ulteriori strette autoritarie. Scelta giusta, anche se scivolosa, perché consente al regime di spiegare “dentro” che solo rafforzando il proprio impianto autocratico, l’Europa rispetterà la Turchia.
Ma oggi ciò che è giusto viene prima di ciò che è opportuno. Per questo le chiedo, signor Presidente, di essere chiaro: nessun governo, nessun capo di stato, nessun aspirante sultano può attaccare in questo modo un paese membro dell’Ue e l’Italia non sarà il paese che consentirà di fare da cavia per le azioni di propaganda di un regime autoritario. Ovvero, dica chiaramente che non è gradito il comizio di nessun ministro turco nel nostro paese.
Le chiediamo questo impegno. L’Europa non può essere solo uno spazio economico, ma anche, e soprattutto, il luogo della condivisione di valori democratici non negoziabili.
di Arturo Scotto, Parlamentare di Mdp
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