Marco Rovelli: canto per i ragazzi e le ragazze di Suruç
Due giorni fa ho scritto di getto questo canto per i ragazzi e le ragazze di Suruç. E di gettol’ho registrata, col telefono, ma volevo condividerla.
Maledetto il dio di sangue cieco e desolato
legione di miserie ben misero peccato
che non scioglie lingue pietra nera dentro il cuore
ed impone il suo deserto in assenza di parole
Maledetto quello sguardo opaco di dolore
che ha scelto di imbottirsi del suo dio sterminatore
e ha sciolto nel suo grembo infecondo e inconsolato
chi gioiva della vita e dalla vita era abbracciato
Maledetti i presidenti senza cuore e troppi nervi
che fan strame della gente grazie a tutti i loro servi
e con mani inanellate e il sigillo della morte
benedicono macelli e si chiamano fratelli
Dove ritroveremo il rosso dei nostri passi
dove riascolteremo il verde di quel silenzio
dove il giallo del grano ci illuminerà domani
ora che siamo vento, radici, echi lontani
Sui nostri passi adesso verrà un altro cammino
Il nostro sguardo è il vostro, vostro è il nostro destino
E il sole non smette mai di far luce all’orizzonte
il vento soffierà sempre dalla cima di un monte
Benedetto sia chi ascolta e sta all’erta se luce viene
chi ascolta le voci vinte e riscatta le catene
e da casa si mette in viaggio perché un battito di ciglia
è lo spazio dell’universo, il tempo di una meraviglia
Benedetto sia chi lotta e ride di bellezza
che conserva dentro il pugno tutta la sua giovinezza
che seppellirà quel dio bavoso e indemoniato
e non ci sarà che vento che la terra avrà liberato
Benedetti quei ragazzi che andavano al confine
per oltrepassare i limiti di tutte le paure
per leggere il futuro, e donarlo ai loro eguali
e nonostante tutto sono loro gli immortali.
Marco Rovelli