Diyarbakir in piazza per i funerali di Tahir Elci: “Martiri non muoiono”. Accuse al governo turco

Decine di migliaia di persone hanno partecipato a Diyarbakir, in Turchia, ai funerali dell’avvocato curdo Tahir Elci, ucciso in un agguato. Era una delle voci più rispettate in Turchia per il suo impegno nella difesa dei diritti civili e favore di una uscita pacifica del conflitto tra Ankara e i militanti curdi del Pkk, costato la vita a oltre 45mila persone in 30 anni. In molti hanno urlato slogan contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, chiamandolo “assassino”. “Il Pkk non è un’organizzazione terroristica”, si leggeva su uno degli striscioni dei manifestanti. E, ancora, “Non ci arrenderemo. Il Pkk è la gente e la gente è qui”. Nella città si sono svolti anche i funerali dei due poliziotti uccisi nell’attacco.

“Gli hanno sparato alla nuca e il ramo dell’ulivo (simbolo della pace) è caduto dalla sua bocca”, ha detto la moglie di Elci nel corso della cerimonia funebre. Il leader del partito filo-curdo (HDP), Selahattin Demirtas, ha parlato nuovamente di “delitto politico” e ha espresso tutti i suoi dubbi sul fatto che sarà fatta luce sulla morte del 49enne avvocato. “Continueremo a lottare per la libertà e per la pace, così come ci ha insegnato. Disgraziatamente, milioni di persone stanno gioendo per questo assassinio e ad Ankara c’è un potere che non sente alcun dolore per la sua morte”, ha aggiunto Demirtas. Ahmet Elci si è detto invece sicuro che il fratello fosse il vero obiettivo dell’attacco: “Mio fratello non è il nostro primo martire – ha detto ai funerali – e probabilmente non sarà l’ultimo. Come intellettuale curdo è stato eliminato dallo Stato. Noi abbiamo visto questo stato uccidere gli intellettuali curdi nel corso della storia, ma non ci arrendiamo e alla fine vinceremo”.

Molti i colleghi presenti, con la toga, così come il presidente del consiglio nazionale degli avvocati della Turchia, Metin Feyzioglu, che hanno portato a spalla la bara, coperta dalla bandiera curda, tra la folla radunata dietro a un immenso striscione con su scritto “Non ti dimenticheremo”. “I martiri non muoiono, Tahir Elci è immortale”, hanno scandito le persone presenti in lingua curda. Ieri, dopo l’omicidio, ci sono state manifestazioni in molte città e scontri a Istanbul.

Sulla sparatoria nella quale è stato ucciso Tahir Elci è in corso l’inchiesta ufficiale. Fonti di polizia hanno affermato che gli investigatori stanno visionando la grande mole di documentazioni video a disposizione. Sul posto c’erano molti videoreporter e giornalisti presenti per la conferenza stampa che l’avvocato aveva appena concluso quando si sono uditi i primi spari. Il premier Ahmet Davutoglu, fra i primi a sostenere la tesi del caso – ossia che l’avvocato curdo non fosse il bersaglio, ma sia stato colpito da un proiettile vagante – ha affermato che la pistola trovata in terra accanto al corpo di Elci è l’arma usata nell’attacco contro la polizia. “Prenderemo i killer”, ha aggiunto il premier.

Immagini di una telecamera di sicurezza della zona mostrerebbero inoltre poliziotti cadere colpiti da proiettili sparati da un’auto i cui occupanti poco dopo escono e fuggono a piedi. Non è chiaro però se siano gli stessi due uomini, ripresi nei primi video della sparatoria, che corrono verso la zona in cui si trovava Elci e sul secondo dei quali si concentra (inutilmente) il fuoco degli agenti in borghese presenti sul posto.

http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/29/news/funerali_tahir_elci_turchia-128418397/