Vittorio Di Trapani (Fnsi): «Grave il bavaglio del governo di Ankara»
Era già successo nel 2019 che a un collaboratore del manifesto venisse negato l’accredito per andare in Turchia, e alla vigilia delle elezioni che mettono in discussione il sultanato di Erdogan questo giornale viene implicitamente dichiarato “non grato” nel Paese. Protestano e chiedono spiegazioni su Twitter la Federazione nazionale della stampa italiana, Beppe Giulietti, la Federazione dei giornalisti europei e per suo tramite anche i colleghi turchi: «Efj Europe e i suoi affiliati in Turchia – scrive il segretario Ricardo Gutiérrez – condannano le restrizioni del governo turco all’accesso di giornalisti italiani per coprire le elezioni». Ne abbiamo parlato con il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani.
Cosa pensa del rifiuto di accreditare il manifesto?
La cosa molto grave è che non è stato spiegato il motivo di questo diniego. Vogliamo sapere a quanti è stato negato l’accredito, se si tratta solo di giornalisti italiani, e quali sono le ragioni. Ci aspettiamo che anche il governo si attivi per chiedere chiarimenti. Per avere notizie, arrivare a un chiarimento e speriamo una soluzione, come Federazione della stampa siamo in contatto con la European Federation of Journalists, d’intesa con il sindacato dei giornalisti turchi.
Cosa vorrebbe dire se si scoprisse che questo rifiuto è stato rivolto solo al manifesto?
Al momento non abbiamo notizie che l’accredito sia stato negato ad altri, anche a livello europeo. Non ci risulta un fenomeno di questo tipo. Mi auguro che questo non rappresenti una ritorsione nei confronti di un quotidiano come il manifesto che ha sempre mostrato moltissima attenzione per la questione curda, dandole grande visibilità.
Alla luce anche di questi fatti, qual è lo stato della libertà di stampa in Turchia?
La situazione drammatica della libertà di stampa in Turchia purtroppo è nota da tempo. Fnsi, Usigrai e la Federazione europea la denunciano da anni. Ricordiamo i casi di giornalisti che hanno subito processi e sono finiti in carcere per aver semplicemente pubblicato, o ripubblicato, delle vignette. O di giornalisti che hanno dovuto lasciare il Paese per la loro sicurezza. Due esempi che sono rappresentativi della gravità della situazione. Dal più recente rapporto di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa emerge che quest’anno la Turchia è crollata ancora di più nelle classifiche, di oltre 16 posizioni, arrivando al 165esimo posto su 180. Oltre trenta giornalisti sono in galera. E come rileva il rapporto l’avvicinarsi delle elezioni ha portato il governo a stringere ancora di più il bavaglio sulla libertà di stampa. Giovanna Branca