UIKI: La ragion di Stato non prevalga sul rispetto della vita umana e sui diritti dei popoli
Verità e giustizia per Sakine, Rojbîn e Leyla uccise a Parigi il 9 gennaio 2013
Sono passati due anni dal terribile giorno del 9 gennaio 2013, quando le attiviste curde Sakine Cansiz, Fidan Dogan (Rojbîn) e Leyla Saylemez furono assassinate a sangue freddo con una pallottola in testa, negli uffici del Centro di Informazione del Kurdistan, situato in rue La Fayette 147 a Parigi. Da quel giorno, i rappresentanti della comunità curda e i familiari delle vittime, sostenuti da molte organizzazioni e persone impegnate per la verità e la giustizia, hanno moltiplicato le iniziative e lanciato numerosi appelli alle autorità francesi per chiedere che venga fatta piena luce su questo odioso delitto politico.
Molti elementi dell’indagine, tra cui una registrazione audio e un documento scritto pubblicato su Internet un anno dopo il delitto, dimostrano che il presunto assassino, Ömer Güney, ha agito per conto dei servizi segreti turchi (MIT). Un anno dopo la divulgazione di questi elementi, coerenti con diversi altri indizi dell’indagine, l’inchiesta giudiziaria non ha proseguito di un passo. Una rogatoria internazionale inoltrata alle autorità turche da quasi un anno, rimane ancora senza risposta. Nonostante le autorità turche abbiano aperto un’inchiesta sul caso, ad oggi non hanno condiviso alcuna informazione con la giustizia francese.
Inoltre, le autorità francesi sembrano restie a rimuovere il segreto militare su informazioni di intelligence che potrebbero consentire all’indagine penale di proseguire. I giudici istruttori assegnati al caso, infatti, sono ancora in attesa di una risposta alla richiesta di declassificazione avanzata lo scorso settembre.
Nonostante la personalità delle vittime e la gravità del crimine che ha sconvolto un intero popolo, né i familiari, né i rappresentanti della comunità curda sono stati ricevuti dalle autorità francesi. Del resto la Francia ha continuato il suo rapporto con la Turchia come se nulla fosse accaduto. Durante i suoi incontri successivi con l’attuale Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, nei mesi di gennaio, giugno e ottobre 2014, il signor Hollande non ha mai sollevato il caso del triplice omicidio. Nessuna richiesta di collaborazione con la giustizia francese, così come nessuna domanda sul coinvolgimento del MIT è stata indirizzata alla Turchia da parte delle autorità francesi.
Rispondendo alle questioni poste da deputati sull’omicidio delle tre attiviste curde, il governo francese ha sempre affermato che non può intromettersi in una causa pendente davanti alla giustizia. Ma fino a quando lo Stato francese metterà i propri interessi politici ed economici davanti alla giustizia e alla verità, i giudici non potranno andare lontano. Senza la volontà politica della Francia, senza fare alcuna pressione sulla Turchia, questo delitto politico non potrà essere risolto.
A rischio di offendere la reputazione della Francia, il paese dei delitti politici impuniti, non permetteremo che l’omicidio di Sakine, Rojbîn e Leyla sprofondi nell’oblio. Chiediamo alla Francia:
*di adoperarsi con ogni mezzo per identificare, arrestare e giudicare gli autori e i mandanti di questi omicidi politici;
*esercitare pressioni sulle autorità turche per spingerle a collaborare pienamente con la giustizia francese;
*consentire nel più breve tempo possibile la declassificazione delle informazioni richieste dai giudici inquirenti.
Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia