Sfidare la modernità Capitalista II: Relazioni di Potere; Stato e Famiglia
Intervento di Prof. Nazan Üstündağ alla conferenza “Sfidare la Modernità Capitalista II” Amburgo 3-5 Aprile 2015
Uno degli elementi chiave del dibattito di Öcalan sulla modernità capitalistica e la civiltà è la sua analisi critica sulla famiglia moderna e la sua relazione con il capitalismo e lo Stato-nazione. Il mio obiettivo in questo discorso sarà, innanzitutto, quello di riassumere l’approccio e il pensiero di Ocalan sulla famiglia, poi quello di discutere le pratiche del Movimento per la Libertà Curdo e come queste hanno influenzato l’istituto della famiglia e, infine, aprire alcune questioni in materia di status della famiglia nella società morale politica che deve svilupparsi con la costruzione della modernità democratica. Molte di queste domande sicuramente troveranno risposta nella pratica; tuttavia penso che dovremmo porle a livello intellettuale, al fine di contribuire ai dibattiti internazionali in corso su temi come l’organizzazione della riproduzione, l’amore e la cura, che sono tutti intimamente legati alla famiglia.
La natura patriarcale dello Stato moderno è oggetto di ampio dibattito nella letteratura femminista. L’idea che la disuguaglianza di genere sia costitutiva della cittadinanza moderna e della comunità nazionale, nonché di precoci e tardivi capitalismi, è ormai diventato un terreno comune su cui femministe socialiste, radicali e postcoloniali, si impegnano, in contesti diversi, in dialogo e contestazione. Mentre studi storici documentano che la modernità, invece di permettere la liberazione della donna, ha semplicemente trasformato il significato di identità di genere e gerarchie, la ricerca sociologica e antropologica mostra che tali gerarchie sono cruciali nel disegno dei confini del sociale, economico e politico, sia materialmente sia simbolicamente. Gli studi sul corpo delle donne d’altra parte documentano come la presentazione e la rappresentazione, l’inclusione e l’esclusione, la cura, la disciplina e la violazione dei corpi delle donne, sono costitutivi del potere moderno e della sovranità statale.
Nei suoi scritti, Öcalan presenta simili osservazioni. Secondo Ocalan le donne costituiscono la colonia più antica che non ha confini determinati. Inoltre, sostiene, mentre la colonizzazione delle donne ha avuto inizio qualche tempo fa, quando la matrilinearità è stata sostituita dalla patrilinearità e dal patriarcato, ha assunto la sua forma di maggiore sfruttamento durante la modernità capitalistica. L’istituzione della famiglia ha un ruolo importante in questo processo: la Famiglia è dove si svolge lo sfruttamento sessuale e del lavoro ed è reso invisibile attraverso discorsi d’amore, intimità, maternità e femminilità. Inoltre, attraverso le strutture oppressive della famiglia, lo stato e il capitalismo sono prodotti e riprodotti. Quando si discute il ruolo che la famiglia gioca nella colonizzazione delle donne, Ocalan fa riferimento a tre modi in cui la famiglia è legata allo stato dell’accumulo e della monopolizzazione del capitale:
1. La famiglia è un micro stato dove gli uomini, che monopolizzano i mezzi di violenza e di decisione, dominano sulle donne. In quanto tale, la famiglia è il luogo dove lo stato si ancora nella società.
2. La famiglia è dove il lavoro femminile è sfruttato e dove le donne svolgono funzioni riproduttive, senza alcun profitto.
3. Lo stato rende le donne responsabili di partorire figli e crescerli, in altre parole, per l’incremento della popolazione, attraverso l’istituzione della famiglia.
4. Infine, la famiglia naturalizza e normalizza l’oppressione e la schiavitù nella società, tramite il trattamento delle donne.
In definitiva, Öcalan afferma che la famiglia è una ideologia che costituisce la cultura e la materialità della modernità capitalistica. La famiglia è anche lo spazio in cui la guerra viene combattuta contro le donne. Racchiuse all’interno della famiglia, le donne vengono trasformate sia in oggetti di piacere illimitato attraverso lo sfruttamento sessuale, sia in schiave del lavoro attraverso il loro divenire madri e casalinghe. Inoltre, la morale viene sostituita dal diritto e dalla politica di Stato prima, all’interno della famiglia; contemporaneamente però, tutte queste cose sono rese invisibili dai discorsi d’amore, intimità e liberalismo. La famiglia quindi costituisce da sola il cittadino moderno che può funzionare in uno stato moderno capitalista, e naturalizza l’oppressione.
Mentre queste sono valutazioni generali che Ocalan fa sulla famiglia moderna, ha intuizioni più specifiche relative alla famiglia curda sulla base delle sue esperienze e delle sue operazioni etnografiche.
