Turchia in lotta per la scarcerazione di Öcalan

di Valerio Bruschini – Sabato, tutta la Turchia è stata percorsa da cortei della popolazione curda, che chiedeva l’immediata scarcerazione del l’ex-leader del PKK Abdullah Öcalan.

Öcalan è in prigione da 15 anni, ma la giornata di Sabato ha dimostrato che egli non è solo, anzi, lo circonda un mare di solidarietà che si è riversato con impeto e determinazione in tutto il Mondo.

In tutto il Kurdistan ed in altre zone della Turchia (Istanbul, Mersin, Mêrdîn), i negozi sono rimasti con le serrande abbassate in segno di protesta per le condizioni e la durata della detenzione dell’ ex-leader.

Ad Amed, la città principale del Kurdistan, più di centomila persone hanno marciato per le vie, chiedendo l’immediato rilascio con slogan e banner con foto di Öcalan.

Nelle città di Êlih, Şirnex, Wan, Riha, Qers, Bingöl, Dersim, Xarpêt, Agirî e Îdir, persone di tutte le generazioni sono scese in piazza, rispondendo all’appello della campagna “Liberate Öcalan!”.

Ad Istanbul, Izmir, Manisa, Antalya, Konya, Muğla, Adana e Mersin sono state organizzate fiaccolate, presidi ed altre iniziative di solidarietà.

In diverse città, la Polizia ha attaccato i cortei con gas lacrimogeni ed idranti.

È evidente che la giornata di Sabato è stata un’ importante dimostrazione della partecipazione e determinazione curda, la quale ha turbato Erdogan, ricordandogli che i negoziati che sono in corso da quasi un anno non possono essere ulteriormente rimandati.

Ormai come d’abitudine, sono state mandate diverse unità di agenti con i veicoli tipo Toma ad esibire i muscoli, reprimendo le manifestazioni in corso.

Momenti di tensione si sono verificati a Diyarbakir e Cizre.

Nella prima città, la cui popolazione è  in maggioranza curda, i manifestanti hanno risposto agli idranti ed ai lacrimogeni, sparati contro la folla, con lancio di pietre e molotov.

A Cizre, dopo che la Polizia ha caricato il corteo in cui erano presenti anche molti bambini, i manifestanti hanno tirato pietre e molotov contro i blindati, i quali sono stati lanciati a folle velocità contro le persone. Diverse persone sono rimaste ferite, tra cui anche un giornalista.

Anche a Strasburgo decine di migliaia di Kurde/i hanno sfilato, per reclamare la liberazione di Öcalan ed affinché si faccia luce sull’esecuzione delle tre militanti curde, uccise a Parigi più di anno fa.

Il corteo ha percorso le vie centrali della città, scandendo slogan come “Liberate Ö calan” ed “Indipendenza per il Kurdistan”.

La scelta della città di Strasburgo non è affatto casuale, visto che la città ospita il Consiglio Europeo ed il Parlamento, due istituzioni dell’Unione Europea, che si è sempre dimostrata indifferente nei confronti della questione curda.

Abdullah Öcalan si trova nel carcere ad alta sicurezza sull’isola di Imrali dal lontano 1999, dopo essere stato sequestrato in Kenya.

Per 10 anni, egli è stato in isolamento totale e per due anni e mezzo non ha potuto avere nessun colloquio con i suoi avvocati.

La negazione dei diritti primari, però, non ha impedito all’ipocrita Governo turco, il quale si è visto obbligato a riconoscere nella figura di Öcalan il leader più carismatico, influente ed amato dai Kurdi, di intraprendere il percorso di negoziazione del disarmo e della pace proprio con lui.

27 anni fa Mandela sosteneva:

“Solo gli uomini liberi possono negoziare. I prigionieri non possono partecipare ad alcun negoziato”.

Dunque, Ocalan e tutti i prigionieri politici devono tornare liberi, affinché i negoziati non siano solo una farsa.

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