Vogliamo la verità sulla strage di Ankara
L’orrore di una strage strazia, sgomenta. Ancora una volta, come a Suruc, come per le innumerevoli esecuzioni e gli omicidi che il popolo dei curdi, come altri e più di altri, ha dovuto subire dalla violenza criminale dell’Isis.
Il fatto che decine di manifestanti pacifici possano essere uccisi da un attentato stragista, è stato ripetuto in queste ore di lutto, richiama l’aberrante strategia della tensione che squartò l’Italia nel momento più difficile del nostro secondo dopoguerra. Erano in stazione, come a Bologna, stavano partecipando a una manifestazione politica, come a piazza della Loggia. È una storia che conosciamo e proprio per questo il dolore e lo sgomento non ci possono e non ci devono ammutolire. Perciò vanno poste domande ineludibili e non più rinviabili, al governo di Erdogan e alla comunità internazionale.
1) Chi è stato? Parrebbe la più scontata, puntando ovviamente lo sguardo sugli assassini dell’Isis, eppure è doveroso che ad accertarlo non sia solo l’apparato giudiziario turco, ma che venga istituita una commissione d’inchiesta internazionale indipendente per comprendere l’intreccio di responsabilità e complicità dietro questo eccidio
2) Perché l’Isis colpisce l’Hdp? Il giovane partito è riuscito nell’impresa di superare lo sbarramento del 10% che fu escogitato proprio per tenere fuori dal parlamento la forza democratica dei curdi. È la principale novità positiva di un paese, per altro fondamentale, per lo sviluppo della pace e del Medirerraneo. Questa strage avviene anche perché sono prossime le elezioni anticipate e ciò non fa che aggravare le responsabilità.
3) Cosa fa la comunità internazionale per sostenere i curdi? Per ora ben poco, tranne che per i bombardamenti statunitensi a difesa di Kobane, che però, è necessario sempre ricordarlo, è stata liberata dalla eroica resistenza degli uomini e delle donne dello Ypg, organizzazione legata indissolubilmente al Pkk.
Riflettiamo. I curdi delle montagne combattono l’Isis per la libertà (anche la nostra), mentre quelli organizzati in partito spingono per un governo realmente democratico e contro la torsione autoritaria di Erdogan (fondamentale ancora una volta anche per noi, che siamo della Turchia partner Nato e, in prospettiva, legati dalla comune appartenenza all’Unione europea).
4) È possibile avere ancora nelle Black list delle organizzazioni terroristiche il Pkk? Comunque la si veda il Pkk ha un ruolo di leadership oggettiva nella composita presenza curda in tutta la regione. Eppure, nonostante la tregua annunciata da due anni da Ocalan, ancora assurdamente in stato di totale privazione della libertà, e nonostante il contributo decisivo nella lotta all’Isis (cosa che difficilmente potrebbe essere attribuita al governo di Erdogan), i curdi sono oggetto di una incessante offensiva militare turca nei loro territori, in aggiunta alla martellante propaganda di Erdogan contro l’Hdp identificato come “fiancheggiatore dei terroristi”
5) Può l’Europa ignorare che quelle vite spezzate siano i fiori di una primavera che in molti vorrebbero archiviare come l’origine di tutti i mali che stanno affliggendo l’area, e quindi anche causa dell’eccezionale afflusso di profughi che sta oltrepassando la nostra “cinta daziaria”? Sinceramente non credo che si possa far passare questa narrazione. Forse faremmo meglio a rileggere la motivazione del premio Nobel per la pace in occasione del recente conferimento del premio al quartetto del dialogo tunisino.
L’orrore, la violenza, le persecuzioni non sono bestie facili da domare, è drammaticamente vero, eppure noi non possiamo arrenderci a dittatori, autocrati o lesti organizzatori di interessi. Abbiamo il dovere di assumere su di noi l’improbo, ma ineludibile, compito di essere responsabili di fronte al mondo. Il mondo che quei ragazzi morti a Suruc, a Kobane o ad Ankara stanno difendendo per conto nostro.
di Gennaro Migliore
Presidente della Commissione d’inchiesta migranti- deputato Pd
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