Come sappiamo, un certo numero di femministe postcoloniali hanno criticato l’obiezione del femminismo bianco alla famiglia, e sostenuto che in contesti di colonialismo e razzismo, la famiglia potrebbe avere un ruolo incoraggiante e fornire ai suoi membri supporto e sicurezza. Öcalan, d’altra parte, ritiene che per ottenere la libertà e il libero arbitrio, la gioventù curda deve separarsi dalle proprie famiglie. Secondo lui la famiglia curda non soffre solo di tutti i problemi della famiglia moderna, ma nel Kurdistan la famiglia è anche il luogo dove si ottiene il colonialismo e la cooperazione con lo Stato. Le famiglie facilitano l’assimilazione e l’interiorizzazione di personalità colonizzate.
L’adesione al movimento di liberazione curdo e, in particolare, al movimento di guerriglia, è pertanto non solo un modo per resistere allo stato e al capitalismo, ma anche all’ideologia della famiglia. Devo aggiungere a questo punto che secondo Ocalan la famiglia non è un’istituzione che deve essere superata, ma una istituzione che ha bisogno di una grande trasformazione. Solo dopo questa trasformazione la famiglia sarà in grado di svolgere la sua funzione di riproduzione, in modo morale e politico. Fino a quando le donne non saranno libere e uguali, Ocalan ritiene che la sessualità e l’amore continueranno ad essere un rapporto di dominio. Da qui il motivo per cui lui, i guerriglieri e i membri del movimento per la libertà, non si impegnano in rapporti sessuali.
Anche se non è visto come un sacrificio, ma piuttosto come un esercizio di una individualità politica e morale, il celibato non è tuttavia richiesto da tutta la società. Invece, l’esperienza del movimento curdo mostra che il ruolo pionieristico della guerriglia e le loro idee e pratiche, cambiano direttamente e indirettamente le famiglie:
Direttamente, il movimento mette in atto un cambiamento nella coscienza e nelle relazioni di genere attraverso molteplici pratiche politiche e pedagogiche. Indirettamente, il cambiamento avviene attraverso figli, figlie, fratelli, sorelle, che si uniscono alla guerriglia e si disconnettono dalla famiglia. Dal momento che non si riproducono biologicamente, spetta ai loro familiari e amici riprodurli diffondendo le loro idee, opere e memorie e con l’invio di altra guerriglia in montagna, che di per sé ristruttura la famiglia.
Ora, gli studi etnografici in Kurdistan hanno dimostrato che il movimento dei guerriglieri ha sconvolto l’istituzione della famiglia anche in altri modi. Le donne in generale e le congiunte di coloro che sono stati uccisi durante il combattimento contro lo Stato, in particolare, sono diventate politicamente attive, partecipano alla società civile e assumono posizioni pubbliche nei comuni e parlamenti, lasciando i loro mariti e figli a casa, e quindi contestando la divisione dei ruoli in casa. La campagna per l’istruzione nella lingua madre ha d’altra parte messo in luce il ruolo delle donne nella casa, questo dal momento che sono per lo più le donne che parlano esclusivamente in lingua curda, in quanto non sono state inviate a scuola e, di conseguenza, sono state meno assimilate linguisticamente e culturalmente. In questo senso, la posizione delle donne nella famiglia e nella società ha acquisito un nuovo valore come agente che impedisce che il colonialismo di stato ed etnico raggiunga pienamente il suo obiettivo. Oltre ai cambiamenti di status delle donne all’interno della famiglia, una nuova generazione di giovani è emersa in Kurdistan che popola le città dove nel 1990 le relative famiglie sono state sfollate dall’esercito turco. Questi ragazzi hanno le proprie comunità politiche e sono fautori di grandi serhildans, insurrezioni contro lo Stato. Come risultato l’infanzia è emersa come uno status politico in cui i diversi gruppi di età investono come fonte di libertà politica e individuale.
Nonostante tutta la sua influenza negativa, si può dire che la guerra in Kurdistan abbia portato ad una geografia in cui il nazionalismo, il capitalismo e la famiglia, non riescono sistematicamente a riprodursi. In effetti, non è una sorpresa che, come altrove, dall’inizio del 2000, lo Stato turco ha preso di mira la famiglia curda come unità principale della politica sociale e ha in contemporanea punito più gravemente donne e bambini. Programmi di assistenza sociale, sistemi vincolati di trasferimento di denaro, riforme sanitarie, centri sociali, campagne di scolarizzazione, edilizia popolare a basso costo, hanno circondato la famiglia curda e l’hanno collegata intimamente allo stato. L’allora primo ministro Erdogan ha esortato le madri ad educare adeguatamente i propri figli e l’allora alleato Fetullah Gülen, ha munito il Kurdistan di scuole private e borse di studio che avrebbero preparato gli studenti agli esami delle università centrali, e allo stesso tempo plasmato i loro comportamenti. Nel frattempo, a causa di leggi anti-terrorismo, i bambini che partecipano a proteste pubbliche e le donne che sono membri del Movimento, sono stati arrestati e condannati a lunghi anni di carcere.
Quando il partito della giustizia e dello sviluppo ha iniziato il processo di pace, non sorprende che le prime martiri della pace siano state Sakine Cansiz e due sue amiche. Cansiz è stata uno dei membri fondatori del PKK e una delle leader del movimento per la liberazione delle donne. Il prossimo martire sarebbe stato Medeni Yıldırım, un adolescente che protestava per la costruzione di una postazione dell’esercito nella sua città natale.
