5 anni dopo, ancora nessuna giustizia!

Sakine, Rojbîn e Leyla, militanti curde assassinate a Parigi il 9 gennaio 2013

Mercoledì 9 gennaio 2013, le attiviste curde Sakine Cansiz, Fidan Dogan (Rojbîn) e Leyla Saylemez venivano freddamente giustiziate con un colpo di pistola alla testa nei locali del Centro d’Informazione del Kurdistan, situati al numero 147 di rue La Fayette, a Parigi.

Le indagini condotte in Francia hanno raccolto numerosi indizi che mostrano che il presunto assassino, Ömer Güney, arrestato qualche giorno dopo il crimine, avrebbe agito per conto dei servizi segreti turchi (MIT), come conferma l’atto di accusa del Procuratore della Repubblica: “numerosi elementi della procedura consentono di sospettare l’implicazione del MIT nell’istigazione e nella preparazione degli omicidi”.

Tuttavia, la morte di Ömer Güney il 17 dicembre 2016, un mese prima del procedimento che avrebbe dovuto cominciare a Parigi il 23 gennaio 2017, ci priva di un processo pubblico che avrebbe permesso di giudicare non solo l’esecutore, ma anche e soprattutto il mandante, lo Stato Turco.

La fase istruttoria era stata chiusa nel maggio 2015, e datosi che si conoscevano i gravi problemi di salute di Güney fin dal suo arresto, ci chiediamo perché il processo sia stato fissato in una data così lontana? Rimandando l’apertura del dibattimento, la Francia ha perso un’occasione fondamentale di giudicare, finalmente, un crimine politico commesso sul suo territorio! Dagli anni ’60, non meno di 43 omicidi politici sono stati commessi sul suolo francese. Sono rimasti tutti impuniti!

Nonostante le promesse fatte dall’allora Ministro dell’Interno Manuel Valls, le autorità politiche francesi non hanno mai cercato di fare luce su questo triplice assassinio. Sempre ansiose di preservare le loro relazioni con la Turchia, non si sono nemmeno prese la briga di ricevere le famiglie delle vittime, né i rappresentanti della comunità curda.

E che dire del rifiuto del governo francese di togliere il segreto di Stato sulle informazioni che avrebbero potuto consentire il progresso delle indagini giudiziarie? Privati di queste informazioni, i giudici incaricati dell’indagine si sono trovati alla fine a dover archiviare il dossier senza essere riusciti a risalire fino ai mandanti che sono tuttavia noti.

Fino a quando la Francia chiuderà gli occhi sulla deriva del regime turco che non solo viola in continuazione le regole di uno stato di diritto e quelle della democrazia locale, ma che intende anche operare in Europa dove dispiega i suoi agenti incaricati di spiare e di eliminare i suoi oppositori?

La morte del presunto assassino non mina in alcun modo la nostra determinazione a lottare per la verità e la giustizia! Il, o uno degli esecutori materiali è morto, ma i mandanti sono ancora vivi e liberi! Cinque anni dopo, il silenzio delle autorità francesi è più assordante che mai.

Noi esigiamo da loro di fare piena luce su questi omicidi e di arrivare finalmente alla giustizia!