Durante il processo di pace il primo ministro ha più volte dichiarato che la pace avrebbe aperto il Kurdistan a investimenti di capitale e al risparmio, mentre la guerra rende enigmatica la situazione del capitale. Egli ha anche ammesso errori fatti in passato da parte dello Stato e ha dichiarato la sua disponibilità a includere la storia curda nella narrativa nazionale, facendo riferimento a personaggi storici curdi come Ahmede Xani, Sivan Perwer e Said Nursi. Infine, ripetendo lo slogan “Le madri non dovrebbero più piangere”, ha molte volte sottolineato l’importanza dei legami intimi e ha cercato di ridurre il movimento di guerriglia ad un racconto di tragedia familiare.
La pace dello stato è sempre quella in cui il territorio, reso inquietante dalla guerra, viene ridefinito e fissato, in cui più storie sono assimilate in una storia nazionale e dove il sociale viene riorganizzato come un’unità omogenea. In tal modo la società morale e politica, che ha trovato uno sbocco dalla perdita di potere dello stato e del capitale, trova nuove forme di organizzazione e di espressione. Infatti, subito dopo che il processo di pace è stato dichiarato, JDP ha iniziato la costruzione di strade, dighe e altre opere di edificazione al fine di privatizzare beni comuni del Kurdistan, ha costruito nuove postazioni dell’esercito al fine di nazionalizzare, e ha cercato di ristabilire la famiglia e quindi, ciò che Ocalan chiamerebbe le sue piccole cellule statali, per mezzo di una politica sociale.
Tuttavia, il movimento curdo era preparato e Ocalan aveva sviluppato un nuovo paradigma per la lotta contro tutto questo in un solo colpo, mobilitando il movimento verso ciò che chiamiamo il processo di costruzione. Con questo si intende la costruzione delle istituzioni di autonomia democratica e della modernità, nonostante lo stato.
Ocalan sostiene che la famiglia sia la chiave per la costruzione della società morale e politica, che fiorirà con l’autonomia democratica in seguito al processo di costruzione.
Spero che finora sia chiara la differenza tra il pensiero di Ocalan e la critica femminista sulla famiglia.
1. Per Ocalan la liberazione delle donne e la trasformazione della famiglia in un insieme libero e alla pari sono necessarie per una società politica e morale e viceversa. Quindi il benessere della società, della famiglia e delle donne sono interdipendenti. In questo senso Öcalan rifiuta l’individualismo liberale e invece si focalizza sulla comprensione dell’individuo come profondamente socialmente radicata e collegata. Liberazione non è “fai quello che vuoi fare”, ma è una coltura etica di un sé connesso che parteciperà alla costruzione di una società nuova e democratica.
2. Inoltre, nel pensiero di Ocalan la critica è una prassi che richiede immediatamente l’azione collettiva. La sua comprensione della storia, che va sia contro il positivismo sia contro la genealogia, è molto influenzata da Engels. E direi da Claseteres. C’è una lotta tra la società e lo stato, e la lotta degli uomini contro le donne è pari alla guerra dello stato e del capitale contro la società. Tuttavia, a causa della sua storia, la società dovrebbe saperne di più.
3. Nel pensiero di Ocalan la critica mira alla mobilitazione e questa mobilitazione deve avere adeguate strategie, tattiche che la orienteranno verso un obiettivo definito. Potremmo dire che questa separazione di critica e prassi, l’ideologia e la mobilità di massa, la libertà e la costruzione, costituisce l’epistemologia del suo pensiero, che possiamo al meglio definire postcoloniale a causa del suo radicamento in una lotta combattuta contro il colonialismo.
Infine, la domanda più frequente delle femministe: se la famiglia è così male, se le donne sono oppresse in famiglia, perché ad esempio, l’aumento dei tassi di divorzio viene visto come un problema in Rojava e a Bakur? Perché, ad esempio, le donne di casa del Rojava incoraggiano le donne a rimanere nel loro matrimonio, lottano contro la poligamia o condannano la prostituzione? Si potrebbe dire per non alienare le persone o come soluzione transitoria. Si potrebbe dire che per il Movimento una politica contro la famiglia corre il rischio di diventare occidentalizzata e scollegata dalle persone. Oppure si potrebbe sostenere che la famiglia è ancora vista come l’unica istituzione riproduttiva praticabile. O ancora, si potrebbe sostenere che la famiglia in Kurdistan sia tuttora l’unico luogo che protegge le persone dall’individualismo liberale fino a quando altre istituzioni saranno costruite. Poiché queste istituzioni diventano nuove forme funzionali di intimità, sulla base dell’esperienza di amicizia della guerriglia, fioriranno e da lì i modelli per le diverse forme di intimità saranno moltiplicati, ma sempre insidiando ulteriormente la famiglia come istituzione. Questi sono dibattiti che devono essere effettivamente aperti.